Poco più di venti anni fa moriva Aldo Porcaro. Artista, anima inquieta, folle e irregolare: Porcaro attraversò la composta Bolzano, talvolta disturbando. Insieme a chi l’ha conosciuto, lo ricordiamo in alcuni frammenti di vita.
“Vi saluta e vi attende nello studio più bello Aldo Porcaro, fu Nunzio, pittore parigino” così recita il necrologio di Aldo Porcaro sull’Alto Adige del 31 ottobre 1991. Aldo Porcaro: molti bolzanini lo ricorderanno, forse. O perlomeno ricorderanno il suo nome, scritto in calce alle sue frasi provocatorie, che lasciava sui muri della città: corso Libertà e Piazza Vittoria, ma anche il centro, via Argentieri e via Leonardo da Vinci. Aldo Porcaro è stato un artista, un’anima inquieta, un folle e un irregolare, che tra gli anni ’70 e ’90 attraversò, talvolta disturbando, Bolzano. Ne abbiamo parlato con Lukas Zanotti, anch’egli artista. “Ci siamo conosciuti in maniera strana: io marinavo la scuola andare in Tessmann a leggere libri di arte (sic!). La biblioteca apriva alle nove e allora mi fermavo sul Talvera. Quel giorno ero seduto su una panchina e stavo guardando un catalogo di Paul Klee. Lui mi ha visto, prima è passato, poi si è girato, è venuto a sedersi e abbiamo comunicato a parlare di arte”.
Che tipo era? Era alto, un bell’uomo, il tipico meridionale, con profondi occhi neri. Dimostrava meno anni”
E poi? Era stato a Parigi e si sentiva francese. Ci incontravamo spesso sulle passeggiate, poi mi invitava al bar a colazione-dai, offro io, insisteva- ma alla fine però toccava sempre a me pagare”- racconta Zanotti con una punta d’affetto nel sorriso.
Che faceva Aldo allora? Era verso la fine degli anni ’80. Non so se avesse una casa, da quello che so viveva sotto il ponte, o si faceva ospitare magari da qualche donna. Aveva sempre con sé un taccuino/cartellina, si metteva a disegnare, dipingere, faceva acquerelli, acrilici. Diceva che gli sarebbe piaciuto avere un posto, ma non tanto, perché era convinto che sarebbe ripartito presto per Parigi. Ci chiamava “bolzanesi”, amava storpiare il nome. Ci considerava tutti borghesi venduti, mentre lui si sentiva francese.
E gli accessi d’ira? Andava tutto bene finché non si parlava di politica: li finiva su un binario tutto suo e si scaldava. Si sentiva una vittima, che tutti ce l’avevano con lui, anche nella realtà altoatesina, che allora era molto chiusa e da cui si sentiva un escluso. Faceva discorsi farneticanti e cominciava a urlare.. allora era il momento di pagare e andarsene.
Com’era la sua arte? Gli piacevano la grafica e le litografie. Partiva dal figurativo e poi lo scomponeva in frammenti, per arrivare all’astratto, forse ispirato dalle vetrate gotiche delle chiese francesi. I suoi lavori più maturi sembrano mosaici.
E a proposito della sua arte, Arnold Tribus, direttore della Neue Südtiroler Tageszeitung ed esperto d’arte, ci ha raccontato “Aldo Porcaro era una di quelle personalità artistiche con una testa tutta sua, credeva di potercela fare senza una galleria, e in effetti per un certo periodo andò bene. Negli anni ’70 era attivo sulla scena artistica, insieme ad altri colleghi come Florio Vecellio. Le opere nate al suo ritorno dalla Somalia ebbero successo, e non c’era collezionista a Bolzano che non avesse un Porcaro in casa. Poi qualcosa si ruppe e i suoi lavori non funzionavano più come prima”. E le scritte sui muri? “Per lui erano arte”- precisa Tribus” le considerava un’evoluzione del suo lavoro. Con le scritte e le provocazioni voleva scuotere quella società bolzanina che gli aveva voltato le spalle” così Tribus. Artista, imbrattatore di muri, voce sguaiata e nota stonata tra le vie ordinate di una città composta e ingessata: Aldo Porcaro è stato questo e molto di più. La sua presenza poetica e disturbante saprebbe scapigliare bene molti bolzanini di oggi.
ALDO PORCARO
La biografia di Aldo Porcaro somiglia a quella di tanti artisti “maledetti”: dopo la scuola commerciale a Bolzano lavora per una banca italiana a Mogadiscio, dove conosce la sua prima moglie Asli. La pittura e il disegno sono la sua vita e, tornato dall’Africa a Bolzano, negli anni ‘70 riesce a vendere bene i suoi dipinti “africani” dai colori accesi. Porcaro ha una vita sentimentale vivace, è un personaggio charmant. All’inizio degli anni ‘80 trascorre un anno a Parigi, ma, costretto a tornare per motivi economici, non troverà mai una sua dimensione. Instabile mentalmente, negli ultimi anni di vita vive vagabondando; muore all’ospedale di Bolzano per una malattia cardiaca il 30 ottobre 1991. La sua storia è stata raccolta da Dietrich Reinstadler nel volumetto “Aldo Porcaro fu Nunzio Pittore Parigino”, Matzneller Editions.
Autrice: Caterina Longo
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