L’amore per l’arte a tutto tondo

Attualità | 29/1/2021

Stefano Sgorbati vive immerso nell’arte da piccolissimo grazie al lavoro del suo papà e alla macchina fotografica dello zio. Coltiva diverse passioni dalla fotografia alla musica, studia e si aggiorna sempre, tutti i giorni, anche quando è sul treno da Merano a Bolzano, dove lavora. Iscritto alla Fablab della facoltà di grafica e design della Libera Università di Bolzano, ama sperimentare e innovare. Ora è in cerca di spazi espositivi in città dove poter organizzare mostre e dimostrare il proprio talento frutto di tanti anni di studio e di ricerca.

// Di Francesca Morrone

Che cosa fa nella vita?
Sono un impiegato, lavoro da 26 anni negli uffici della Provincia di Bolzano. Per il resto coltivo da anni le mie tre grandi passioni: la musica, la fotografia e la pittura.
Studio e mi aggiorno sempre, in treno non dormo mai e penso alle cose da fare, ai progetti che vorrei realizzare, a come migliorarmi come fotografo, per esempio.

Da quanto è un appassionato d’arte?
Mio padre è Roberto Sgorbati, quest’anno compirà 93 anni, una testimonianza vivente per la storia della nostra città; per trent’anni ha gestito il Kursaal di Merano e io sin da bambino ho avuto il privilegio di vivere nel mondo dell’arte come fosse la mia seconda casa. Mi ricordo che il mio papà mi portava con sé al lavoro e io giocavo con i figli degli orchestrali: intorno a noi c’era sempre la musica che ci accompagnava.
A volte si andava a giocare sulla cupola oppure suonavamo liberamente gli strumenti musicali che erano disposti nelle sale. Erano bei tempi, quando il Kursaal aveva una propria orchestra fissa e il mio papà organizzava eventi con ospiti d’eccezione. Per me musica, pittura e fotografia sono tre forme d’arte che non riuscirei a scindere, per questo nei miei lavori e nelle mostre che intendo realizzare mi piacerebbe portarle tutte e tre con me.

E la voglia di dipingere nasce per caso?
Comincio a disegnare grazie alla mia insegnante di tedesco e di arte di allora, parliamo degli anni 90, Rina Riva. A lei devo il mio esordio nel mondo della pittura. Rina mi inserisce in un gruppo di grafica d’arte che poco dopo si costituì come associazione. Ricordo che i miei disegni venivano esposti nella scuola, il mio modo di disegnare era già particolare allora, mi piacevano i disegni astratti, atipici, non convenzionali. Questa caratteristica mi è rimasta. Sono un cane sciolto, preferisco lavorare in solitaria all’interno del mio mondo.

Che cosa hanno di particolare le sue raffigurazioni?
Mi piace innovare. Miscelo tecniche e colori diversi. Non mi fermo all’acrilico, ma sperimento soluzioni con la pittura grafica realizzata al computer e abbino varie tecniche con spray e stencil.

E la passione per la fotografia?
Nasce grazie a mio zio che coltivava questa passione. I miei nonni mi regalarono una vecchia macchina fotografica e con gli anni mi sono sempre più specializzato. Sviluppavo le fotografie in un piccolo laboratorio domestico, ma poi sono passato dall’analogico al digitale in poco tempo. Oggi mi occupo di ritrattistica, ma preferisco le immagini in movimento. Creo delle doppie esposizioni per scrivere una storia, dove la gente attraversa lo spazio e la fotografia non è mai statica. Un’altra tecnica che utilizzo è quella del decollage.

Oggi vorrei avere la possibilità di esporre le mie creazioni in una mostra dedicata alle mie arti, un riconoscimento alla passione e alla spinta verso l’innovazione e la sperimentazione

Quali sono state le sue ultime fatiche?
Ho realizzato un paio di raccolte fotografiche che raccolgono i lavori degli ultimi anni.
La prima appena uscita si chiama “Stevesgo.art portrait 2020” ed è un libro che contiene i miei lavori fotografici e realizzazioni artistiche con tecniche miste.
Poi c’è “Trainstories” è una raccolta di fotografie scattate con il cellulare o con l’I-pad che ritraggono scene e persone viste dal treno in movimento.
Mentre “Thecomfortzone 2014 – 2020, una teoria possibile” è un libro di immagini e testi che ripercorre gli anni della sperimentazione in campo artistico – musicale del gruppo meranese omonimo.
All’attivo ho anche un Cd dal titolo “DreamsPlay”completamente autoprodotto, dalla copertina ai brani musicali, che vuole essere la colonna sonora alle mie prossime mostre. Le tracce contenute nel Cd le avevo scritte qualche anno prima in occasione della preparazione di un documentario Rai realizzato dal mio amico Roberto Condotta. Nel frattempo spero anche di pubblicare un volume di fotografie realizzate con il decollage. In questa tecnica fotografo cartelloni o poster pubblicitari esposti per la città che sono stati strappati e che presentano dei multistrati di carta di altre pubblicità sottostanti e che regalano sempre qualcosa di artistico a un occhio attento. Io catturo quei multistrati con l’obiettivo e li trasformo in immagini e storie particolari. Non è una tecnica nuova, già pittori come Mimmo Rotella la usavano, ma in quel caso era lo stesso artista che provvedeva a strappare i cartelloni per lavorarci sopra. Le strade di Merano sono piene di cartelloni pubblicitari strappati; in questi anni ho fatto un vero e proprio lavoro di catalogazione storica.

Anche la musica è una sua grande passione. Qual è l’esperienza più significativa in questo campo che ci vuole segnalare?
“Thecomfortzone”, un gruppo di sperimentazione musicale, del quale io sono il percussionista. Riunisce tantissimi appassionati di musica, amici e musicisti, che frequento ancora oggi come Max Carbone che ebbe l’idea di fondare il gruppo nel 2010. Oggi c’è una ritrovata volontà di riprendere in mano quel progetto e di incontrarci ancora per suonare dal vivo. Ricordo che ci chiamavano per suonare un po’ ovunque, siamo stati anche a Mantova in una chiesa sconsacrata…

Dopo tanti successi rimasti in silenzio, qual è il suo sogno nel cassetto?
Avere la possibilità di esporre le mie creazioni in una mostra dedicata alle mie arti, un riconoscimento alla passione e alla spinta verso l’innovazione e la sperimentazione. Speriamo di poterci riuscire.

Rubriche

Editoriale

Cielo grigio

Domenica scorsa sull’arco alpino e anche in Alto Adige è apparsa una spessa foschia. Molti hanno ...

Mostra altri
Editoriale
Senza Confini

Uomini e caporali. Quando i padri pagano per i figli

Si dice che le colpe dei padri le pagano i figli. Capita pure che i figli scarichino sui padri le...

Mostra altri
Senza Confini
La Scena Musicale

Indiep Festival approda a Trento

Dopo il successo della manifestazione bolzanina, tenutasi lo scorso 10 maggio, l’Indiep Festival ...

Mostra altri
La Scena Musicale
Racconti dalla Bassa

Un albero per l’imperatore Cecco Beppe 

Gli Asburgo governarono su molti territori europei per quasi 700 anni. In questo lungo periodo si...

Mostra altri
Racconti dalla Bassa
Tra storia, arte e architettura

“Mary’s dream”: a Palais Mamming il ritratto di una poetessa

Nata dalla collaborazione di Palais Mamming Museum con Brunnenburg e l’Accademia di Merano, l’esp...

Mostra altri
Tra storia, arte e architettura
Invito alla scoperta

Le vergini savie e le vergini stolte fra le rovine di Cas...

Nella piccola cappella romanica di Castell’Appiano è possibile avere un saggio della moda degli a...

Mostra altri
Invito alla scoperta
#qui_foodstories

Mezzelune di patate con ripieno di mele

Ingredienti Preparazione:circa 1 ora e ½Per 4 persone 2 mele50 g speck, tagliato a dadini1 C burr...

Mostra altri
#qui_foodstories
Scorci del capoluogo

La strada dedicata a Luigi Galvani

Delle vie della zona industriale intitolate a protagonisti della scienza una è dedicata a Luigi G...

Mostra altri
Scorci del capoluogo