Che succede quando finisce la scuola? Succede che hai diciotto anni, o quindici, o diciannove, insomma, sei giovane, e ti ritrovi sospeso in una terra di mezzo fatta di lavoretti estivi, vacanze, per qualcuno anche test d’ammissione all’università, voglia di libertà e un pizzico (a volte un sacco intero) di paura. Abbiamo chiesto a cinque ragazze e ragazzi di descriverci in breve la loro estate. Ne esce una piccola fotografia di una generazione che si muove tra desiderio di autonomia e ansia da prestazione, tra aspettative e scelte ancora aperte.
Emma, 18 anni, si divide tra amici, fidanzato e qualche occupazione estiva. Ma la testa è già sul prossimo anno: “Ho paura per la quinta superiore, ma paradossalmente sono prontissima per l’università. Mi sto informando, vedo se ci sono esami da dare, non vedo l’ora di iniziare”. La pressione però si sente: “Ce l’hanno messa da subito, sarà così già da settembre. I professori sono fatti così, non ci posso fare nulla”.
Sta affrontando un percorso Esabac, doppio diploma italo-francese che comporta due prove in più alla maturità. Un impegno in più, ma anche un’opportunità.
Secondo una ricerca condotta nel 2024 da Unisona Live e Unicef, il 75% degli studenti delle scuole superiori vive spesso situazioni di stress scolastico, legate all’ipercompetizione e alla pressione sui risultati. Il 44% si sente inadeguato, con effetti negativi anche sull’apprendimento.
In vacanza prima di andare a lavorare
Davide, anche lui diciottenne, ha in programma una vacanza con i genitori. Un po’ di respiro prima del debutto lavorativo. “Sono curioso di vedere se riesco a gestirmi da solo, senza qualcuno che mi stia dietro”.
Nel 2024, meno del 30% dei giovani italiani tra i 15 e i 24 anni ha un lavoro stabile (fonte: Eurostat).
Secondo diverse indagini qualitative, molti giovani vedono il lavoro non solo come fonte di reddito, ma anche come occasione di crescita personale. Non per forza in modo epico: a volte basta cominciare a mettere ordine tra orari, doveri e libertà nuove.
Il grande dubbio del cambio di scuola
Jacopo ha 15 anni. Un’estate tra volontariato e un viaggio in Indonesia con la famiglia. Ma in testa gira un pensiero fisso: “Cambio scuola. Alcuni mi hanno detto che quella dove andrò non è una buona scuola. Ho paura di non fare niente. Però sto anche studiando da solo, traduco i termini in tedesco. Altri invece dicono che l’indirizzo è il migliore. Chi ha ragione? Boh.”
I passaggi scolastici, come quello tra medie e superiori, sono tra i momenti più fragili per il benessere mentale. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, tra il 2018 e il 2022 l’ansia tra gli adolescenti è aumentata del 20%. Le cause? Isolamento, uso intensivo dei social, pressioni scolastiche e incertezza sul futuro. Un mix che rende i “salti” più spaventosi, ma anche più carichi di aspettative.
Fatta la maturità si torna subito sui libri
Laura, 19 anni, lavora e studia per il test d’ammissione all’università. Le sue parole arrivano quasi come un mantra: cambiamento, sfida, incertezza… un po’ di paura. “È la fine di un capitolo e l’inizio di un altro. Cambio città, andrò a vivere da sola, conoscerò persone nuove. Dopo la maturità ci sarebbe da riposarsi, e invece bisogna ancora studiare. Ma anche questa è una grande occasione”.
Ogni anno migliaia di ragazze e ragazzi affrontano i test universitari. Non tutti li passano al primo colpo, ma chi sceglie di proseguire gli studi apre una porta importante: secondo l’ISTAT, nel 2023 il tasso di occupazione tra i laureati è stato dell’84,3%, ben 11 punti in più rispetto a chi si ferma al diploma.
La scelta per il futuro: la libertà
Mara, anche lei 18 anni, non ha piani di vacanza. Lavora, e riflette: “La scuola non è per forza un luogo dove mi sento libera. Voglio vedere cosa succede dopo. Cosa posso scegliere io. Quindi se penso al prossimo anno, penso alla libertà”.
Secondo una consultazione dell’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza (2024), oltre la metà degli studenti delle scuole superiori vive la scuola come fonte di ansia, tristezza o forte stanchezza. Il 39% pensa che non prepari davvero al futuro, mentre il 44% si sente sopraffatto dalla competizione e dalle aspettative.
Crescere fra gli spazi da esplorare
E allora cosa raccontano queste voci?
Che il futuro fa paura, ma anche “desiderio”. Che il lavoro, la scuola, l’università non sono solo tappe da superare, ma spazi da esplorare, da abitare, da cambiare. Che non si tratta solo di crescere, ma di decidere come farlo.
Certo, l’incertezza pesa.
Ma in mezzo a tutto questo spunta qualcosa di semplice e potente: il desiderio. Il desiderio di capire, di muoversi, di fare qualcosa di proprio. E anche quando non sanno esattamente cosa, sanno che vogliono provarci.
E forse è questa, l’unica vera maturità.
Autore: Marco Valente