“Elezioni comunali? Nel complesso pochi i cambiamenti”

Attualità | 10/7/2025

A distanza di due mesi dalle elezioni di maggio, la quasi totalità delle amministrazioni comunali altoatesine si è rinnovata. Ci sono alcuni cambiamenti significativi che riguardano i centri principali e alcune linee di tendenza, che abbiamo pensato di analizzare con il politologo Günther Pallaver.

In maggio i cittadini elettori della provincia sono tornati alle urne per rinnovare sindaci, consigli comunali e giunte. Se n’è parlato molto a livello locale e anche i nostri giornali hanno accolto inserzioni elettorali da parte dei principali candidati. Ora che ogni Comune può contare su un nuovo governo, abbiamo pensato di proporre ai nostri lettori una sintesi di quanto è avvenuto, partendo dal primo dato saltato all’occhio, ovvero l’ulteriore crescita dell’astensionismo. Molta curiosità ha suscitato anche il grande cambiamento avvenuto a Bolzano con la vittoria del nuovo sindaco civico di centrodestra Corrarati, che governerà con l’SVP, e l’elezione a Merano della giovane esponente della Volkspartei Katharina Zeller. Ne abbiamo parlato con Günther Pallaver, nato e residente a Bronzolo, professore universitario emerito di scienze politiche all’Università di Innsbruck.

L’INTERVISTA

Il primo dato da commentare è l’afflusso alle urne. Com’è andata?

Sono stati molto meno a votare, soprattutto italiani. Le elezioni comunali di solito sono caratterizzate da tre elementi: fiducia, identità e soprattutto vicinanza. Ma alle comunali l’afflusso è stato più basso che alle provinciali. Siamo arrivati in media al 60% che diventa il 52% a Bolzano (e il 42% al ballottaggio). A partire dalle comunali dal 2015 abbiamo perso il 5% in ogni tornata elettorale. Si tratta di una grande erosione, che alla base ha sicuramente tutta una serie di macro motivi (individualismo, trasformazione della società, ecc.). 

Quali sono gli altri elementi salienti di questa tornata elettorale?

Abbiamo sempre meno competizione perché ci sono sempre meno attori politici che si mettono a disposizione. Nel 2015 abbiamo avuto 21 comuni con una lista sola, che sono diventati 28 nel 2020 e quindi 36 con un solo candidato sindaco nel 2025. Con un candidato unico e una lista unica non c’è una scelta e non si tratta quindi di una vera e propria elezione. Questo non può che penalizzare la partecipazione al voto. Dobbiamo anche dire che c’è stato un cambiamento anche per quanto riguarda le liste civiche, che sono diminuite. Si tratta di un problema non solo altoatesino, ma europeo: la gente si mette a disposizione sempre meno e lo vediamo anche dal fatto che le liste sono sempre più corte. Sono due cose collegate: se non vai a votare è ovvio che non ti metti nemmeno a disposizione. 

Gli “italiani” come sono andati?

Per quanto riguarda il gruppo linguistico italiano possiamo dire che per motivi demografici è sempre meno presente nelle valli. Il resto lo fa la frammentazione: la sinistra italiana non si mette insieme con la destra italiana e quindi non si riesce a raggiungere il quorum per eleggere rappresentanti nei consiglio comunali. Potrebbe cambiare qualcosa con la recente riforma dell’autonomia, che prevede il diritto di voto non dopo 4 anni di residenza ma dopo 2. 

Occorrerebbe vedere quanti sono stati quelli che non hanno potuto, rispetto a quelli che non hanno voluto votare.  

In ogni caso notiamo che a livello comunale la impermeabilità elettorale è minore rispetto al livello provinciale. Impermeabilità è la tendenza di un gruppo linguistico a votare esclusivamente partiti che lo rappresentano. Ebbene: a livello provinciale c’è circa un 2% di elettori di lingua tedesca che votano partiti di lingua italiana. Questa percentuale sale al 10% per quanto riguarda gli elettori di lingua italiana che votano partiti di lingua tedesca. A livello comunale, come detto, questa tendenza è meno significativa. Poi: alle provinciali nelle liste dei partiti italiani si trovano sempre candidati di lingua tedesca, mentre questo non avviene con la SVP perché il loro statuto non lo prevede. Questo è vero a livello provinciale ma meno vero a livello locale, dove nelle liste della SVP infatti si trovano sempre più spesso candidati italiani. Nel momento in cui si perde consenso, si cercano candidati che consentano di invertire la tendenza. Si tratta di meccanismi irreversibili: una volta che incominci poi non riesci più a tornare indietro. In ogni caso notiamo che la logica etnica a livello comunale è molto diminuita. Lo abbiamo visto a Dobbiaco con Bocher, votato ed eletto per anni perché bravo. Ma è successo anche a Vadena, Salorno e adesso Laives. L’appartenenza etnica non è più un problema insormontabile. 

Com’è andata con la presenza politica femminile nei comuni?

Possiamo dire che c’è stato un piccolo miglioramento, anche se non rivoluzionario. Nel ‘95 avevamo 2 donne sindache e ora ne abbiamo 16. Nei consigli comunali nel 2020 la percentuale femminile era circa del 40%, oggi siamo arrivati al 43/44%. Un dato di fatto è che nei voti di preferenza non succede che le donne votino automaticamente le donne. 

La SVP come sta?

Rimane il partito dei comuni. Su 116 comuni solo 12 non sono della Volkspartei. E non è solo l’attrazione emanata dal partito a fare la differenza, ma anche una questione strutturale. è l’unico partito che ha appunto una struttura in ogni paese. Altrimenti anche a livello locale la SVP deve registrare una erosione, ma grazie anche al fatto che a livello locale gli altri partiti  sono meno presenti, alla fine la Volkspartei vince. 

Ecco. Che fine hanno fatto liste civiche, Freiheitlichen e Südtiroler Freiheit?

Le liste civiche sono diminuite, i Freiheitlichen quasi spariti, gli unici ad aumentare sono stati gli esponenti di Südtiroler Freiheit.  

Stiamo parlando però solo di una presenza, nessuno dei loro candidati sindaci ha potuto pensare di impensierire i candidati della SVP?

Proprio così. L’unica eccezione è stato Villandro dove il candidato, consigliere provinciale, è arrivato al 44%. 

La SVP poi è riuscita a riconquistare Merano e a conquistare Laives, dicevamo…

Sì, è un grande risultato. Ma la SVP non si capisce più bene dove va. A Bolzano sono blockfrei, ma poi governano con la destra anche se la maggioranza del loro elettorato aveva votato per il candidato del centrosinistra Andriollo. A Merano invece il PD è andato con la Zeller, mentre appunto la Zeller faceva propaganda per Andriollo su Bolzano. Anche il segretario del partito Steger ha confermato che nel partito esiste un problema con i valori e senza quelli la gente non sa più come orientarsi. 

Forse è il risultato di una politica fatta con continui e alternati colpi al cerchio e alla botte, mentre poi in definitiva a prevalere sono le questioni economiche. 

Sì, e si tratta di un problema che rischia di crescere in futuro. 

A Bolzano poi c’è il cambiamento epocale, con la destra al governo.

Sì. è epocale appunto perché il centrodestra governa per la prima volta. Ma se andiamo a vedere i numeri in sostanza il centrodestra è tornato sui livelli di consenso che aveva già raggiunto a suo tempo con il sindaco Benussi, che però non riuscì a fare la giunta e si dimise.  

Fratelli d’Italia è davvero erede del MSI di una volta? Sembra un partito molto più moderato…

Guardando i programmi elettorali di Fratelli d’Italia vediamo che si tratta di un partito completamente diverso. Non si trova più nulla di antiautonomistico e nessuna riga sulla scuola bilingue che una volta invece era un cavallo di battaglia. Ci sono ancora dei momenti identitari, con Galateo che sfila con Casapound, ma si tratta solo di messaggi lanciati a una parte dell’elettorato. 

L’elettorato di centro a Bolzano dov’è andato?

Probabilmente con la civica di Gennaccaro, ma in parte probabilmente proprio con Fratelli d’Italia. A livello provinciale l’elettorato italiano vota meno di quello tedesco per una percentuale del 20%  e questo si vede anche a Bolzano. Ma ora il fatto che la destra governi a Bolzano potrebbe dare una spinta anche a quei loro elettori che finora sono stati delusi dalla condanna all’opposizione. Vedremo… La SVP ha ottenuto tutto quello che voleva e personalmente sono convinto che il centrodestra a Bolzano riuscirà a governare per questi cinque anni. Lavoreranno senz’altro su alcune iniziative simboliche, ma i simboli non bastano. Se gli autobus non funzionano fai ben poco con i simboli. 

Come vede il sindaco Corrarati?

Lui è un centrista. E il fatto che abbia convinto Salvadori a lasciare dopo lo scivolone social su Goebbels è un buon segno. 

Interessante è la presenza in giunta di un nuovo cittadino “storico” con Tritan Myftiu, di origine albanese. 

Sì, per Bolzano si tratta del il primo assessore con background migratorio. Senz’altro lui non potrà battere il ferro dell’italianità, essendo albanese. La sua presenza in giunta è un passo in avanti non solo per il suo partito, ma per tutta la comunità.

Per il prossimo futuro cosa ci possiamo aspettare?

Secondo me la Volskpartei potrebbe assestarsi sul 30%, rimanendo comunque di gran lunga il partito più votato. Basta guardare la provincia: con il 35% dei consensi sono riusciti comunque a fare una giunta in cui hanno quasi l’80% degli assessori, come quando avevano la maggioranza assoluta. è comunque indubbia un’erosione dell’elettorato tedesco e sappiamo che Kompatscher se ne andrà alla fine di questa legislatura. Vedremo chi arriverà. A me preoccupa l’avanzamento della destra di lingua tedesca (Südtiroler Freiheit), perché potrebbe riaccendere i conflitti etnici. Penso inoltre che Fratelli d’Italia manterrà questo livello di consenso. Nei prossimi anni quindi non vedo in arrivo grandi cambiamenti. Centrale sarà come sempre la Volkspartei che però, come detto, è disorientata. Non si sa in quale direzione si muova. E in un sistema politico in cui questo partito è così importante, davvero è essenziale capire dove va e se è capace di mantenere la sua coesione. Kompatscher cerca di uscire dalla sua esperienza politica con la riforma dell’autonomia. Ma di questa riforma, sventolata come una grande riforma, in realtà rimane poco. è tanto fumo e poco arrosto. Qualche mese fa abbiamo avuto un meeting con insigni giuristi costituzionali e loro hanno detto la stessa cosa. 

Autore: Luca Sticcotti

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