Merano – Londra per la propria formazione 

Attualità | 29/5/2025

Lisa Laudieri ha iniziato la sua carriera accademica con una laurea in Interior and Furniture Design presso l’Istituto Europeo di Design (IED) di Firenze, dove si è laureata con lode, ha poi iniziato ad avvicinarsi al design spaziale come mezzo di commento sociale e pensiero speculativo attraverso il quale sfidare le narrazioni dominanti e reimmaginare futuri alternativi. Tutto questo l’ha portata al Royal College of Art di Londra.

Ci parli della sua intera carriera scolastica e formazione.

Ho iniziato la mia carriera accademica con una laurea in Interior and Furniture Design presso l’Istituto Europeo di Design (IED) di Firenze, dove mi sono laureata con lode. Gli studi mi hanno poi portato al Royal College of Art di Londra, dove ho recentemente completato un master in interior design. 

Lei non è la prima creativa sudtirolese che studia a Londra anzi in quella città vive una vera e propria colonia di artisti, architetti e intellettuali tirolesi. Lei è in contatto con loro? 

So che c’è una comunità al di fuori dell’Alto Adige, e credo che sia una cosa fantastica. È una comunità di cui mi piacerebbe far parte e che ho intenzione di cercare presto. Credo che provenire dallo stesso luogo crei una connessione immediata e una rassicurazione in un posto straniero. Detto questo, spesso gravito verso la dissonanza piuttosto che verso la familiarità.

Londra è una città ricca di opportunità e di fascino senza tempo. Dopo gli studi, pensa di lasciare Londra per tornare a Merano?

Non penso più alle opportunità come a qualcosa di legato solo al luogo. Con il lavoro a distanza, le comunità online e le piattaforme accessibili, il lavoro creativo è accessibile indipendentemente dal luogo in cui si vive. Londra è stata importante per me, non solo per le sue opportunità, ma anche per le sue dimensioni, il suo attrito, la sua pluralità. Che io rimanga a Londra per un po’ o che scopra altre città, Merano sarà sempre la mia casa, ma non in senso statico. La vedo più come un punto di riferimento.

A cosa sta lavorando attualmente? 

Il mio lavoro recente si concentra sulla nozione di ingiustizia spaziale, affrontando i modi in cui gli ambienti architettonici possono rafforzare o interrompere le strutture di disuguaglianza. Ciò include sia gli aspetti visibili e sistemici della politica spaziale, come l’accesso, lo spostamento e l’esclusione, sia le esperienze più intime e psicologiche dello spazio. Sto lavorando a diversi progetti nel campo del design e delle arti. Sto costruendo la mia carriera come fotografo e designer, all’incrocio tra la ricerca spaziale e il cinema, la fotografia e il design. Attualmente sto producendo un cortometraggio che affronta il tema della violenza di genere, una rappresentazione della storia di persecuzione delle donne attraverso un processo che esamina come le donne siano state e continuino a essere sottoposte a scrutinio, giudizio e cancellazione. Il film abbandona la questione della colpevolezza o dell’innocenza, per analizzare invece l’apparato sociale, emotivo e psicologico che isola e smantella una donna presa nell’occhio della paranoia collettiva.

Nonostante una lotta serrata alla violenza contro le donne il problema continua a dilagare. Perché, secondo lei? 

La violenza contro le donne persiste perché è sistemica, radicata nel linguaggio, nella legge, nella politica e nello spazio. Ciò che mi colpisce maggiormente è la persistenza di narrazioni patriarcali, spesso mascherate dietro un falso senso di neutralità. Le storie delle donne sono spesso filtrate da uno sguardo maschile o liquidate come semplici aneddoti, il che diluisce la loro urgenza. Quando le società normalizzano i media misogini e lasciano alle donne una limitata indipendenza finanziaria o un ricorso legale, i comportamenti abusivi trovano rifugio. Finché non ristruttureremo radicalmente queste dinamiche di potere, il ciclo della violenza continuerà a persistere.

Oltre allo studio come passa il suo tempo libero a Londra? 

Mi piace circondarmi di ispirazione, sia visitando musei e mostre che conversando con gli amici. A dire il vero, spesso confondo il confine tra lavoro e tempo libero. In questo senso sono un po’ uno stacanovista, ma non mi dispiace. Tutte queste esperienze alimentano la mia pratica creativa e fanno parte di una curiosità più ampia che modella il mio modo di pensare, sentire e lavorare.

Londra è una città pericolosa per le donne? 

Come ogni grande città, anche Londra ha i suoi problemi di sicurezza. Ci sono aree e situazioni – soprattutto sui mezzi pubblici – in cui le donne devono stare all’erta perché la città non è sempre uno spazio sicuro. La risposta tende a essere reattiva piuttosto che proattiva. Sebbene esistano campagne e app, spesso scaricano la responsabilità sulle donne. Quando viaggio di sera, apro Uber, pago la tariffa maggiorata e condivido il mio viaggio in modo che gli amici possano vedere l’icona della macchinina scorrere sui loro schermi. Prima di andare a letto ci scambiamo un rapido “a casa?”. Questa precauzione è diventata una memoria muscolare, ma è un costo aggiuntivo che le donne assorbono quando le città e i governi non riescono a farci sentire protette.

Londra è sempre stata ed è tuttora leader nella moda dei giovani, cos’è attuale ora? 

La moda come dichiarazione politica consapevole. Le tendenze sono indicatori del tempo, del panorama socioeconomico e politico. Ciò che indossiamo riflette ciò che stiamo attraversando.

Negli ultimi tempi, con il passaggio al conservatorismo, all’instabilità economica e a una maggiore incertezza, la moda ha iniziato a rispecchiare questa tendenza attraverso orli più lunghi, silhouette più modeste, estetica “pulita”. Allo stesso tempo, c’è una corrente contraria. Silhouette fluide, decostruttivismo, stile non convenzionale e stratificazione. 

Ciò che mi affascina di più è come la moda possa diventare una porta d’accesso. Per molti giovani è un punto di ingresso nella politica, le tendenze diventano un modo per esprimere idee politiche su classe, genere, razza, lavoro, politica del corpo in un linguaggio che sembra immediato. Ho visto come la moda permetta alle persone di comunicare la propria identità e le proprie convinzioni, rendendo le conversazioni politiche più accessibili.

Che consiglio darebbe agli studenti che frequentano il Kunstgymnasium?

Esplorate non solo ciò che vi ispira, ma anche ciò che vi infastidisce. Il disagio indica qualcosa che vale la pena indagare. Non sentitevi obbligati a definirvi troppo presto; non è una decisione, ma emerge dal processo.

Autrice: Rosanna Pruccoli

Rubriche

Editoriale

5 Referendum su temi importanti

L’8 e il 9 giugno 2025, anche i cittadini dell’Alto Adige saranno chiamati a esprimersi su cinque...

Mostra altri
Editoriale
Senza Confini

Simboli e diavoli. Alto Adige, nevrosi da confine

Secondo la Costituzione (art. 12), “la bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, ...

Mostra altri
Senza Confini
Racconti dalla Bassa

Le colonie romane nella Bassa Atesina

Nel 212 d.C., con una lungimiranza rara ai nostri giorni, l’imperatore Caracalla (il cui nome com...

Mostra altri
Racconti dalla Bassa

Franz Tappeiner, fra medicina e antropologia

Franz Tappeiner (Lasa, 7 gennaio 1816 – Merano, 20 agosto 1902) è un nome assai conosciuto a tutt...

Mostra altri
La Scena Musicale

Singoli “sugosi” di primavera

Tra un’uscita discografica solida ed una virtuale, il panorama musicale altoatesino continua a sf...

Mostra altri
La Scena Musicale

La strada dedicata a Michael Gaismair

Tra via Roen e viale Druso si trova via Michael Gaismair.  Nato nel 1490 a Tschöfs (Ceves) presso...

Mostra altri