Tutto un secolo di telecomunicazioni

Attualità | 9/1/2025

Una volta c’erano i Posti telefonici pubblici, le cabine per le strade e i telefoni in casa, prima neri e poi “bigrigi”. Nei posti telefonici pubblici si andava per ricevere una telefonata da qualcuno o per farla, quando il telefono a casa era solo un sogno.

Al Posto telefonico pubblico chiedevi di parlare con Tizio. Il gestore chiamava la mitica “signorina”, quella che sapeva un po’ i fatti di tutti(!) e chiedeva di mandare un avviso al posto pubblico del paese di Tizio, che gli faceva recapitare a sua volta un avviso con un fattorino. Tizio doveva presentarsi ad una certa ora per parlare con te. E così quando entrambi eravamo al Posto pubblico del nostro paese, la “magia” della signorina ci metteva in comunicazione. Se lo raccontate oggi ad un ragazzo, non potrà che strabuzzare gli occhi! 

Piano piano poi venne la “teleselezione”, quella che ti faceva mettere il prefisso del distretto chiamato prima del numero di telefono e potevi finalmente telefonare direttamente a casa dell’amico o del parente lontano. E poi vennero le cabine telefoniche stradali, i telefoni a gettonee poi a moneta e con la scheda telefonica, tutti reperti che mostrati oggi fanno tenerezza, mentre quelle cabine piano piano vengono smantellate e se fai vedere un telefono a disco a un bambino ti chiede cosa sia e non capisce quella strana rotella coi buchi. Quella rotella dove i genitori infilavano un lucchetto perché i figli non abusassero del telefono (telefonare costava!) e che i figli prontamente trovarono il modo di eludere ticchettando sulla forcella, quei due puntini sui quali si appoggiava la cornetta per aprire e chiudere i contatti. 

Venne anche il tempo di fare arrivare il telefono nelle case di tutti: eravamo nei primi anni Settanta e in Alto Adige si facevano chilometri di palificazioni e scavi per portare i cavi del telefono nelle frazioni più sperdute e nei masi più in quota. 

In Val Senales, a Maso Corto, si realizzò il primo collegamento in ponte radio per dotare la stazione a monte di un telefono che la collegasse con il resto del mondo. E sempre a Maso Corto arrivò anni dopo, nelle mani di quel visionario che fu Leo Gurchler, il primo telefono portatile. Era una valigetta più grande di una ventiquattrore e neanche tanto leggera che conteneva il tutto! Sono ricordi di un tempo andato, legati ad alcuni anniversari tondi celebrati nel 2024 appena salutato. 

Era il 1924 infatti, cent’anni fa, quando furono fondale le aziende che gestivano le telecomunicazioni del territorio nazionale. La Telve era quella che presidiava il territorio del Triveneto e quindi anche la nostra regione. Nel 1964 dalla fusione di queste aziende nacque la Sip e trent’anni dopo nel 1994 un’altra operazione di fusione eliminò lo spezzatino di gestori di TLC in Italia dando vita a Telecom Italia dalla cui costola nacque Tim per gestire la telefonia mobile che nel frattempo si stava diffondendo a passi da gigante. Tim ha mandato in pensione il vecchio marchio di Telecom Italia per assorbire anche la telefonia fissa ed offrire molti servizi di information tecnology (IT) come web cloud e hosting. L’ultimo passaggio – quello forse più grande e decisivo che chiude un capitolo storico – si è concretizzato lo scorso luglio, ovvero cento anni dopo, con lo scorporo da Tim della rete telefonica pubblica ceduta alla newco FiberCop. Una volta c’era Telecom Italia oggi ci sono Tim e FiberCop: cioè il mercato e i servizi da una parte la rete dall’altra. Un cambio epocale che forse non tutti abbiamo visto passare sotto i nostri occhi. Come capirlo in concreto? Non vedremo più armeggiare negli armadi sulle strade o intervenire a casa nostra i tecnici con le macchine rosse e la divisa Tim. Insomma: siamo passati dalle “signorine” col grembiule nero ed il colletto di pizzo bianco all’era delle telecomunicazioni senza confini nell’arco di cent’anni che molti, almeno in parte, hanno attraversato e possono ricordare.

Autore: Enzo Coco

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