Ecco il nome del festival: “Paloo Fest”

Attualità | 25/7/2024


Era stato anticipato fra le colonne del QuiMerano: dal 29 al 31 agosto ci sarà un festival a Sinigo, una manifestazione ricca di eventi e soprattutto partecipata. Il programma è ancora misterioso anche se alcune indiscrezioni lasciano intendere che ci saranno concerti, mercatini di arte e artigianato, tornei di calcetto a cinque, presentazioni di libri, tavole rotonde con esperti di rigenerazione urbana, workshop di ceramica, cene di comunità: insomma tantissime cose bollono in pentola a Sinigo. Il festival è organizzato da La Strada-der Weg in un percorso di coprogettazione con alcuni enti locali e soprattutto con i cittadini. Nei giorni scorsi si è tenuto un workshop per ragionare insieme alla popolazione sulla programmazione del festival e soprattutto per definirne il nome.

Alla fine, si è optato per “Paloo Fest”. “Paloo” ricorda la palude, contesto naturale vicino a Sinigo per vicende storiche: profondo, ricco, fertile e con molte potenzialità, proprio come questo paese, che è visto dal team organizzativo come un luogo da ricoprire, curare e valorizzare. Le due “oo” del nome sono per rendere il nome più divertente e originale.

Rodrigo Medina è uno degli ospiti della prima edizione del “Paloo Fest”. Giovane designer, ma esperto osservatore della realtà, produttore di idee innovative per rendere ancora più spontanei i processi di socializzazione umana, Rodrigo è da poco uscito dal percorso universitario dell’Unibz e grazie alla collaborazione del festival con l’ateneo altoatesino avrà la possibilità di testare un suo progetto proprio nel contesto urbano di Sinigo. Cosa? “Vibo”: una panchina di comunità.

Rodrigo Medina, come ti definiresti?

Mi piace definirmi designer multidisciplinare, se proprio devo definirmi, visti i miei molteplici interessi e capacità che a volte variano anche di tanto, come ad esempio la passione per la street art o il forte interesse per lo spazio urbano, appunto.

Da designer, a cosa fai attenzione nelle ideazioni dei tuoi progetti?

Sono riuscito di recente a capire di me stesso che nei progetti amo “svelare il potenziale” di oggetti, persone e circostanze. Spesso basta un gesto, un’intuizione, che porta al progetto ad avere un’aria leggera e piacevole, insomma cerco di fare attenzione che il progetto non risulti un’imposizione quanto un invito amichevole, che si tratti di uno schiaccianoci o di una panchina.  Il mio motto: “Essere gentili è essere forti”.

Quanto valore ha il contesto in cui il progetto viene inserito per te?

Il contesto, nelle sue varie sfaccettature, ha un grande valore. Ad ogni modo, penso che alle volte questa regola aurea può anche essere coscientemente aggirata. Cosa intendo? Voglio dire che, sì, prima di agire all’interno dello spazio bisogna capire lo spazio stesso. Poi a seconda del “punto di applicazione”, cioè quella problematica che abbiamo individuato, possiamo studiare una proposta più o meno specifica. Alle volte si può pensare ad una soluzione più che per il luogo stesso, ad esempio per la riappropriazione dello spazio.

In questa prima edizione del Paloo Fest, il festival di rigenerazione urbana di Sinigo, tu sarai tra gli ospiti. Come, o meglio, con cosa sarai presente?

Porterò il mio progetto di tesi Vibo, un piccolo set di sedute basse, o panchette, che ha come obiettivo quello rendere noto agli abitanti che ci sono degli spazi che possono essere utilizzati e vissuti anche se non viene specificato da un cartello, dopotutto non viene nemmeno vietato. Come? Tramite la pratica del “vibare” un inglesismo legato al rilassarsi, creare atmosfera e in generale passare del tempo di qualità.

Vuoi entrare più nel dettaglio?

Come anticipato si trattano di sedute basse, questa caratteristica è anche il cuore portante del progetto. L’idea era quella di richiamare il sedersi sul prato, che in un certo senso è il modo più informale per sedersi. Questa informalità apre la possibilità a diversi scenari di natura creativa/ricreativa.

Il sottotitolo del festival è “Cultura, comunità e trasformazione”: come pensi che questi elementi possano interagire tra loro?

Credo possiamo considerare la trasformazione come una combustione: per avviarla però serve combustibile e comburente, nel nostro caso comunità e cultura. Ma abbiamo bisogno anche di una scintilla, ecco quella potrebbe essere lo spazio.

Sinigo è un rione tutto da riscoprire: che auspicio hai per la presenza di Vibo al festival?

Spero possa essere un punto di raccolta, che poi diventi punto di partenza. Per cosa? Chi lo sa!

Ultima domanda: progetti futuri?

Tenete sempre la domanda più difficile per ultima? (Rid, ndr). Sicuramente ci saranno altre sedute, ma in questo momento la mia curiosità mi sta portando alla scoperta della ceramica e dell’oggettistica legata al materiale. Ciononostante, appena ci sarà modo di lavorare per l’urbano, sarò entusiasta.

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