Quel gemellaggio fra Krampus e Mamuthones

Attualità | 7/3/2024

Chiunque sia stato in Sardegna non può non aver sentito parlare dei Mamuthones, quelle maschere tradizionali che ondeggiano fra la folla cariche di campanacci e dallo sguardo severo. E qualsiasi altoatesino che le ha viste, non può non aver trovato un’analogia con i Krampus. Ma quanto sono simili queste due figure? Moltissimo. Lo sanno bene i soci dell’“Algfagor Krampus”, l’associazione che poco tempo ha partecipato al celebre carnevale di Orani portando con sé pelli, fruste e maschere demoniache. Un sodalizio che vuole divulgare la cultura del Krampus nel resto dello Stivale e che – particolare  curioso – è formato in maggioranza da meranesi di lingua italiana.

In Sardegna il carnevale è qualcosa di molto diverso dalle feste che si celebrano nel Continente, dove si festeggia quasi esclusivamente nei giorni di giovedì e martedì grasso. Qui il carnevale (meglio: “su Carresecare”, in lingua sarda) è un’altra cosa: antica, ancestrale, radicata in tradizioni medievali; un rito suggestivo, diverso da zona a zona, ricco di rimandi al mito e alle misteriose usanze dell’isola. E le maschere sono un altro tassello fondamentale del Carrasegare: ci sono quelle dedicate al mondo dei mestieri, quelle ispirate agli animali, e quelle che ritraggono personaggi fantastici, come i famosi Mamuthones. 

Ed è proprio qui che pochi giorni fa i campanacci di questi figuri isolani hanno suonato all’unisono con le nordiche maschere cornuti, nell’ambito di un gemellaggio d’affetto fra i Krampus meranesi e i Mamuthones sardi, a Orani, un paesino che si erge a 500 metri d’altitudine nel cuore della Barbagia, attorniato da colline verdi. A guidare il gruppo di 12 “diavoli” altoatesini c’era Andrea Medda, presidente dell’”Alfagor Krampus”.

Andrea Medda, non è strano girare con i Krampus fuori dal periodo natalizio?

Potrebbe sembrarlo, certo, ma solo perché in Alto Adige siamo abituati in questo modo, ed è proprio questa la consuetudine che stiamo cercando di cambiare con la nostra associazione. La maggior parte dei club locali si riunisce nei giorni attorno alla festa di San Nicolò. Noi ci siamo posti come obiettivo quello di portare la nostra tradizione dove non la si conosce, valorizzarla e promuoverla. 

Come è nata l’idea di fondare un gruppo di Krampus a Merano?

Era il 2016, l’idea è venuta a mio fratello Gianluca, che fra l’altro ricopre la carica di vicepresidente, e a me. Avevamo notato che ogni comune della provincia ha un suo gruppo; ma nella città dive vivo io, Merano, non c’era. Così ci siamo riuniti con altri appassionati e oggi siamo arrivati a radunare una quindicina di soci attivi. Siamo nati e cresciuti in Alto Adige, quella dei Krampus è una tradizione nostra, che ci portiamo nel cuore da quando siamo nati. È anche per questo che siamo interessati a farla conoscere fuori dai nostri confini. E, senza falsa modestia, ci stiamo riuscendo anche bene: già dall’anno successivo alla fondazione abbiamo iniziato a muoverci fuori da Merano. Oggi nel nostro curriculum possiamo vantare sfilate in tutto l’Alto Adige ma anche in Liguria, Toscana, in tre comuni del Veneto, Repubblica Ceca, Austria, Germania, Svizzera e Sardegna, dove è iniziata una proficua collaborazione.

Non siete dei volti sconosciuti in Sardegna…

Non più: è il terzo anno che ci invitano, e ogni volta è una bellissima soddisfazione. Abbiamo già sfilato in quattro paesi diversi: loro organizzano le rassegne con le maschere tradizionali sarde e poi invitano anche noi. Quest’anno, in particolare, al carnevale di Oruni c’era una decina di gruppi folkloristici dell’isola, più noi.

Come reagiscono i locali alla vostra presenza? Come giudicano le vostre maschere?

La prima volta che siamo arrivati in Sardegna la mia impressione era che ci guardassero con circospezione, ed erano curiosissimi: volevano sapere tutto sulle nostre maschere, dalla storia alla fattura dei nostri costumi. Ma questa sensazione è durata un battito di ciglio, poco dopo siamo entrati in confidenza e oggi ci trattano come parte della loro famiglia. 

Avete provato i costumi da Mamuthones?

Certamente, chi non l’avrebbe fatto? Così come loro hanno provato i nostri. E devo dire che loro sono più fortunati: indossano un vestito leggerissimo e anche la maschera pesa davvero poco, a differenza delle nostre: noi in totale ci portiamo addosso una trentina di chili!

Autore: Luca Masiello

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