In fuga dal nazismo, derubati dallo Stato

Attualità | 13/7/2023

I destini dei singoli possono spesso essere incredibili e le storie che vi si intrecciano assai affascinanti. Questa storia è suddivisa in varie tappe che si snodano dagli anni Trenta del Novecento fino ad oggi con l’arrivo in città di un giornalista americano deciso a cercare le tessere e ricomporre il mosaico della storia della propria famiglia.

Selma Landauer era la figlia del proprietario di una catena di centri commerciali che avevano varie sedi in Baviera, Julius Kaumheimer era un avvocato fiscalista che decise di lasciare la propria professione per entrare in società col suocero. Selma e Julius, sposati dal 1913 avevano quattro figli, Fritz, nato nel 1915, Hans, nato nel 1919, Ruth e Greta, gemelle nate nel 1926. Erano ben inseriti nella società benestante di Monaco di Baviera ma alla pubblicazione delle leggi di Norimberga nel 1935 la loro situazione si fece difficile come quella di migliaia di ebrei tedeschi. Nel 1936 Julius e Selma decisero di lasciare la Germania e nel 1937 approdarono a Merano che appariva un rifugio sicuro. Anche se i Kaumheimer erano una famiglia assimilata, con una frequentazione poco assidua della sinagoga, Julius iscrisse subito l’intera famiglia alla Comunità. Le due gemelle frequentarono la scuola tedesca delle Dame Inglesi, Hans si iscrisse alla scuola di Avviamento professionale in lingua italiana. Le gemelle e Hans portarono rispettivamente la divisa delle piccole italiane e degli avanguardisti, ma l’11 settembre 1938 furono pubblicate su tutte le testate giornalistiche le leggi antiebraiche italiane e per i Kaumheimer anche Merano divenne una potenziale trappola. Decisi ad espatriare il 2 febbraio 1939 ottennero la documentazione necessaria dal Consolato americano di Napoli e si apprestarono alla partenza che il 29 aprile li avrebbe visti salire sulla Zaandam diretta a New York. Inaspettatamente però una parte del loro bagaglio fu requisito dalla polizia doganale italiana. Di cosa si trattava? Per anni Julius aveva collezionato statuette di porcellana settecentesca di Meissen i pezzi erano 69 di varia grandezza. Orgoglioso ne aveva parlato al Sovrintendente alle Belle Arti della provincia di Bolzano e Trento Antonio Rusconi (1939 – 1949) da poco entrato in carica al posto di Giuseppe Gerola (1918 -1938). Egli decise di avvisare le dogane e far requisire la collezione che poco tempo dopo fu esposta nelle sale del Castello del Buon Consiglio. I Kaumheimer si imbarcarono verso quella terra che forse avrebbe potuto garantire loro libertà e soprattutto pari dignità, lasciandosi dietro le spalle il passato, l’agiatezza e la collezione di porcellana. Giunti a New York cambiarono il proprio cognome in Kay e iniziarono una nuova vita e imparando una nuova. Anni dopo, il dottor Federico Steinhaus, Presidente per molti anni della Comunità ebraica meranese, lottò per decenni affinché questo vero e proprio furto fosse restituito ai legittimi proprietari. Ci riuscì nel 2001 quando la Provincia Autonoma di Trento con deliberazione della Giunta n. 2563 del 5 ottobre 2001 restituì le porcellane a Hans e Greta Kay cittadini americani.

Il dettaglio

Robert Kay, giornalista e scrittore è in viaggio da due mesi, ha ripercorso l’Italia da Nord a sud seguendo il diario del proprio padre Hans, Giovanni, John Kaumheimer/Kay ufficiale addetto alla popolazione dell’esercito americano. Ha con se le foto di famiglia e i documenti e cerca di mettere insieme tutti i frammenti per dar vita ad un libro sulla storia di suo padre. A Merano ha cercato l’ultima residenza del padre e dei nonni, l’ha trovata in via Verdi e in Archivio ha cercato i documenti che era possibile reperire. Ha forografato quello che fu l’edificio scolastico del padre e delle zie. Ora attendiamo il suo libro.

Autrice: Rosanna Pruccoli

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