Se il palco è accanto alla strada

Attualità | 18/5/2023

Il loro esordio davanti alle telecamere di Mamma Rai è stato strepitoso: una standing ovation ha accolto la loro prima esibizione, con la quale si sono guadagnati il diritto di competere in finale con altri artisti di strada di altissimo livello. Naimana Casanova e Daniele Tommasi non hanno vinto il primo premio ma, partecipando al programma “Dalla strada al palco” condotto da Nek, hanno vissuto una bella favola. La prima di una lunga serie.

Lei è una cantante lirica, lui un mimo e ventriloquo, ed entrambi sono piuttosto conosciuti per le loro performance artistiche che allietano le vie dell’Alto Adige. La voce di Naimana Casanova fa ormai quasi parte dei suoni del centro di Merano, e i pupazzi cantanti di Daniele Tommasi non passano certo inosservati. Poi il caso ha voluto che si incontrassero, e la scintilla artistica che ne è scaturita ha portato lei ad entrare nel magico mondo della ventriloquia, lui a migliorare l’arte del bel canto, per poi arrivare in coppia in prima serata su Rai2. 

Naimana Casanova, come siete arrivati a partecipare a “Dalla strada al palco”?

È  successo un annetto fa, ero stata contattata dagli autori del programma: un talent scout mi aveva notata a Merano, ha esaminato dei miei video che avevo pubblicato sui social e poi mi aveva chiesto di partecipare ad un provino come cantante lirica. Avevo accettato, anche se solo da remoto perché non potevo recarmi a Milano in quei giorni. Si erano dimostrati interessati ma il provino non lo avevo passato:  non mi sentivo in forma, avevo problemi con la voce. Poi, pochi mesi fa, mi hanno ricontattato ed ho chiesto di poter partecipare al provino in coppia con Daniele come ventriloqui. Ho inviato un nostro video, abbiamo passato il provino e dopo poche settimane ci hanno invitato in studio a Milano.

Da cantante lirica a ventriloqua, un bel passaggio. Come è successo?

Il ventriloquismo è una passione nata dalla mia innata curiosità. Spinta dalla passione per la musica della mia mamma, ho iniziato la mia carriera fra le sette note con il violino, e successivamente mi sono dedicata al canto. Mi sono diplomata al Conservatorio di Genova, città in cui sono cresciuta e alla quale devo molto, poi mi sono trasferita a Merano, dove fra insegnamento e arte di strada ho trovato la mia dimensione. Un giorno, per caso e neppure troppo tempo fa, mi sono imbattuta in Daniele. Si stava esibendo per strada ed ero rimasta ammaliata dalla sua capacità di sdoppiarsi: stava eseguendo un’aria di Mozart cantando da baritono, ed aveva in mano un pupazzo, una mucca, che cantava da controtenore. Era interessantissimo ed estremamente divertente; così ci siamo conosciuti, ho scoperto che ha studiato da mimo, e nonostante abbia una bellissima voce e un’ottima intonazione era praticamente un autodidatta. Era da tempo che pensavo ad uno spettacolo in coppia con un pupazzo, pensavo di registrare una voce da tenore ed esibirmi interagendo con esso cantando con la mia voce; avevo anche guardato dei video in cui si spiegano i “segreti” dei ventriloqui, ma avevo abbandonato subito, mi sembrava una cosa inarrivabile, troppo difficile per me.

E invece ha scoperto un nuovo mondo…

Esattamente, un mondo divertentissimo, un’arte davvero complicata sotto molti aspetti: cantare senza muovere le labbra è difficile, ma lo è soprattutto coordinare il movimento del pupazzo. E anche dal punto di vista psicologico non è una passeggiata: sentire la propria voce uscire da un pupazzo è a tratti imbarazzante, non ci si sente mai davvero all’altezza della situazione. Il ventriloquismo è una disciplina a sé, è interessantissima. 

Come ha scelto il suo pupazzo, la pecora Belinda? 

L’ho letteralmente scippata a Daniele (ride, ndr). Lui mi aveva comprato una giraffa, ma non mi piaceva, aveva la bocca troppo grande, e poi un alpaca. Lui invece aveva questa pecora, che mi era molto simpatica; ho insistito per farmela regalare, me l’ha imprestata per qualche giorno e alla fine anche lui ha capito che “doveva” essere mia. Si chiama Belinda in onore della mia città d’origine, ma è anche il nome di un personaggio dell’opera “Didone ed Enea” di Purcell.

Cosa si prova entrando per la prima volta in uno studio televisivo?

Tanta emozione, come si può facilmente immaginare; quando siamo entrati per la prima volta nello studio ci sembrava qualcosa di troppo grande, al di fuori dalla nostra portata. Poi, però, ci siamo fatti coraggio, anche perché ad esibirsi c’erano solo artisti di strada, quindi colleghi, persone come noi. 

E di Nek, cosa può dire? 

C’è stato un periodo in cui ascoltavo spesso le sue canzoni; ricordo che quando ancora vivevo in Liguria continuavo a mettere i suoi pezzi nel juke box del bar che frequentavo regolarmente. Quando l’ho incontrato per la prima volta in Rai pensavo di trovarmi di fronte un personaggio irraggiungibile, quella star che sentivo cantare dalla radio e che vedevo nei primi posti della hit parade. Poi, invece, si è rivelata una persona gentilissima, umile, uno di quelli che ti fanno sentire subito a tuo agio, che ti infondono tranquillità, che ti parlano come se ti conoscessero  da sempre.

Cosa vi ha portato questa esperienza, che cosa resterà nel vostro cuore? 

Tanta felicità e serenità, guardando al futuro. Dopo la nostra performance in televisione abbiamo ottenuto una grande visibilità, siamo stati contattati da molte persone per fare degli spettacoli. Ne stiamo studiando uno nuovo, in cui interagiamo con i pupazzi, li facciamo parlare, e cantiamo con loro i brani più famosi della musica italiana, dalla canzone all’opera.

Autore: Luca Masiello

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