Quale futuro per le caserme

Attualità | 3/11/2022

Un convegno di tre giorni per (ri)scoprire assieme ad esperti l’area delle caserme e tentare di comprendere come questa ampia zona possa diventare una parte integrante della città in riva al Passirio. Un’occasione che i meranesi hanno colto al volo per comprendere meglio ciò che è stato in passato e ciò che potrebbe diventare l’enorme areale in città. 

La città di Merano è chiamata a pianificare la trasformazione e l’utilizzo di gran parte della zona delle caserme di via Palade, un’area della bellezza di 31 ettari. Il primo passo in questo articolato processo consiste nel rimediare a un evidente deficit conoscitivo: Merano stessa ha infatti un’idea approssimativa della storia e della consistenza di quest’area, una volta periferica, ora inserita strategicamente nel tessuto cittadino. 

Così, per supplire a questo gap, e definire insieme alla cittadinanza il miglior utilizzo possibile dell’area dell’ex caserma Rossi, l’Amministrazione comunale ha organizzato nella sala civica di via Huber 8 un convegno con la partecipazione di rinomati esperti in materia. Fra questi – introdotti dal sindaco Dal Medico e dal presidente Arno Kompatscher – il professore universitario Federico Camerin (Universidad Uva de Valladolid – Universidad Upm de Madrid)  e Francesco Gastaldi, docente all’Università Iuav di Venezia.

“MISSIONE COMPIUTA”

“Mutuando un’espressione del gergo militare si potrebbe dire ‘missione compiuta’. Grazie alla presenza di esperti del settore, di urbanisti e di autorità nonché a un serrato e ben strutturato calendario dei lavori, con questo convegno abbiamo raggiunto gli obiettivi prefissati: la zona delle caserme dismesse di via Palade è stata riavvicinata alla cittadinanza meranese in termini di conoscenza della sua storia e delle condizioni patrimoniali alle quali dobbiamo attenerci per ottenerne la disponibilità, ma anche sotto il profilo della comparazione con altre analoghe esperienze in vista della scelta degli utilizzi a cui verrà destinata”, ha dichiarato il sindaco Dario Dal Medico.

“Il convegno ha offerto spunti assai stimolanti, dei quali vogliamo tenere conto in vista del secondo convegno che abbiamo in mente di organizzare e della futura pianificazione dell’area”, ha proseguito il sindaco. “Grande interesse, ad esempio, ha suscitato la proiezione, pur rapidissima, proposta dall’architetto Alberto Cecchetto, urbanista veneziano di larga fama, di immagini relative ad interventi effettuati in altre aree militari dismesse”. 

ESEMPI DAL RESTO D’EUROPA

“Grazie agli interventi di tutte le parti coinvolte nel corso della prima serata – ha aggiunto Nicola De Bertoldi, responsabile del Servizio urbanistica del Comune di Merano e coordinatore dell’evento – abbiamo avuto la possibilità di approfondire la storia e le funzioni e dell’areale. Tre autorità militari, in congedo e in servizio, hanno fornito importanti informazioni sullo stato attuale e l’utilità dell’acquartieramento militare come sulla sua evoluzione storica. Nella seconda giornata l’attenzione si è rivolta alla conoscenza delle trasformazioni in atto attorno alla zona e a come queste possano interagire con l’area stessa. 

Ancora nella seconda giornata e nella giornata conclusiva di mercoledì sono state esposte esperienze di trasformazioni territoriali simili in Europa e in Italia, generando nel pubblico la convinzione che, a fronte di un bilancio altalenante di queste esperienze, dovranno essere profusi tempo ed energie per arrivare ai risultati sperati. Non è mancato uno sguardo sociologico sulle alle aree militari al momento del loro pieno utilizzo e al momento del progressivo loro abbandono e passaggio ad altri enti territoriali”.

UN SUCCESSO DI PUBBLICO

“Il convegno – ha concluso il sindaco Dal Medico – ha registrato un incondizionato apprezzamento e una elevata e costante presenza di pubblico, e ha fornito anche l’occasione per un confronto sulle condizioni che sottendono alla trasformazione e alla riqualificazione dell’area.” 

“Desidero ringraziare tutti i partecipanti per la loro presenza e per il loro importante contributo, e in particolare il presidente Arno Kompatscher, che con grande disponibilità è intervenuto alla prima serata ripercorrendo la cronistoria degli accordi fra Provincia e Ministero della Difesa e illustrando la posizione della Provincia, che non intende fare cassa in sede di cessione delle aree al Comune di Merano ma mira esclusivamente al recupero delle spese sostenute ai fini della loro acquisizione. Ci ha confortato anche la precisazione, fatta dal Landeshauptmann Arno Kompatscher, che la dislocazione del deposito della Sasa occuperà solo una piccola parte marginale dell’area”, ha concluso sollevato il primo cittadino”. 

SOTTO TUTELA LA “DRUSO” A SILANDRO

Il rombo dei motori si è sentito in tutto il paese prima ancora che albeggiasse: erano le 4.30 di un giorno dei primi di ottobre, e le ruspe avevano iniziato – a sorpresa – la demolizione del complesso dell’ex caserma Druso a Silandro, un’operazione che aveva lasciato tutti a bocca aperta. Tanto che nel giro di pochissimo la soprintendente ai beni culturali,  Karin Dalla Torre, ha aperto un procedimento per la tutela diretta della struttura, e la misura interessa l’intero sito con tutti gli edifici e gli spazi aperti compreso il muro di recinzione. Ciò significa che tutti i lotti edificabili ed i terreni annessi sono posti sotto la tutela provvisoria dei Beni culturali per 180 giorni, fino a quando la Giunta provinciale non completerà la procedura entro questa data. “L’area ancora in gran parte intatta dell’ex caserma Druso di Silandro è di eccezionale importanza culturale ed architettonica e deve quindi essere preservata”, afferma la soprintendente, spiegando l’apertura del procedimento di tutela. “Quest’area è un elemento indispensabile della cultura contemporanea della memoria. È significativa dal punto di vista della storia architettonica e rilevante per lo sviluppo urbano”.

L’ex caserma Druso di Silandro è stata costruita negli anni ’30 e aperta nel 1936. Il terreno a ovest del centro cittadino era stato precedentemente utilizzato per l’agricoltura ed espropriato per la costruzione della struttura. Tutti gli edifici sono stati conservati nella loro forma originale.

Il 4 aprile scorso la soprintendente ai beni culturali ha incaricato un team di esperti ricercatori edili di effettuare un sopralluogo completo dell’intera area della caserma al fine di determinare in dettaglio gli elementi degni di tutela da parte dei Beni culturali. Entro la fine dell’anno i risultati devono essere disponibili per la definizione della tutela della struttura sotto il profilo scientifico.

Autore: Luca Masiello

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