Qui Intervista a Martina Tontaro, meranese, tornata in Alto Adige dopo gli studi a Bologna in Discipline della Musica e del Teatro. Studia canto alla Scuola di Musica Vivaldi, recitazione alla Schauspiel Akademie Südtirol e danza creativa ad Arabesque; fa parte del collettivo Performing Artists Bersaglio e lavora come fotomodella. Ha già interpretato ruoli in film, videoclip e spot locali, spesso muti o drammatici, nonostante nella vita di tutti i giorni sia l’opposto: una comica naturale.
La cosa di me che mi piace.
Far ridere la gente.
Il mio principale difetto.
La testardaggine.
Il mio momento felice.
Tornare a casa dopo una lunga giornata, trovare la cena pronta, una buona bottiglia di vino rosso aperta e la persona che amo.
La mia occupazione preferita.
Ballare.
Il mio piatto preferito.
La lasagna della mamma, rigorosamente senza lattosio che altrimenti…
Non sopporto…
Le cose non dette, le bugie.
Nel mio frigorifero non manca…
Il vuoto. Vivendo in due case diverse è vuoto la maggior parte del tempo.
Sono stata orgogliosa di me stessa quella volta che…
Ho superato una grande prova e mi sono sentita indipendente.
Tre aggettivi per definirmi.
Spontanea, buffa, iperattiva.
La prima cosa che faccio al mattino.
Metto su l’acqua del tè o preparo il caffè.
Il mio film preferito.
“Harry ti presento Sally”, perché sono un’eterna romantica.
I miei attori preferiti.
Emma Stone, Pierfrancesco Favino.
Il superpotere che vorrei avere.
L’ubiquità, ovviamente.
Il mio ultimo acquisto.
Un vestito bordeaux di velluto per il saggio di Natale della scuola di musica Vivaldi.
L’errore che non rifarei.
Dare tempo e spazio a chi non me ne ha dato.
L’ultima volta che ho pianto.
Questo pomeriggio.
Il mio motto.
“Per crescere bisogna tornare indietro”, riflessione personale.
L’oggetto a cui sono più legata.
Credo le mie piante, hanno tutte un nome e le annaffio secondo i cicli lunari. Mi fermo qui, la storia è lunga.
Del mio aspetto non mi piace…
Il mio profilo destro.
Il mio primo ricordo.
Io che ballo sulle note di Pat Metheny con ancora addosso il pannolone.
Autore: Marco Valente