Occuparsi di spiritualità critica e attiva, perché ricercata attraverso un approccio laico.
Tornare a parlare di responsabilità e semplicità.
Ma soprattutto dedicare un libro intero alla tenerezza, dimensione preziosa quanto impalpabile.
Questo è il compito che si è posto Fabio Bonafè, genovese di nascita, ma da tanti anni altoatesino di adozione. Insegnante, pubblicista, operatore culturale, attento osservatore e promotore di iniziative culturali.
Il volume di Bonafè – intitolato “Senza perdere la tenerezza” e significativamente pubblicato per la collana Equilibri precari dall’editrice Il Pozzo di Giacobbe – è interamente volto a scandagliare una categoria oggi necessaria quanto mai.
La tenerezza è una sfumatura, come sintetizza molto bene lo stesso autore, nelle prime pagine del libro.
“Non ci sono eroi nella tenerezza. La tenerezza non è una virtù. Certo è sempre una cosa buona e molto migliore dell’ottusità, che partorisce la durezza instancabilmente insieme a diverse altre forze disgreganti. Come la paura, la rabbia, l’infelicità, e molte altre ancora. Anche se possiamo coltivare la tenerezza e creare le condizioni per favorirla ed espanderne la presenza, in realtà noi non produciamo volontariamente la tenerezza, ne siamo affetti. Scaturisce da noi.”
La nostra è un’epoca sovente fondata su certezze per lo meno discutibili e su atteggiamenti che spesso mostrano di aver dimenticato e messo in secondo piano ogni più basilare principio e valore.
E quella alle porte è un’estate in cui molti di noi si metteranno alla ricerca di un nuovo equilibrio, volto a relativizzare le delusioni accumulate attraverso l’osservazione della schizofrenia generalizzata emersa durante la pandemia.
In questo senso il libro di Bonafè consente di fornire una guida, un piccolo arcipelago di riflessioni in grado di predisporci al meglio nell’ottica di ricostruire rapporti, relazioni, empatie.
Da appassionato e acuto promotore di momenti culturali, Bonafè ci dona l’occasione per riprendere un percorso, innanzitutto dentro noi stessi, facendo emergere la tenerezza che ognuno di noi ha in sé, ma che spesso non viene messa nelle condizioni di emergere. Ma che quanto riappare è poi davvero bello poterla lasciarla “andare” nella direzione di un positivo contagio verso l’altro.
Autore: Luca Sticcotti