Ecco la storia del carillon del Duomo

Attualità | 17/6/2021

Inaugurato nel 2009, il carillon del Duomo è composto da 25 campane e suona quotidianamente in due momenti, alle ore 11 e alle ore 16. Il carillon combina passato e presente essendo teoricamente in grado di riprodurre qualsiasi melodia grazie a un sistema digitale. Referente per il carillon è il primario a riposo di dermatologia dell’ospedale di Bolzano Werner Wallnöfer. 

Soprattutto grazie alla calma del lockdown, molti bolzanini hanno potuto prendere coscienza delle melodie che risuonano dal carillon posto dentro il campanile del Duomo di Bolzano. Ma… qual è la sua storia?
Per saperne di più ci siamo rivolti al parroco del Duomo, il quale ci ha indirizzati al dott. Werner Wallnöfer, laico referente del carillon e della collezione del Tesoro del Duomo di Bolzano (Domschatzkammer).

“I Glockenspiele, carillon, sono più popolari in altri paesi europei e trovano la loro origine nelle Fiandre. Oggi, oltre che nei Paesi Bassi ed in Belgio, se ne trovano in Francia ed in Germania. Dobbiamo il carillon di Bolzano alla passione dell’allora decano Johannes Noisternigg, cui gli Schützen si rivolsero poco prima dei festeggiamenti per l’anniversario dei 200 anni della sollevazione del Tirolo del 1809, in quanto volevano fare qualcosa di particolare.”
Fu quindi coinvolto l’artista Ivo Radakovich di Egna, autentico esperto di carillon, il quale insieme alla rinomata fonderia per campane Grassmayr di Innsbruck riuscì a realizzare un progetto adatto alla torre, nel rispetto dei vincoli dei Beni Culturali. Il carillon, ubicato nella parte alta della torre gotica, quella a base esagonale, è composto da 25 campane di dimensione medio-piccole.”
“Il carillon suona quotidianamente alle 11 e alle 16. La melodia può cambiare in base al periodo – per esempio ci sono melodie particolari che vengono suonate solo durante la Quaresima – ma all’interno dello stesso giorno la melodia non cambia. Abbiamo la possibilità di programmare le melodie, c’è un file digitale che legge le note e le trasferisce sui batacchi (Klöppel) delle campane.” Così ci racconta il signor Werner Wallnöfer.

Lei è anche referente del Tesoro del Duomo di Bolzano. In cosa consiste la collezione?
“Si tratta del Museo del Duomo che mette in mostra i suoi tesori e offre un percorso storico-didattico sulla storia ecclesiastica della città. Tra i reperti esposti abbiamo un altare gotico a portelle, ma anche diversi oggetti liturgici, come coppe, quadri, e documenti importanti, tra cui spicca una lettera di indulgenza del 1240. C’è pure una collezione di paramenti liturgici: a seconda della stagione cambia il colore della casula, ovvero la ‘tunica’, il paramento che il sacerdote celebrante indossa sopra il camice e la stola. Confezionata nei vari colori liturgici è in genere la parte più curata e bella e può essere bianca, dorata, verde, viola, blu, rosa. Viene indossata in base ad un ordine prestabilito e noi ne abbiamo diverse in esposizione. Abbiamo inoltre delle reliquie del Beato Arrigo (1250-1315), patrono di Bolzano, molto venerato fin dagli inizi del secolo scorso, uno dei ‘Santi’ più documentati dell’epoca e citato dal Boccaccio nel Decamerone (II giornata, novella I). 
Si tratta per lo più di oggetti appartenuti o toccati dal beato, ad esempio degli abiti, mentre la reliquia principale, consistente in due  costole di Arrigo, è conservata in una teca di cristallo all’interno del Duomo. La buona notizia è che il Tesoro del Duomo di Bolzano, inaccessibile durante il lockdown, riaprirà al pubblico il 6 luglio”.

Un’ultima domanda, come è finito un laico come lei a dedicare la sua attività  volontaristica per il Duomo? 
“Sono stato primario di dermatologia all’ospedale di Bolzano. Sono in pensione da 10 anni, ma mi dedico al volontariato.”

Deve aver avuto qualcosa come una vocazione…
“Fino alla maturità ho frequentato il Vizentinum a Bressanone (una scuola media ed un liceo classico in lingua tedesca, fondato nel 1872, gestita dalla diocesi di Bolzano-Bressanone). Successivamente, quando ero primario, sono stato 25 anni presidente del consiglio parrocchiale, ma circa 10 anni fa mi sono dimesso in quanto ritengo che sia un incarico che deve essere svolto da chi è più giovane. Per la parrocchia organizzo visite culturali e di chiese.”

Autore: Till Antonio Mola

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