I giovani volontari del Comitato Bolzano della Croce Rossa Italiana, che oltre all’omonimo capoluogo comprende i comuni di Laives, Merano, Bressanone e la Val Gardena, raccontano le esperienze, le fatiche e le emozioni vissute in un periodo senza precedenti.
Le attività oltre il soccorso “Nell’immaginario collettivo noi volontari della Croce Rossa ci occupiamo esclusivamente delle emergenze e del soccorso in ambulanza; in realtà sono diverse le attività che svolgiamo e, fin dall’inizio della pandemia, siamo venuti in contro a numerose esigenze. Ad esempio, ci siamo attivati fin da subito per consegnare medicinali e beni di prima necessità ad anziani e soggetti in quarantena. Per quanto riguarda i tamponi, in quest’ultimo periodo siamo andati nelle scuole a spiegare agli studenti come svolgere la procedura ‘fai-da-te’ dei test rapidi. Infine – spiega Matteo Macchia, responsabile della categoria giovani – cerchiamo di sensibilizzare e informare la popolazione sull’importanza dei vaccini anti-covid. La Croce Rossa offre molte opportunità per aiutare il prossimo che non si limitano al turno in ambulanza e al soccorso d’emergenza”.
Conciliare volontariato e scuola Tra i 272 ragazzi e ragazze che fanno parte dell’organizzazione locale, c’è anche Sofia Treccarichi, che racconta: “Essere volontaria significa sicuramente mettersi a servizio degli altri. Questo permette di affacciarsi in prima persona al mondo sanitario; un settore, questo, che affascina molti di noi, alcuni infatti scelgono di intraprendere un vero e proprio percorso di studi e di formazione avendo poi uno sbocco lavorativo nell’ambito sanitario. Alcuni dei servizi che offriamo richiedono poco tempo a chi si mette a disposizione, organizzandosi si riesce a fare molto e conciliare senza problemi l’attività di volontariato e, nel mio caso, la scuola. Ultimamente sono stata a svolgere la misurazione della febbre in stazione e alle acciaierie, ma la cosa che mi ha colpito di più è stato l’aumento della richiesta di distribuzione dei viveri a cui ho preso parte. Ci vuole coraggio a richiedere aiuto per necessità così basilari e dignitose come il cibo, e spesso molti aspettano troppo tempo, quando invece non dovrebbero farsi problemi a chiedere aiuto” ha concluso Sofia.
“Ora siamo più numerosi” “Il timore più grande – racconta Matthias Autengruber, giovane volontario C.R.I. – è quello di diventare veicolo di contagio per i propri familiari quando, durante un servizio, ci si trova a contatto con persone potenzialmente contagiose. In questo periodo abbiamo tutti sacrificato qualcosa, i giovani in particolare, e per questo è sbagliato additarli. Non si può mai generalizzare quando si parla di chi non rispetta le norme; a infrangere le regole possono essere i giovani come gli adulti. Durante la pandemia, come C.R.I. avevamo bisogno di più aiuti e molti giovani si sono fatti avanti, ora siamo più numerosi di prima. Quando mi è capitato di consegnare la spesa agli anziani, molti ci chiamavano piangendo, ma poi, arrivati sul pianerottolo, ci lasciavano con il sorriso sentendosi meno soli, questa è una ricompensa immensa”.
Autore: Andrea Dalla Serra
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