La salute mentale? E’ un diritto!

Attualità | 27/11/2025

In un lunedì mattina di ottobre duecento ragazzi e ragazze si sono ritrovati nel Teatro di Gries. è un numero che fa notizia, soprattutto in un momento in cui la scuola altoatesina fatica a garantire partecipazioni extracurricolari. Ma quel giorno, in quel luogo, c’era un’urgenza più forte: parlare di salute mentale. Con loro. Non solo di loro.

Il convegno, promosso da UNICEF Alto Adige e ASSB, si è presentato fin dal titolo come una presa di posizione: “La salute mentale è un diritto. Giovani, i loro bisogni e contributi (spesso trascurati)”. E già il sottotitolo valeva una dichiarazione politica. Perché sì, di salute mentale si parla (sempre più spesso, per fortuna) ma quanti davvero ascoltano i giovani, con attenzione autentica, senza soluzioni preconfezionate?

“Il 40% dei ragazzi ha un disturbo psichico. Ma solo il 6% è trattato” – ha esordito Hubert Messner, assessore provinciale alla salute. Numeri che fanno tremare. E che trovano eco nella voce della dott.ssa Francesca Schir, presidente dell’Ordine degli Psicologi dell’Alto Adige, che ha ricordato: “La salute mentale è un diritto… ma rischia di diventare un privilegio. Non possiamo permettercelo”. C’è chi si ritira dalla scuola, chi vive l’ansia come un compagno di banco invisibile, chi sente di dover “valere qualcosa”. E poi, c’è la solitudine. Una solitudine acuita da un mondo che corre, che promette tutto ma non dà radici. “Da una parte abbiamo tutte le possibilità del mondo – ha continuato Schir – dall’altra non ci siamo mai sentiti così soli”.

“CHIEDIMI COME STO”

Schir ha raccontato di una ragazza che un giorno le ha detto: “Qualche volta mi piacerebbe che qualcuno mi chiedesse come sto. E che mi ascoltasse. Senza già avere la risposta pronta.” È qui che si gioca la sfida educativa. Non sulle diagnosi, ma sulle relazioni. Sul diritto a esistere in un mondo che ti riconosca.

Un diritto che riguarda anche le famiglie, come ha sottolineato Liliana Di Fede, direttrice di ASSB: “La salute mentale è “normale”. Fa parte della storia di vita di molti di noi. Le famiglie si sentono in colpa, ma non dovrebbero. Mi sentirei in colpa per essermi rotto una gamba?” Tra gli interventi, anche quello vivace e interattivo di Lorenzo Tondo, che ha rovesciato una delle domande più gettonate tra gli adulti: “I videogiochi fanno male?” La risposta? Dipende. Dipende dal contesto, dalla finalità, dal modo in cui vengono usati.

“Immaginate un ragazzo di 16 anni, depresso. Per lui il gioco di ruolo può diventare uno strumento terapeutico, uno spazio protetto dove esplorarsi. E ci sono studi in psichiatria che lo confermano”. E se il linguaggio cambia, è bene ascoltarlo. Come hanno fatto Samy, Manuel e Andrea, tre giovani videomaker che hanno presentato un cortometraggio di grande impatto. “Ci siamo divertiti a realizzarlo” – hanno detto. Ma quel divertimento ha creato un velo di emozione oltre che gli applausi più sonori della mattinata.

Subito dopo: un podcast, un fumetto, dei cartelloni sul bullismo. Tutto frutto del lavoro delle classi dell’IIS Claudia de’ Medici. Spazi creativi, certo, ma soprattutto spazi di protagonismo. A conclusione della mattinata, la parola è passata alla rete dei servizi territoriali. Il dott. Michael Rainer, responsabile dello sportello Young+Direct, ha detto chiaro: “Il problema non è solo che pochi chiedono aiuto. Il problema è: dove sono tutti gli altri?”. Ci vuole coraggio a chiedere. Ma anche responsabilità, da parte degli adulti, nel creare un clima in cui chiedere non sia un atto di debolezza, ma di consapevolezza. Lo hanno ribadito anche le voci dello Jugenddienst Merano, del Forum Prevenzione, dello Streetwork Bolzano, dello sportello di consulenza psicologica scolastica, e infine della Garante per l’infanzia e l’adolescenza che hanno partecipato alla tavola rotonda conclusiva. Parlare di salute mentale non è una moda, né un lusso. È una questione di diritti fondamentali. E non solo per i “giovani fragili”, ma per chiunque viva in questo tempo confuso, dove futuro e incertezza sembrano sinonimi. In fondo, come diceva Winnicott, “esistiamo sempre in relazione con qualcuno”. La salute mentale non è una faccenda individuale: è il riflesso delle nostre relazioni, del tessuto sociale che costruiamo. Nessun convegno può risolvere tutto. Ma può ricordarci che la salute mentale non è solo un diritto da rivendicare, ma anche un dovere verso noi stessi, come dicevano i ragazzi in sala.  Un dovere che comincia con un gesto semplice: chiedere all’altro, senza fretta né giudizio, “come stai?” E restare lì, in ascolto.

Autore: Marco Valente

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