Tre parole, semplici e potenti: meraviglia, metodo, restituzione. Sono il cuore di un nuovo progetto intitolato Science in depth e che, da settembre, entrerà nelle scuole medie.
“L’idea” mi racconta Alessandro Gelmi, volto del progetto “è quella di dare ai ragazzi gli strumenti per fare ricerca su un argomento che li interessa davvero. Non una ricerca veloce e superficiale, ma un’indagine che vada a fondo”.
Sorrido, ricordando gli sguardi persi dei miei studenti durante le lezioni di storia (giuro, interessantissime). Alessandro, come se mi leggesse nel pensiero, rilancia: “Io li aggancio con un piccolo trucco”.
“Quale?”.
“L’AI. ChatGPT, per capirci. In aula informatica, faccio scegliere a ognuno un tema scientifico qualsiasi — dalle formiche ai vulcani — e li invito a interrogare la macchina per scoprire i fatti più strani, misteriosi, inquietanti o raccapriccianti. Così, ad esempio, scoprono che esistono formiche zombie. A quel punto devono scegliere tre fatti, quelli che io chiamo ‘pepite d’oro’: i più curiosi o divertenti. Nella seconda fase devono poi inventare altri tre fatti e mischiarli ai veri, per poi sfidarmi a indovinare quali sono reali e quali inventati. Se indovino, vinco io. Se no, vincono loro”.
Me li immagino già, i miei ex studenti, pronti a tutto pur di ‘battere la prof’.
“Li farà impazzire”, commento.
“Esatto. E quando sono belli carichi, passo alla fase cruciale: quella analitica”. Qui il divertimento diventa metodo. Per ognuna delle tre ‘pepite d’oro’ selezionate nella prima fase, i ragazzi devono formulare tre domande di ricerca.
“Li farò riflettere” spiega Alessandro “su come cambia il senso di una domanda modificando anche solo una parola, ovvero come, cosa o quando possono aprire strade completamente diverse. In questa fase potremo esplorare miti popolari, storia, opere d’arte collegate all’argomento”.
È il momento in cui entrano in gioco la selezione delle fonti, la verifica dell’attendibilità, la capacità di distinguere fatti e opinioni.
“Non c’è però il rischio” – chiedo – “che alla fine chiedano tutto a ChatGPT senza imparare a fare davvero ricerca?”.
“No, perché toglierò all’AI la magia che credono abbia. ChatGPT è creato per generare risposte, non per forza corrette. Se ne renderanno conto quando vedranno — con il mio aiuto — che spesso si contraddice, sbaglia o dà versioni diverse della stessa cosa. Capiranno che per fare ricerca servono altre fonti: internet, i libri, i professori”.
“Con questa lezione renderai felici tutti i docenti”, dico. Alessandro ride, poi conclude: “Per me la meraviglia è il motore. Se qualcosa ti affascina o ti disturba, vuoi saperne di più. Il metodo serve a dare struttura e profondità a questa curiosità. Senza metodo si resta in superficie”.
La fase finale è la restituzione: i ragazzi diventano divulgatori, raccontando le loro scoperte non solo ad Alessandro, ma a tutta la classe. Un passaggio che li trasforma in protagonisti della conoscenza, capaci di condividere ciò che hanno imparato.
Dal primo “lo chiedo a ChatGPT” a un percorso di analisi critica, fino alla presentazione pubblica: Science in Depth è un viaggio che parte dalla curiosità e arriva al pensiero critico.
E che, tra un sorriso e una sfida all’insegnante, insegna il mestiere più antico del mondo: farsi domande e cercare risposte.
Autrice: Giulia Artemisia Buonerba