“Il floorball mi ha fatto viaggiare, ma anche crescere e cantare l’inno”

Attualità | 24/7/2025

Da Bolzano alla nazionale italiana, passando per la Svezia e l’Austria: a soli 24 anni, Vincent Manzardo è un esempio di passione, disciplina e internazionalità. Lo abbiamo intervistato per farci raccontare il suo percorso, tra studio e sport, e per scoprire da vicino il mondo ancora poco conosciuto del floorball.

Raccontaci in breve chi sei… quanti anni hai, dove sei cresciuto.

Sono nato il 17 marzo 2001 a Bolzano, dove sono cresciuto in una famiglia numerosa, con tre fratelli, e ho completato lì tutto il mio percorso scolastico. È una città che mi è piaciuta molto come luogo in cui crescere. A 19 anni mi sono trasferito in Svezia, a Malmö, dove ho giocato per il Malmö Floorball Club e ho iniziato gli studi in relazioni internazionali all’università.

Dove ti trovi adesso e cosa stai facendo?

Attualmente vivo a Vienna, dove gioco nel Wiener Floorball Verein e studio all’Accademia Diplomatica. Vienna è una città fantastica, e anche l’ambiente universitario è perfetto per me. La squadra in cui gioco è composta soprattutto da studenti austriaci, e sono stati tutti molto accoglienti, il che ha reso facile ambientarmi.

Quando ti sei avvicinato al floorball?

A 15 anni. Fino a quel momento praticavo ciclismo, ma durante la pausa invernale sentivo il bisogno di fare qualcosa di diverso per mantenermi in forma. Un amico mi ha invitato a provare un allenamento di floorball e… non sono più tornato indietro.

Chi ti ha portato a provarlo e cosa ti ha colpito?

È stato Alessandro Russo, difensore dell’SSV Bolzano/Bozen e ancora oggi un mio grande amico. Fin da subito ho percepito un bellissimo equilibrio tra serietà e divertimento: ogni allenamento era divertente. E poi era il mio primo sport di squadra: mi sono subito innamorato di tutto ciò che ruota intorno a una squadra – dalle trasferte alle cene insieme.

Cosa ti piace di più di questo sport?

La velocità del gioco e la fisicità. Con 15 giocatori disponibili, i cambi sono continui e il ritmo resta sempre altissimo per tutti i 60 minuti.

Con che squadra giocavi a Bolzano? Com’è la cultura del floorball qui?

A Bolzano ho giocato con l’SSV Diamante Bozano/Bozen, la squadra più titolata d’Italia. In generale, in Italia il floorball è ancora uno sport di nicchia, ma in Alto Adige è leggermente più conosciuto, anche grazie alla popolarità dell’hockey su ghiaccio. 

Quali sono le principali differenze tra il floorball e l’hockey su ghiaccio?

Nel floorball si gioca con una pallina in plastica forata, non con un disco. La stecca è più corta e leggera, e si gioca con scarpe da ginnastica. Il campo è più piccolo e, tranne il portiere, non ci sono protezioni. Le balaustre nel floorball sono più basse, quindi non ci sono cariche come nell’hockey, ma il contatto corpo a corpo c’è eccome.

Hai indossato la maglia della nazionale più volte: che emozioni si provano?

Emozioni fortissime, ogni volta. Fin da piccolo sognavo di cantare l’inno e rappresentare l’Italia. Il floorball mi ha dato questa opportunità. A febbraio scorso abbiamo sfiorato la qualificazione al mondiale per un solo gol nella differenza reti. Una delusione che però mi motiva ancora di più a riprovarci.

Quali sono i tuoi obiettivi per il futuro?

Dal punto di vista sportivo, riconfermare la vittoria del campionato austriaco con la mia squadra e continuare il percorso in nazionale. A livello personale, voglio godermi appieno l’ultimo anno da studente e poi entrare con entusiasmo nel mondo del lavoro.

Autore: Niccolò Dametto

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