Vi proponiamo un’Intervista a Petra Überbacher, per lunghi anni presidente dell’associazione delle guide e degli accompagnatori turistici dell’Alto Adige, che recentemente si è dimessa dalla guida del sodalizio. Überbacher racconta il suo mestiere e regala anche un aneddoto curioso, che riguarda l’ultima dimora bolzanina di un discendente di… Dracula.
Ogni anno Bolzano accoglie migliaia di turisti, attratti dal suo fascino alpino, dalla sua storia ricca e stratificata, e da itinerari culturali che vanno ben oltre il classico centro storico. A raccontarcelo è Petra Überbacher, per lunghi anni presidente dell’associazione delle guide e degli accompagnatori turistici dell’Alto Adige, che recentemente si è dimessa dalla guida del sodalizio
“Esiste un giro classico che tutte le guide conoscono – spiega – ma spesso lo si adatta per evitare l’affollamento e per venire incontro agli interessi dei gruppi. Per esempio, se c’è molta gente in centro, si può deviare il percorso per offrire un’esperienza più tranquilla e personalizzata”.
Il tour tradizionale si snoda tra Piazza Walther e i Portici, passando per il Duomo, le chiese dei Domenicani e dei Francescani, Piazza delle Erbe. Ma non mancano richieste più particolari: “Recentemente ho accompagnato un gruppo di urbanisti olandesi – racconta Überbacher – interessati allo sviluppo urbano del Novecento. Li ho portati nella parte nuova della città, fino alla zona industriale. Ogni visita è un’occasione per raccontare una Bolzano diversa”.
La guida turistica, dunque, non è solo una voce narrante del passato, ma anche un ponte tra culture. “Chi arriva per la prima volta a Bolzano conosce poco del suo contesto storico-politico, soprattutto riguardo al Novecento – spiega. Se parlo dei Romani, tutti sanno qualcosa. Ma se chiedo perché l’Alto Adige sia diventato italiano, trovo spesso silenzio. Sta a noi spiegare anche queste cose, come l’autonomia o la coesistenza linguistica”.
E proprio durante una di queste visite, può capitare di imbattersi in una storia davvero insolita: quella di un principe moldavo, sepolto a Bolzano, che sarebbe nientemeno che il pronipote del Conte Dracula.
“Sì, è tutto vero – conferma Petra Überbacher –, si chiamava Petru Schiopul, ovvero Pietro lo Zoppo, principe di Moldavia nel XVI secolo. Era un uomo colto, poliglotta, amante della musica. Dopo essere stato deposto e aver trovato rifugio presso gli Ottomani, visse in esilio tra Ungheria e Grecia, prima di giungere a Bolzano, a Castel Novale, grazie all’intercessione del Landeshauptmann Kuepach, in rapporti con l’imperatore Rodolfo II”.
Petru morì a Bolzano nel 1594 e fu sepolto nel convento dei Francescani. La sua lapide, ancora oggi visibile a destra della grotta di Lourdes con la Madonna vicino all’ingresso della chiesa, mostra l’uro – antico bovino estinto simbolo della Moldavia – e un diavolo, entrambi elementi ricchi di suggestione.
Ma qual è il legame con il leggendario Conte Dracula? “Petru Schiopul era suo pronipote – precisa Überbacher. Il ‘vero’ Dracula, Vlad III l’Impalatore, fu reso celebre dal romanzo di Bram Stoker, che però trasformò una figura storica in un personaggio mitico, assetato di sangue. In realtà, Dracula era un nome reale, che lui stesso usava nei documenti dell’epoca. Deriva dal termine greco derkomai, che significa ‘guardare con occhi cattivi’, e da qui anche l’associazione con il diavolo”.
Così, accanto ai racconti delle guide turistiche su cattedrali, portici e autonomie, si affaccia anche la storia dimenticata di un principe dell’Est, colto e perseguitato, il cui sangue reale – e forse un po’ leggendario – scorreva dalle corti di Costantinopoli fino al convento dei Francescani di Bolzano, dove oggi una lapide ricorda il suo passaggio.
Autore: Till Antonio Mola