“Cervelli in fuga”: perché molti giovani decidono di lavorare all’estero?

Attualità | 10/7/2025

Lo chiediamo a Jacopo Prescianotto, che si è laureato in triennale all’Università di Trento e ha frequentato un corso magistrale diviso tra Madrid e Rennes. Ora vive a Berlino dove lavora in una start-up nel mercato dell’energia.

Qual è la tua professione?

La start-up in cui lavoro produce un software per il mercato del gas naturale liquido. Io svolgo molti ruoli differenti: passo, quindi, dal settore business a quello più tecnico dello sviluppo del software in base alle necessità.

Come sei arrivato a Berlino e a questa posizione?

Tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024 ero alla ricerca di un tirocinio, obbligatorio per il mio corso di laurea. L’obiettivo era trovarlo in Spagna oppure nella Svizzera tedesca, meta appetibile, dove avrei avuto il vantaggio del tedesco imparato a Bolzano e la vicinanza all’Alto Adige. La ricerca è stata molto complicata e mi ha sorpreso la quantità di porte chiuse che ho incontrato. L’opportunità nella capitale tedesca è arrivata per caso tramite un messaggio su LinkedIn: in una settimana ho firmato il contratto. Ho fatto i miei sei mesi di tirocinio e il giorno seguente alla sua conclusione ho potuto iniziare a lavorare per l’azienda come full time indeterminato. 

Pensi che avresti potuto trovare una posizione simile in Italia?

È difficile paragonare l’Italia all’estero. L’unico luogo forse paragonabile a livello di opportunità è Milano. Tuttavia il rapporto tra il costo della vita e il salario per posizioni simili, per come conosco io la situazione milanese, è peggiore rispetto a quello che si può trovare nel resto d’Europa. Questo è importante, soprattutto per un giovane a inizio carriera che non ha molti soldi messi da parte e cerca una stabilità. 

La tua idea era rimanere all’estero sin dall’inizio?

La mia idea era studiare e fare il tirocinio all’estero per un periodo limitato. Vivendo all’estero e iniziando a conoscere le opportunità offerte da altri paesi in relazione ai miei progetti mi sono reso conto che tornare in Italia nel breve periodo non conviene. Tornerei per la famiglia e i miei cari però dovrei rinunciare a grandi opportunità. Io amo l’Italia e cerco di tornare a casa spesso avendo anche la possibilità di lavorare in smart working. Mi mancano i miei parenti e i miei amici di sempre però il mio obiettivo è trovare un lavoro che mi piaccia e che mi faccia sentire realizzato cosa difficile da raggiungere in Italia. Ho trovato la mia strada all’estero, per ora. Al momento non vedo l’Italia come un luogo che mi possa dare le stesse possibilità nonostante la voglia di tornare e contribuire in maniera positiva alla crescita del mio Paese. Non è facile andare via, lo si fa perchè si cerca qualcosa che a casa purtroppo non si può trovare, vorrei poter avere le stesse possibilità in Italia per poter stare vicino alla mia famiglia e ai miei amici e vivere nel paese che amo nonostante i suoi difetti; la voglia di tornare e portare la mia esperienza c’è, ma si scontra con la probabilità di dover penalizzare altri aspetti della vita altrettanto importanti.

Com’è il trattamento riservato ai giovani appena laureati in Germania?

Appena arrivato in Germania ero insicuro e mi chiedevo se sarei stato all’altezza del lavoro però con la sicurezza delle mie capacità. Questa mia sicurezza di avere delle competenze e la capacità di apprenderne di nuove è sempre stata altamente ricompensata. Non sono mai stato penalizzato per il mio essere giovane e non ho mai ricevuto un trattamento diverso perché ero quello con meno esperienza. Con il tempo ognuno ha la possibilità di ritagliarsi il proprio spazio senza partire con un debito iniziale. Qua mi sento valorizzato per ciò che so fare ora e le responsabilità proporzionate a questo mi vengono sempre date. Questo mi dà un incentivo a continuare a migliorare. 

Autrice: Anna Michelazzi

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