Agial-generazioni: storie di comunità a Don Bosco

Attualità | 10/7/2025

La giovane Salma Sammah intervista Leila e Naima, dell’Associazione Agial-GenerAzioni, fondata per dare uno spazio inclusivo e accogliente alla comunità di immigrati che vivono a Bolzano in Via Cagliari.

Come è nata la vostra Associazione?

è nata in modo spontaneo, osservando quotidianamente i bambini del quartiere via Cagliari, molti figli di famiglie straniere, che passavano il tempo per strada senza attività educative. Preoccupate per l’abbandono scolastico, io e la mia collega Naima, che conosce bene molte famiglie, abbiamo creato uno spazio sicuro e accogliente dove i bambini potessero sentirsi valorizzati e non giudicati. Abbiamo iniziato con attività semplici, come giochi con regole e momenti di condivisione. La risposta positiva di bambini e genitori ci ha portate a fondare ufficialmente l’Associazione “Agial GenerAzioni”, grazie anche al supporto burocratico dell’Associazione “La Strada–Der Weg”.

Quali sono gli obiettivi e le attività principali dell’Associazione?

Cerchiamo di offrire un ambiente sicuro e educativo ai bambini del quartiere Don Bosco, in particolare a chi ha difficoltà con l’italiano o manca di sostegno familiare. Vogliamo che ogni bambino si senta visto e rispettato, e teniamo molto a insegnare anche la lingua araba per mantenere il legame con le proprie radici. Organizziamo incontri con giovani marocchini di Bolzano che raccontano le loro esperienze per ispirare i più piccoli. Attraverso letture, giochi, attività artistiche e manuali, insegniamo anche valori come il rispetto, la gentilezza e la pazienza. Il dialogo e l’ascolto sono fondamentali nel nostro approccio educativo.

Quali difficoltà avete incontrato nel portare avanti il progetto?

La burocrazia italiana è stata complessa, soprattutto per noi che non siamo madrelingua. Nonostante il mio dottorato in economia in francese, adattarmi al sistema italiano non è stato semplice. Anche la mancanza di fondi ha reso difficile l’inizio. Inoltre, guadagnare la fiducia delle famiglie è stata una sfida: all’inizio alcune erano diffidenti e i bambini spesso provenivano da contesti familiari con poca educazione di base. Noi non giudichiamo, ma lavoriamo con impegno, imparando e crescendo insieme.

Come fate per coinvolgere altre donne nel progetto?

Non è facile perché siamo ancora poco conosciute fuori dal quartiere. Ci affidiamo al passaparola delle mamme che partecipano con i loro bambini o ai corsi di italiano e tedesco che offriamo, per aiutarle a sentirsi più autonome e sicure. In futuro prevediamo di usare maggiormente i social per farci conoscere e attrarre giovani volontarie desiderose di contribuire.

Che cosa significa per voi far parte di questa associazione?

Questa esperienza dà un senso profondo al nostro essere donne, madri e cittadine. Non vogliamo solo aiutare i bambini, ma anche cambiare la percezione della città sulle famiglie straniere. Crediamo molto nell’Associazione e vediamo i primi risultati: bambini più felici, genitori che si fidano, donne che si aprono. Questo ci dà speranza e ci fa sentire parte di una comunità in evoluzione.

Autrice: Salma Sammah COOLtour

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