Teatro Stabile: la cultura come un servizio

Attualità | 26/6/2025

La nuova stagione del Teatro Stabile si avvicina. La campagna abbonamenti – in corso fino al 12 ottobre – sta andando benissimo, ma ci sono ancora ancora posti disponibili. Il calendario degli spettacoli che si svilupperà tra la fine del 2025 e la prima parte del 2026 sarà come sempre ricchissimo e ve lo abbiamo presentato nel dettaglio nello scorso numero del nostro giornale. Della salute del Teatro Stabile ne parliamo invece oggi con il direttore, Walter Zambaldi.

Quest’anno si sta rivelando un vero successo la campagna abbonamenti, vero?

è proprio così. Abbiamo dei numeri eccezionali per quanto riguarda i rinnovi degli abbonamenti. Su Bolzano abbiamo una base di 2000 abbonati in crescita. Sono poi 150 a Vipiteno, 110 a Brunico, 230 a Bressanone e 300 a Merano.Si tratta di cifre veramente alte rispetto ad altri territori di riferimento. A Roma dovrebbero essere 80.000 gli abbonati, in proporzione. La prospettiva è dunque quella di un tutto esaurito anche per la prossima stagione. E riuscire ad esaurire il Teatro Comunale dal giovedì alla domenica, con 13/14 spettacoli all’anno è davvero una cosa importante. 

Quali sono i motivi di questo successo?

La progettualità, il concepire il teatro come servizio pubblico, lavorare sulla grandissima qualità delle produzioni, essere appetibili dal punto di vista produttivo sia a livello nazionale che a livello locale. Occorre naturalmente promuovere una confidenza con il teatro fin dalle generazioni più giovani. Non si deve mollare una virgola sulla necessità che la gente possa accedere agli spettacoli, non elaborando una proposta troppo d’élite e nello stesso tempo però non seguendo troppo le logiche del mercato. Insomma: bisogna riuscire a fare una fotografia reale del teatro contemporaneo e produrlo essendone i fautori.  

è una medaglia con tante facce, virtuose.

Sì e poi quando per tanti anni si vendono bene gli spettacoli prodotti agli altri teatri, si ha anche la possibilità di aumentare l’attività, investendo. Noi abbiamo giustamente l’obbligo del pareggio di bilancio e riuscire a distribuire virtuosamente i nostri spettacoli sul territorio nazionale è un fattore molto importante in questo senso.  Ci sono poi continue sinergie e collaborazioni con i principali teatri d’Italia. Questo il pubblico lo sente. Sa che a Bolzano la stagione è di alto livello, tra l’altro a fronte di prezzi che non hanno pari rispetto al resto d’Italia. 

Al di là della stagione, il Teatro Stabile porta avanti tutta una serie di progetti collaterali. Quanto sono importanti per voi?

Sono fondamentali, stanno nel mondo reale e completano la nostra presenza nelle viscere della società, nel suo tessuto civile. Il nostro compito è proprio quello di lavorare con la cittadinanza. 

Il nostro compito non è solo quello di aspettare la gente in teatro, ma anche di andare da lei. Questo perché non siamo un teatro commerciale bensì progettuale. è il motivo per cui frequentiamo ad esempio le carceri e le case di riposo. Portiamo dell’aria da respirare. Collaboriamo con molte realtà per utilizzare il teatro come strumento e non come puro intrattenimento. Nelle scuole siamo diventati materiali scolastica.

Interessante è anche il vostro slogan di quest’anno che definisce il teatro “il social più antico del mondo”. Ognuno di noi può fare una riflessione personale sul proprio modo di stare al mondo…

Sì, molti pensano di stare al mondo ma magari non lo sono in realtà. L’intimità sociale che si vive nel rito collettivo è vera perché ti riguarda come essere umano, ma è anche sociale perché hai vicine delle persone che respirano insieme a te. 

Proseguono le collaborazioni con le realtà del territorio? 

Sì, la lista è infinita e ogni anno la integriamo.

Qual è l’età media del vostro pubblico?

Il pubblico giovane è in continuo aumento. Penso sia anche il frutto delle iniziative che proponiamo nella piattaforma  Officina Teatro che ogni anno raggiunge 45.000  studenti e studentesse in tutta la provincia. 

Avete un grande supporto da parte degli enti pubblici?

Sì, Provincia, Comune, Regione e Ministero. Al Ministero dobbiamo garantire quantità e qualità e il nostro lavoro viene passato al setaccio ogni giorno. Non possiamo sbagliare nulla ed è giusto così. I numeri che dobbiamo fare preservano dei requisiti che valgono sia a livello territoriale che nazionale. Dobbiamo tenere sulla tradizione e innovare nello stesso tempo. La nostra è una funzione complessa. Rispetto a un megaconcerto da 100.000 spettatori con tutto il suo forte impatto, noi di spettatori in un anno ne facciamo 250.000, ma attraverso un lento… rilascio di cultura.

Sono dosi omeopatiche? 

Sì, ma in realtà neanche tanto, visto che i nostri spettacoli in sala grande vengono visti in media da 3.000 persone. Abbiamo più spettatori noi che il Calcio Südtirol. Sono dati SIAE. Il teatro è un servizio, un antico mestiere fatto da persone che condividono sul palcoscenico delle storie con la città. è una cosa molto poetica, dalla tradizione millenaria e che non può essere persa.

Autore: Luca Sticcotti

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