Camaçari – Brasile: dove manca tutto, arriva l’arte

Attualità | 15/5/2025

In un angolo del Nord-Est del Brasile – a Camaçari, nello Stato della Bahia, dove povertà, razzismo, violenza e disuguaglianze sembrano aver spento ogni sogno – un progetto educativo ha acceso una scintilla di speranza. Un’iniziativa che, lontano dai riflettori, sta cambiando davvero le cose. Si chiama “Educare con l’arte: i diritti di tutte le bambine, i bambini e gli adolescenti”, ed è il cuore pulsante di una rivoluzione silenziosa, culturale e sociale, che sta restituendo futuro, dignità e bellezza a 183 giovani delle periferie di Camaçari. Il progetto è coordinato dalla meranese Delia Boninsegna, che ormai da 54 anni vive in Brasile.

Questa città, incastonata tra le coste atlantiche e la grande area industriale di Salvador, è una terra di contrasti. Alla ricchezza del polo petrolchimico e del turismo balneare, si contrappongono quartieri in cui mancano servizi essenziali, l’istruzione pubblica è fragile, le famiglie vivono in condizioni di estremo disagio, e molti bambini e adolescenti sono costretti ad abbandonare la scuola per contribuire al sostentamento familiare. Qui, dove lo Stato spesso arretra, sono le associazioni a farsi carico della tutela dei più fragili.

Il progetto, ideato e promosso dall’Associazione Don Paolo Tonucci – Apito (Italia) in collaborazione con la storica sede brasiliana attiva da oltre 25 anni, si è trasformato in pochi mesi in un punto di riferimento educativo e umano. La sua realizzazione è stata possibile grazie al finanziamento della Provincia autonoma di Bolzano, che ha creduto fin da subito nella sua potenza trasformativa, stanziando 41.660,48 euro (di cui il 65,31% coperto dalla Provincia e il restante dall’Associazione).

L’adesione è stata massiccia e immediata: oltre 433 richieste per soli 150 posti disponibili, a testimonianza della sete di cultura, formazione e protezione da parte delle famiglie locali. Alla fine, sono stati selezionati 74 bambini e 109 adolescenti, che oggi frequentano le attività nella sede storica dell’associazione e nella scuola dell’infanzia Apito, riqualificata per l’occasione.

I GIOVANI AL CENTRO DI TUTTO

Ma non si tratta semplicemente di un doposcuola. È una comunità educativa, un luogo in cui arte, scienza, gioco e linguaggio diventano strumenti di emancipazione. I corsi attivati sono tanti e vari: robotica e sviluppo sostenibile, flauto, danza, teatro, percussioni, lettura e scrittura creativa, lingua italiana, giochi interattivi. L’approccio è inclusivo, dinamico, multidisciplinare. Al centro di tutto, la persona: i ragazzi e le ragazze, con la loro unicità e le loro fragilità.

Una psicologa affianca regolarmente le attività, guidando momenti di riflessione collettiva su temi che fanno parte della quotidianità ma che spesso rimangono taciuti: la fame, la violenza domestica, il lutto, il razzismo, la mancanza di lavoro, l’abbandono scolastico, il peso di vivere in comunità marginalizzate. 

Il progetto aiuta a dare un nome al disagio, ma anche a trovare risposte concrete, costruendo reti di sostegno tra pari, famiglie e educatori.

“L’arte qui non è un lusso, ma una via per vivere meglio”, racconta Delia Boninsegna, presidente di Apito Brasile. “Quando vediamo questi bambini sorridere, ballare, suonare, discutere di giustizia e diritti, capiamo che qualcosa sta davvero cambiando. Vogliamo sperare però che tutto ciò sia solo l’inizio, perché trattandosi di un progetto annuale non vorremmo che questo immenso lavoro poi vada svanendo”.

TROVARE LA FORZA INTERIORE

Per questo il progetto vuole lavorare intensamente sull’empowerment giovanile, sulla forza interiore delle ragazze e dei ragazzi che deve trovare lo spazio per emergere affinché l’effetto virtuoso dell’azione possa avere un effetto moltiplicatore tra i giovani. 

È necessario credere nei giovani e dare fiducia che siano loro stessi i protagonisti del cambiamento. 

Rimane fondamentale che le istituzioni, italiane e brasiliane, riconoscano il valore strutturale di questi percorsi e li sostengano nel tempo per raggiungere il maggior numero di giovani.

Il progetto ha avuto anche un impatto occupazionale e professionale: sono stati creati oltre dieci nuovi posti di lavoro tra educatori, operatori e formatori, valorizzando risorse locali e stimolando un’economia solidale fondata sulla cultura e sull’educazione.

A livello istituzionale, Apito si impegna attivamente nei Consigli per i Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza e partecipa alla rete delle scuole comunitarie, promuovendo politiche inclusive, sostenibili e radicate nel territorio. 

È un lavoro complesso, che parte dal basso ma si proietta verso il cambiamento sistemico, in un Brasile che ancora fatica a garantire uguali diritti a tutti i suoi cittadini.

Il merito di questo piccolo grande miracolo sociale è anche della Provincia autonoma di Bolzano, che ha scommesso su una visione educativa integrata e umana. Un gesto concreto che ha superato i confini geografici, culturali e linguistici, per dire che l’infanzia e l’adolescenza vanno protette ovunque, e che l’arte non è solo bellezza, ma giustizia, diritto, futuro.

Autrice: Chiara Caobelli

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