Cosa ti ha spinto a scegliere proprio Dublino per il tuo anno all’estero? È stata una scelta casuale o avevi già un interesse per l’Irlanda?
In realtà, l’Irlanda non è stata la mia prima scelta per l’anno all’estero. Fin dall’inizio, il mio obiettivo principale era il Canada, un paese che, per diversi motivi, mi ha sempre affascinato. Il suo sistema scolastico è molto simile a quello americano, ma con standard generalmente più elevati. Questo lo rendeva interessante per me, sia per migliorare il mio inglese, sia per ricevere un’istruzione di qualità. Tuttavia, dopo essermi informato meglio, mi sono reso conto che il costo di un intero anno in Canada era decisamente troppo alto.
Anche considerando la possibilità di ottenere una borsa di studio, l’investimento complessivo sarebbe stato comunque molto impegnativo. Per questo motivo, ho dovuto valutare alternative più accessibili, anche dal punto di vista amministrativo.
A quel punto l’Irlanda è diventata la mia seconda opzione e mi sono reso conto che aveva alcuni elementi di interesse. Innanzitutto, è un Paese anglofono; in secondo luogo, il fatto che faccia parte dell’Unione Europea semplifica notevolmente tutti gli aspetti burocratici. Un altro aspetto che ha influenzato la mia scelta è stato il tipo di programma offerto dalle agenzie di scambio: l’Irlanda è molto flessibile e consente di tornare in Italia per le festività e anche i genitori possono venire a trovarti. Sapere di poter rivedere la mia famiglia durante l’anno mi dava maggior sicurezza.
Com’è stato il tuo primo impatto con la scuola e il sistema scolastico irlandese? Ci sono grandi differenze rispetto all’Italia?
Sì, il sistema scolastico irlandese è molto diverso da quello italiano. Prima di tutto, in Irlanda sono gli studenti a scegliere le proprie materie di studio (come accade in università) e nel caso di studenti d fuori la scelta si basa solitamente sulle materie del proprio indirizzo scolastico. Frequentando il Liceo Scientifico Torricelli, infatti, ho potuto selezionare biologia, fisica, chimica e geografia (che in realtà per come è affrontato è più simile alla nostra Scienze della Terra). Un’altra grande differenza è il rapporto tra studenti e insegnanti: in Irlanda non esiste il formalismo italiano del “professor” e del “lei”, tutti si chiamano per nome.
Inoltre, il loro percorso scolastico è strutturato diversamente: non hanno la scuola media, ma fanno sei anni di elementari e sei anni di superiori. C’è anche il cosiddetto Transition Year, un anno “di transizione” tra il Junior Certificate e il Senior Certificate, in cui gli studenti non devono sostenere esami e si dedicano a esperienze pratiche e attività extrascolastiche. È facoltativo, e infatti alcuni scelgono di saltarlo e terminare la scuola prima.
Vivere lontano da casa per così tanto tempo è una sfida. Qual è stata la cosa più difficile da affrontare e cosa, invece, ti ha sorpreso in positivo?
Sì, è sicuramente una sfida, anche se io mi sono adattato abbastanza in fretta, preso dall’entusiasmo per la novità. Però so che per molte persone il distacco può essere difficile da superare. Per me è stata più complicata la socializzazione. Prima di partire pensavo che, essendo “l’italiano nuovo della scuola”, tutti sarebbero stati curiosi di conoscermi. In realtà non è stato così. Gli studenti hanno già i loro gruppi consolidati e non è facile inserirsi. Inoltre, ho notato che qui in Irlanda i ragazzi escono meno rispetto all’Italia: molti preferiscono stare a casa e comunicare online.
Per quanto riguarda gli aspetti positivi, invece, sono rimasto sorpreso da quanto rapidamente sia migliorata la mia comprensione della lingua. Dopo poche settimane riuscivo già a capire quasi tutto, cosa che mi ha dato molta sicurezza. Un altro aspetto che ho apprezzato molto sono i paesaggi. Le scogliere, le spiagge immense e il mare al tramonto sono uno spettacolo unico, diverso da quello a cui ero abituato.
Cosa ti è mancato di più di Bolzano? Cosa di meno?
La cosa che mi manca di più sono sicuramente gli amici e la famiglia. Anche se l’esperienza all’estero è entusiasmante, ci sono momenti in cui ci si sente soli, ed è normale che questo porti a pensare a casa con nostalgia. Mi manca anche il modo in cui in Italia si vive la socialità. Da noi è normale uscire per un caffè, incontrarsi al bar, studiare insieme in un locale. In Irlanda, invece, questa abitudine non esiste molto. Il cibo italiano è inimitabile, e devo dire che è una delle cose di cui sento più la mancanza. Qui il cibo è molto diverso, e anche quando si trova qualcosa di italiano, il sapore non è mai lo stesso. Per questo molti studenti italiani all’estero si fanno spedire prodotti tipici da casa. Quello che invece non mi manca per niente è il tedesco! A Bolzano è una lingua indispensabile, ma io non l’ho mai amata particolarmente. Passare un anno senza doverla studiare è stata una sorta di liberazione. So che il prossimo anno dovrò riprendere in mano il tedesco, ma per ora mi sto godendo questa pausa.
Cosa hai imparato fino ad ora da questa esperienza? Senti di essere cambiato rispetto a quando sei partito?
Sì, mi sento molto cambiato e maturato. La cosa più importante che ho imparato è come adattarmi. Vivere in un altro paese significa dover trovare il proprio posto in un ambiente completamente nuovo, affrontare nuove abitudini, una lingua e una cultura diverse. All’inizio può sembrare difficile, ma poi ci si adatta in modo naturale. Ho anche sviluppato maggiore indipendenza e capacità di gestione del tempo. Qui ho dovuto organizzare la mia routine da solo, imparare a muovermi tra scuola e casa (che distano un’ora e mezza l’una dall’altra), gestire gli spostamenti e risolvere piccoli problemi quotidiani senza poter contare sempre sull’aiuto altrui. Un altro aspetto che mi ha fatto crescere è stato il rapporto con la famiglia ospitante. Inizialmente vivevo con una famiglia, ma dopo un mese ho capito che la situazione non era adatta a me e ho deciso di cambiare. Credo che un’esperienza come questa debba essere vissuta nel miglior modo possibile, e se ciò significa cambiare famiglia ospitante, è importante avere il coraggio di farlo. Infine, ho acquisito molta più sicurezza in me stesso. Prima di partire ero una persona piuttosto timida e ansiosa, mentre adesso mi sento più aperto, socievole e pronto ad affrontare nuove sfide senza paura.
Autrice: Salma, COOLtour