La solidarietà in un emporio

Attualità | 20/3/2025

Era il luglio 2020 quando apriva i battenti il primo emporio solidale di Merano, che oggi accoglie e accompagna circa 300 famiglie. “Passate a trovarci: le nostre porte sono sempre aperte, anche per chi vuole dare una mano”: è con questo invito che si conclude la bella chiacchierata con Donatella Balzarini, Anna Steinkeller, Sara Schena e Gioele Salvaterra, l’equipe che coordina l’emporio solidale “Tenda di Abramo – Abrahams Zelt”.

20 marzo, Giornata Internazionale della Felicità. Si potrebbe pensare che la felicità sia una meta, la bandiera piantata con fierezza sulla cima di una montagna altissima. Insomma, un punto di arrivo. O forse invece, più che cercarla, la felicità si costruisce, così come si costruisce una casa, con pazienza, con cura? In realtà il volontariato rende felici, sì, soprattutto se fatto con pazienza e con cura. Quando nasce senza aspettarsi nulla in cambio. Nessun premio. Nessun applauso.

Un’esperienza come quella della Tenda di Abramo si regge su questo principio: dono il mio tempo perché qualcun altro possa vivere più dignitosamente.

Qualcuno diceva: “Fai del bene e dimenticalo!” Una frase che è uno scossone in un mondo dalla generosità ostentata. Ma il vero volontariato è altro, non ha bisogno di telecamere. Lo conferma anche l’European Values Study (EVS) del 2017, che ha rilevato come l’impegno sociale sia direttamente legato a un maggior benessere e senso di appartenenza.

Se ci voltiamo indietro, il 2020 è senza dubbio un anno che molti di noi vorrebbero dimenticare. Ma è anche vero che durante quei mesi, quegli anni, a Merano ci fu chi non rimase con le mani in mano e cercò di dare una risposta concreta alla complessità della crisi, che non fu solo sanitaria ma anche sociale.

Le famiglie in difficoltà economica aumentavano velocemente e le distribuzioni viveri presenti sul territorio, nonostante l’imponenza del loro impegno, non erano più in grado di rispondere alla domanda crescente.

L’intuizione venne a un manipolo di volontari nei caldi pomeriggi di quell’estate che stava per cominciare. Il lancio ufficiale dell’emporio solidale avvenne in luglio e ora come allora il servizio apre due volte a settimana (martedì e venerdì) seguendo un meccanismo semplice e chiaro: prima c’è un colloquio per comprendere i bisogni reali, poi, in base alla composizione familiare, vengono assegnati un certo numero di punti da spendere nel corso del mese. In questo modo ognuno può scegliere gli alimenti di cui ha effettivamente bisogno, evitando così lo spreco e incentivando una pianificazione intelligente. Le risposte delle persone protagoniste alla chiacchierata verranno ora riportate come un’unica voce.

L’INTERVISTA

Cosa vi ricordate di quei primi momenti?

I primi incontri in cortile, tutti a debita distanza l’uno dall’altro. Poi la collaborazione con le parrocchie e con gli altri tavoli di distribuzione viveri, un po’ per unire le nostre forze ma anche per ottimizzare la distribuzione evitando doppioni, cioè famiglie (o singoli) che ritiravano pacchi da più distribuzioni. Eravamo sicuri di fare la cosa giusta ma anche titubanti, non era una cosa rilassante, ci si interrogava sul senso e sull’opportunità. Di fatto, aprivamo proprio mentre tutto il resto era chiuso. E poi l’idea di non preparare “semplici” pacchi ma permettere la scelta dei prodotti era davvero qualcosa di nuovo.
Il negozio ha permesso fin dall’inizio l’incontro e l’ascolto, tra noi volontari, tra noi e le famiglie e tra le persone in fila. Certo, non tutto è andato liscio, diciamo che la disciplina non era proprio il loro forte, e molte delle nostre energie le consumavamo a far mantenere le distanze.

Perché questo nome? Perché Tenda di Abramo?

Abramo è una figura di accoglienza per le tre religioni monoteiste, colui che accoglieva e donava gratuitamente. La Tenda di Abramo vuole essere infatti un luogo aperto a tutte e tutti dove fare esperienza di vera accoglienza.

Voi siete in quattro qui, ma non siete gli unici: quanti siete e quali sono le vostre mansioni?

Siamo circa una ventina. Volontari di diverse età, religioni e lingue. Un bel calderone di diversità. C’è chi va a recuperare il cibo una volta al mese al Banco Alimentare di Bolzano, ci sono i ragazzi di del laboratorio integrativo Work Up, c’è un’equipe (cioè noi) che coordina, ci sono i ragazzi del progetto Tic Tac Talent e del gruppo scout, e altri che all’occorrenza mettono a disposizione le proprie competenze.

Cosa vedete all’orizzonte? Siete ottimisti?

Essere ottimisti non è facile. Le storie delle famiglie che incontriamo ci rendono più realisti che pessimisti. Gli affitti, per esempio. Con una famiglia di 4 persone costretta a vivere in 34 mq per 1000 euro al mese, perché “o accetti queste condizioni o sei per strada”. Ci vorrebbe una visione più ampia, a livello politico, ma questo esce dalle nostre possibilità. Quando vediamo che una famiglia sta meglio, la invitiamo a camminare con le proprie gambe.
Una ventina di famiglie all’anno riescono a riprendere in mano la propria vita, ma è ancora poco. E poi anche noi incontriamo difficoltà molto pratiche: dopo due anni senza, è arrivato finalmente l’olio di oliva. Noi neanche ce lo riusciamo a immaginare di non trovare più l’olio al supermercato.

Senza parlare di ottimismo, secondo voi, perché ne vale la pena?

C’è chi ritiene tutto questo scontato, è vero, ma ci sono soprattutto persone molto grate, in particolare ciò che ci colpisce è la gratitudine dei bambini. Con molte di queste persone si è creato un legame, anche di fiducia. Entrano in negozio e ti piazzano il figlio neonato in braccio così da avere le mani libere per fare la spesa. Ti raccontano del colloquio di lavoro, delle avventure scolastiche dei figli. Sicuramente ci vuole anche un po’ di pazzia, della serie “ma chi ve lo fa fare”. La consapevolezza di fare qualcosa per persone che sono in una situazione di bisogno, beh, è questo ciò che conta.
E poi non credete, qua ci facciamo tante, sane e grasse risate, quindi: passate a vedere, le nostre porte sono sempre aperte, anche per chi vuole dare una mano!

Autore: Marco Valente

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