Elisa Morra è stata sostituto del direttore e responsabile della struttura prove funzionali dell’Unità Operativa Complessa di Cardiologia dell’Ospedale di Merano. Nell’ambito del club Soroptimist si è già spesa molto per porre l’accento sulle malattie cardiovascolari nel sesso femminile sottolineando come esse siano la prima causa di morte e ne ha evidenziato le differenze sia sul piano clinico che anatomopatologico rispetto al sesso maschile.
Dottoressa Morra lei è una cardiologa, qual è il corso di studi che conduce a questa difficile professione?
Dopo la maturità classica conseguita a Mantova dove abitavo, ho effettuato il successivo percorso di studi presso la università di Padova, scelta motivata dalla vicinanza alla residenza e dal prestigio dell’ateneo. Il corso di laurea è della durata di 6 anni cui è conseguito un periodo di tirocinio postlaurea e poi il corso di specializzazione in cardiologia della durata di 4 anni. Allora non esisteva ancora il numero chiuso per l’accesso alla facoltà, eravamo 3000 matricole, la selezione è stata molto dura con un numero elevato di abbandono, tanto che alla fine del corso ci conoscevamo tutti. Comunque nella nostra professione non si finisce mai di studiare e di imparare, l’aggiornamento deve essere continuo perché la medicina fa enormi passi sia in campo diagnostico che terapeutico.
Lei è emiliana, cosa la condusse a Bolzano e quando?
Potrei rispondere con il titolo di un libro, ovvero “va dove ti porta il cuore “. Ho conosciuto mio marito a Padova, frequentavamo lo stesso corso di studi, lui è di Bolzano, di madrelingua tedesca, aveva già conseguito il patentino di bilinguismo e vinto un concorso presso l’ospedale di Bolzano, per cui nel 1983 ci siamo sposati e da allora vivo a Bolzano.
Per la sua professione dovette studiare il tedesco? Fu dura? Quali strategie di studio le consentirono in breve tempo di ottenere il patentino?
Ho studiato il tedesco partendo dalle basi, ho fatto un corso a Padova presso il Goethe-Institut durante la specializzazione in cardiologia, poi a Bolzano i corsi organizzati dalla provincia e anche lezioni private. Non la ho trovata una lingua così difficile come dicono, forse perché avendo studiato latino per 7 anni sono stata facilitata per le regole grammaticali. Indipendentemente dal risultato che avrei conseguito, ho sempre ritenuto che l’apprendimento di una lingua straniera sia un arricchimento culturale oltre che una grande opportunità.
Da donna e da italiana come fu accolta dai colleghi in reparto?
Sono stata sempre ben accolta dai colleghi nonostante fossi donna e di madrelingua italiana.
Quali ostacoli riuscì ad infrangere a quali invece le impedirono di evolvere nella sua carriera?
Pur essendo donna in un ambiente di lavoro a quel tempo prevalentemente maschile, sono riuscita a rapportarmi positivamente con tutti i colleghi/e di ambedue i gruppi linguistici e con i pazienti. Un ostacolo che mi rallentò nella progressione della carriera è stata la rigida attuazione a quei tempi della proporzionale etnica.
Lei è anche madre e oggi nonna felice, cosa significò la sua maternità in ambito lavorativo? Rientrata al lavoro dopo il consueto periodo di maternità dovette cambiare qualcosa nel ritmo e nell’impegno?
Io ho avuto un solo figlio quando svolgevo libera professione facendo guardie mediche in val di Fiemme e supplenze dei medici di base per cui il mio periodo di assenza dal lavoro è stato molto breve. Nel 1989 sono stata assunta all’ospedale di Merano quando mio figlio aveva 4 anni e frequentava già la scuola materna. Conciliare lavoro e famiglia è stato molto difficile anche perché mio marito aveva lo stesso impegno nell’ospedale di Bolzano. Ho avuto la fortuna di avere suoceri ancora giovani e in buona salute che ci hanno aiutato molto.
Questo la penalizzò sul piano della carriera?
Nel mio caso la maternità non ha influito sulla carriera ma mi ha imposto di conciliare al meglio, direi quasi al minuto, la vita familiare e lavorativa
Come medico e come donna cosa vorrebbe raccomandare alle ragazze e alle giovani donne?
Considerando che 1/3 del nostro tempo lo trascorriamo al lavoro, consiglio alle giovani di scegliere una professione che piaccia, non basata esclusivamente su prospettive di carriera e guadagno. Se le persone sono motivate – e le giovani di oggi lo sono spesso, si possono raggiungere comunque, pur con mille difficoltà gli obiettivi, che si sono proposti.
A loro posso dire di non scoraggiarsi di fronte alle difficoltà e non demordere. La vita non è sempre facile e le difficoltà aiutano anche a crescere.
Se dovesse ricominciare da zero cosa cambierebbe?
Non cambierei nulla, ho amato il mio lavoro e penso di averlo svolto con impegno e dedizione. Per me che lo ho scelto resta un lavoro meraviglioso. Quello del lavoro è stato un periodo anche molto faticoso, sia fisicamente che psicologicamente, ma sono stata ricompensata dalla fiducia e dalla gratitudine dei pazienti.
Autrice: Rosanna Pruccoli