Unirsi per un futuro più sostenibile? Yes, we can! Con Climate Action South Tyrol

Attualità | 6/2/2025

“Fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce”, si dice. E cosa accade quando pure l’albero che cade non fa più rumore? O il fatto che cade diventa quasi ‘normale’? Qualche giorno fa ilpost.it titolava “in Brasile nel 2024 è bruciata una superficie più grande dell’Italia”.

E noi? Stiamo a guardare? Rimaniamo indifferenti? Lo stentiamo questo ‘rumore’?

L’ecologia è la disciplina che si interessa della relazione tra esseri viventi e il loro ambiente: da ‘oikos’ e ‘logos’, cioè, molto liberamente (non ne vogliano i classicisti!): ‘pensare alla casa’.

Ma se fior fiore di esperti descrivono il disastro ecologico in corso come ‘un’automobile lanciata a folle velocità’ (e generalmente le misure per contrastarlo come dei ‘freni da bicicletta’), esattamente, noi, società civile, come stiamo ‘pensando alla casa’?

“La sfida urgente di proteggere la nostra casa comune – scrive Papa Francesco nell’enciclica Laudato si’ – comprende la preoccupazione di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale, poiché sappiamo che le cose possono cambiare.”

Sì, ‘possono cambiare’, perché per fortuna c’è chi alla casa comune ci pensa e si rimbocca le maniche. Climate Action South Tyrol nasce proprio con l’obiettivo di unire persone e organizzazioni che si impegnano a costruire un futuro più giusto e… più eco-logico.

“Siamo una grande alleanza” dice Theresa Kurz, in prima linea con Climate Action, con cui l’anno passato, assieme ad altri partner sul territorio, ha realizzato il ‘Clima Show’, uno spettacolo in cui vengono presentati fatti e dati sul cambiamento climatico, e soluzioni specifiche per il Trentino-Alto Adige. “Siamo arrivati a venti repliche e a oltre duemila persone raggiunte – aggiunge – e l’anno scorso lo show è stato insignito del Premio Ambiente & Clima 2023.”

Altra iniziativa è il ‘Climate Action Cafè’, con cui sono arrivati all’Otro Mundo Festival di Chiusa, al Zugluft di Bressanone e ad A Place to B(z) di Bolzano, con l’obiettivo di promuovere il dialogo tra persone attraverso uno spazio di discussione e scambio di visioni sulla trasformazione socio-ecologica che anche il nostro Sudtirolo sta vivendo.

“Il rischio di scoraggiarsi è dietro l’angolo. A me personalmente aiuta molto il contatto con gli altri attivisti. Mi dà speranza e mi motiva – confida Kurz – la passione e l’impegno profuso dalle tante persone volontarie.”

Il paradosso è che in un mondo che va a mille all’ora, è proprio la bradipica lentezza della pubblica amministrazione e la riluttanza al cambiamento ad essere d’intralcio. E con la crisi climatica che bussa alla porta (o forse l’ha già sfondata?!) non è proprio un buon segnale. “Per questo è necessario agire rapidamente in molti settori. Facendo però attenzione a non cadere nel tranello dell’ambientalismo di facciata (greenwashing). Poi, da che mondo è mondo, il cambiamento dà fastidio: le abitudini, le comodità… “Questa inerzia però è ormai fuori luogo. L’Alto Adige potrebbe veramente essere ancora più bello e vivibile, e ci sono molti giovani con ottime idee, e penso che sia più che doveroso ascoltarli e dare loro fiducia, anche per scardinare questa superficiale diffidenza verso la novità. Il ‘Clima Show’ è la prova che la collaborazione inter-generazionale è possibile, ognuno impara qualcosa dall’altro, arricchendo così anche il proprio punto di vista, verso un orizzonte comune”.

L’Alto Adige, si sa, è terreno fertile per l’associazionismo, anche quello ‘ecologico’. L’immenso lavoro portato avanti dai Fridays for Future, ma anche da altri gruppi di iniziativa popolare come Nosc Cunfin – che si batte da decenni per istituire una zona protetta ai Piani di Cunfin-, oppure la Plattform pro Pustertal, che assieme alla Federazione Ambientalisti dell’Alto Adige, il Heimatpflegeverband e Climate Action puntano i riflettori sulle opere problematiche legate alle Olimpiadi invernali del 2026. E la lista potrebbe continuare.

“Però un unico individuo è come una goccia nell’oceano, è il sistema che deve essere cambiato”, si dice ancora. Argomento più che valido, certo: “Per un Alto Adige climaticamente neutrale – continua Kurz – bisogna in primo luogo intervenire nel settore dei trasporti e del riscaldamento. I trasporti rappresentano oltre il 46% delle emissioni nel 2022, e il riscaldamento quasi il 25%. Dotandosi di infrastrutture adatte, il miglioramento potrebbe essere significativo. Bisogna però dire che questi dati fanno riferimento alle emissioni prodotte sul nostro territorio, ovviamente siamo co-responsabili anche delle emissioni che importiamo da altri paesi: per esempio, importiamo il 99% della carne, che ha un impatto enorme sul clima.”

La domanda decisiva è allora: “come può risultare desiderabile una civiltà ecologicamente sostenibile?”, come si chiedeva già a suo tempo Alex Langer. “A questo punto, credo davvero che la maggior parte della popolazione abbia capito che stiamo affrontando una crisi climatica, come dimostra anche un sondaggio condotto da EURAC e ASTAT. Tuttavia, ci sono molti ambiti in cui una singola persona ha poco potere d’azione, e questo porta a una sorta di senso di impotenza. Diventa desiderabile perché molte misure hanno effetti positivi anche in altri ambiti, per esempio, il traffico urbano. Una mobilità con meno auto significa: città più sicure, meno rumore, aria più pulita, con effetti positivi sulla salute pubblica, ci sarebbe più spazio per far giocare i bambini e così via.”

Esistono città pionieristiche, quasi profetiche, in questo campo: Barcellona, Copenaghen, Friburgo, solo per fare alcuni esempi. Parigi ha una delle reti di trasporto pubblico più dense ed efficienti al mondo e ha esteso la sua rete di piste ciclabili da 200 km (nel 2001) a più di 1000 km. David Hofmann, volontario di Climate Action, suggerisce anche la best practice spagnola di Pontevedra: “Una città della grandezza di Bolzano, che già da vent’anni ha eliminato il 90% della mobilità motorizzata individuale, aumentando la qualità di vita al punto da avere la crescita percentuale più alta di under 14 in Spagna. Faranno qualcosa di giusto, no?”

“Le maggiori resistenze si trovano a livello politico ed economico – dice Kurz senza mezzi termini – Sarebbe auspicabile che l’Alto Adige desse il buon esempio invece di rimanere indietro per l’avidità di pochi. Il piano climatico provinciale è privo di vincoli, per cui serve una legge sul clima a livello provinciale, come già è stato fatto in Catalogna e in alcuni stati tedeschi.”

“Cosa fare a partire da domani? Attivarsi e soprattutto ‘fare rumore’, unirsi, aderire a iniziative, avviare progetti, fare richieste alla politica o agire direttamente, discutere e confrontarsi e… Reduce, Reuse, Recycle, cioè ridurre i nostri consumi, riutilizzare e dare una nuova vita agli oggetti (per esempio, ragalandoli!) e riciclare i materiali scartati” conclude Kurz.

Il vero cambiamento deve avvenire a livello sistemico, chiaro, ma – come canterebbe Alessandro Mannarino – “… il mondo non cambia spesso, allora la tua vera rivoluzione sarà cambiare te stesso”.

Autore: Marco Valente

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