Archeologo, etnografo, autore di numerosi libri, direttore del Museo civico di Bolzano, collaboratore della Sovrintendenza ai beni culturali, collaboratore della rivista Der Schlern, importanti furono gli studi, gli scavi, gli scritti e le scoperte che Reimo Lunz compì nell’arco della sua carriera, consentendo di comprendere meglio il territorio altoatesino e per certi versi l’intero arco alpino ponendo spesso a confronto lo sviluppo delle popolazioni che lo percorsero e lo abitarono nelle varie epoche dalla protostoria all’antichità.
Reimo Lunz studiò fra l’altro gli influssi culturali fra le diverse popolazioni che attraversarono e si stanziarono nelle zone alpine e riscontrabili nei reperti archeologici soprattutto nella produzione di alcuni oggetti metallici della prima e media età del bronzo rinvenuti nella nostra regione.
Così Lunz scriveva ad esempio nel saggio intitolato “Considerazioni sull’età del bronzo finale e la prima età del ferro nel Trentino – Alto Adige” e pubblicato nel Vol. XLVII di Studi Trentini di Scienze Naturali del 1970.
“Gli influssi culturali dell’area bavarese e danubiana che si rispecchiano soprattutto in una serie di oggetti metallici della prima e media età del bronzo rinvenuti nella nostra regione alpina, si vanno via via perdendo durante un orizzonte recente dell’età del bronzo dando luogo ad un intensificarsi dei rapporti con la zona prealpina tra Brenta e Mincio. Da un esame dei materiali della prima e media età del bronzo, ci sono parsi d’intravvedere, nelle vallate alpine, diversi centri locali, con uno specifico inventario di forme vascolari e di bronzi; anche per una fase recente dell’età del bronzo, notiamo un fenomeno analogo determinato più che altro dalla posizione geografica delle singole aree prese in considerazione. Nei bronzi ravvisiamo diversi punti di contatto con l’ambiente palafitticolo di Peschiera, mentre rimane circoscritta alla V al Pusteria l’infiltrazione di elementi irradianti dai bacini di Villach e Klagenfurt e dalla Stiria”.
Reimo Lunz era nato a Innsbruck nel 1943, ma dopo la guerra la famiglia fece ritorno a Brunico dove Reimo frequentò le scuole elementari e medie. A Bressanone frequentò invece il liceo scientifico. Nel 1962 ebbe modo di partecipare agli scavi presso il cimitero di Windschnur vicino a Rasun e appartenente al periodo di Hallstatt. Da quel momento l’archeologia divenne la passione e la professione di una vita. Nel 1964 infatti iniziò a studiare preistoria e storia antica all’Università di Innsbruck, che completò nel 1971 dopo un periodo di studi anche all’Università di Marburgo. La sua tesi, supervisionata da Osmund Menghin, direttore del Dipartimento di Preistoria e Storia Antica della Regione Alpina dell’Università di Innsbruck, era intitolata “Studi sulla fine dell’età del bronzo e sull’età del ferro antica nella regione alpina meridionale”. Nel 1973 pubblicò con Athesia Preistoria e protostoria dell’Alto Adige. Nello stesso anno, sempre con Athesia, pubblicò La collezione archeologica del Museo civico di Bolzano. L’anno dopo con Sansoni pubblicò Studi sulla tarda età del bronzo e sull’età del ferro antico nella regione alpina meridionale. Nel 1981 pubblicò Venosten und Raeter che resterà una pietra miliare negli studi sulla Val Venosta.
Numerosissimi furono gli scavi archeologici cui prese parte e altrettanti che diresse sia nel Tirolo del Nord che in Trentino e ovviamente in Alto Adige. La sua attenzione scientifica si concentrò in particolare sull’età del ferro, ma i suoi numerosi scavi lo fecero progredire anche nella conoscenza di altre epoche. Egli scoprì ad esempio diversi luoghi di riposo di cacciatori mesolitici sui passi dell’Alto Adige.
Dal 1971 al 1999 Reimo Lunz lavorò al Museo Civico di Bolzano. Qui la sua carriera iniziò dapprima come conservatore della sezione archeologica e, a partire dal 1986, divenne il direttore del museo. Nel 1977 fu premiato con l’ambito riconoscimento “Walther von der Vogelweide Preis” e nel 1982 la città di Brunico gli conferì la Medaglia d’onore per la cultura. Negli anni Novanta sotto la sua direzione ci fu la riorganizzazione, secondo schemi scientificamente più rigorosi, dell’esposizione archeologica del museo. Ai funerali, tenutisi a Brunico, Helmut Rizzolli ha ricordato con parole toccanti l’attività scientifica di questo studioso.
Autrice: Rosanna Pruccoli