L’Infopoint è uno sportello dell’associazione Volontarius ODV, ente del Gruppo Volontarius che fornisce informazione e orientamento e si rivolge alle persone senza fissa dimora, senza tetto, alle persone migranti, richiedenti asilo e minori stranieri non accompagnati di recente arrivo in città e alle persone autoctone o residenti sul territorio con particolari esigenze e bisogni primari. Valeria Tomasi, referente del servizio, racconta che cos’è e perché è importante.
Qual è il lavoro di un operatore dell’Infopoint?
Siamo uno sportello aperto al pubblico 365 giorni dalle 9 alle 23.45 con reperibilità notturna. Quando il progetto è nato, la principale attività era l’assistenza umanitaria e si svolgeva direttamente in stazione. Con il cambiamento del fenomeno migratorio il servizio si è evoluto in quello che è oggi: uno sportello sempre aperto a cui può accedere chiunque e che ha come utenza principale i primi arrivi. Qunado le persone giungono noi, dopo averle identificate, capiamo qual è la loro necessità e, in base a essa, indichiamo loro i servizi presenti sul territorio lavorando in sinergia con i servizi sociali, le istituzioni, la questura, l’ospedale…
Perché è importante che ci sia un ufficio come il vostro?
Perché siamo un punto di riferimento. Siamo sempre aperti e siamo un po’ “gli occhi sulla strada”, la lucina sempre accesa. Le persone in transito o anche stabili in città sanno che possono rivolgersi a noi. Noi ci siamo e ascoltiamo, per noi ogni persona c’è e non è invisibile. Anche i cittadini residenti possono rivolgersi a noi sia per segnalare qualcuno che ha bisogno d’aiuto sia per chiedere informazioni. Avere la certezza che c’è sempre qualcuno che risponde a questo tipo di esigenze dà molto sicurezza.
Le problematicità come le affrontate?
È un lavoro che si occupa di tematiche delicate, ma il nostro approccio rimane sempre quello di trovare una soluzione e far sapere quando qualcosa non funziona. Da referente le difficoltà che trovo più spesso sono quelle legate in realtà a una parte bella del nostro lavoro: la coordinazione e il dialogo con la rete di istituzioni e associazioni del territorio e le segnalazioni da fare per trovare delle soluzioni. In realtà funziona tutto molto bene e la collaborazione è sempre propositiva e improntata sull’ascolto. Il nostro approccio è quello di guardare ciò che c’è e lavorare per creare nuove soluzioni. Facciamo molta sensibilizzazione su queste tematiche, raccogliamo le critiche e sappiamo come rispondere e come comunicarle a chi può lavorare per migliorare la situazione.
Quali sono le parti migliori e peggiori del vostro lavoro?
Il brutto è che ti sembra di non fare mai abbastanza. Il bello, anche se a volte può essere difficile, è che siamo sempre attivi nell’ascolto delle storie di chi arriva. Ti deve piacer ascoltare, trovare soluzioni e stare con le persone. È impegnativo, ma il bello è che ciò che facciamo è davvero importante e diamo voce agli “invisibili”, fornendo loro gli strumenti per riuscire ad integrarsi sul territorio.
Avete un rapporto attivo con la cittadinanza?
Il periodo invernale è il periodo in cui le persone si attivano maggiormente. Ci sono vari eventi organizzati dal Gruppo Volontarius come quello di raccolta delle coperte in cui ripresentiamo i progetti. Arrivano anche molte persone a farci domande. Sul territorio altoatesino c’è già molta sensibilità e attivazione e nell’ultimo anno ho notato una crescita nella partecipazione attiva dei giovani.
Autrice: Anna Michelazzi