Jascha: lingue e diplomazia al servizio della ditta di famiglia

Attualità | 27/6/2024

Il nostro territorio può contare su un gran numero di imprese private che nonostante siano divenute assai note a livello nazionale e internazionale conservano una sorta di conduzione famigliare. A questo proposito molto interessante è la storia di una di macchine agricole per la raccolta della frutta e significativa per la nostra rubrica dedicata alle donne è la figura di Jascha Babette Bonmassar. 

La storia di questa ditta ha inizio col padre di Jascha, Alfred Bonmassar, che nel 1975 decise di iniziare questa avventura con la creazione di macchine per lo sfalcio dell’erba e con i famosi carri raccolta a nastro Pluk-O-Trak. Oggi è Jascha Babette Bonmassar a proseguire con quotidiano impegno la mission aziendale. Le abbiamo posto una serie di domande per capire meglio la sua quotidianità di donna, imprenditrice e madre. 

Che tipo di percorso di formazione ha avuto per giungere al suo ruolo nella sua azienda?

Dopo il liceo linguistico “Marcelline” mi sono laureata in “Scienze Internazionali e Diplomatiche” e dunque la mia formazione non è strettamente legata al mio lavoro attuale e al mio ruolo in azienda. Ciò nonostante questa formazione mi aiuta in molteplici situazioni quotidiane, soprattutto l’essere “diplomatici”.

Di cosa si occupa nella sua azienda?

Mi occupo dei diversi compiti gestionali, organizzazione, gestione personale, comunicazione etc. Esseno un’azienda piccola a conduzione famigliare non è facile delimitare nettamente i compiti, devo gestire quotidianamente diverse situazioni o problemi nei differenti ambiti dell’azienda.
Il mio ruolo è sia operativo che strategico per gestire l’azienda con l’aiuto dei collaboratori, parecchi dei quali collaborano da tanti anni e dunque sono parte fondamentale dell’azienda.

Quali rinunce implica la sua professione?

Le rinunce sono più che altro quelle legate al tempo, che non è mai abbastanza. Ho 2 figli oramai adolescenti e gli ultimi anni sono stati una sfida per riuscire a coniugare il lavoro, che non ha orari fissi, con la vita di famiglia. Ha richiesto parecchia organizzazione ma i figli comprendono e sono sempre stati collaborativi e hanno acquisito presto un buon grado di autonomia.

Quali difficoltà ha avuto come donna a rapportarsi con i clienti? 

Personalmente non ho mai avuto inconvenienti nel rapportarmi con i clienti. Penso che conti l’atteggiamento, la preparazione, la personalità, più che l’essere donna o uomo. Per quanto attiene invece alle questioni tecniche riguardanti i macchinari spesso coinvolgo i miei colleghi maschi perché in questo campo hanno più conoscenza ed esperienza pratica.

Oggi per le donne ci sono ancora difficoltà a farsi accettare in un ambito considerato prettamente maschile.

Penso che le difficoltà siano molto meno rispetto al passato e caleranno ancora. Soprattutto i giovani non nutrono più tanti pregiudizi. Forse anche perché durante il percorso scolastico ed educativo che i ragazzi e le ragazze condividono, le ragazze sono nella maggior parte dei casi più studiose ed impegnate e dunque anche maggiormente preparate e i ragazzi ne sono coscienti. Noto anche che, soprattutto negli ambiti tradizionalmente maschili, le donne sono molto preparate, spesso più dei colleghi maschi.

Quali passi sono auspicabili nella società per permettere alle donne di affermarsi in ogni campo?

Attualmente sempre più incarichi prevedono una quota di genere, la cosa spesso fa discutere, molte persone non vedono di buon occhio che il sesso venga considerato prima delle capacità e competenze del candidato o della candidata. Penso invece che questa sia una misura lungimirante perché permette la partecipazione femminile in molti ambiti finora prettamente maschili, come nei cda di banche, enti pubblici, società, industrie o in politica. In futuro tutto ciò sarà un automatismo e non si potrà più fare a meno dell’arricchimento che le donne sanno portare all’interno dei vari consigli e organi.  
Un ulteriore passo importante è quello di incoraggiare le ragazze ad intraprendere la propria strada, a compiere gli studi a loro più confacenti senza escludere a priori quelli del gruppo STEM ossia le materie scientifiche e tecnologiche se vi sono portate. E’ importante evitare qualsiasi accenno al “dover” fare qualcosa o al “dover rinunciare” a qualcosa perché donne ma al contrario spingerle a farlo proprio perché sono donne per garantire la parità di condizioni competitive tra i generi.

Autrice: Rosanna Pruccoli

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