Storica vittoria nel chilometro da fermo per Matteo Bianchi che fa registrare il tempo di 1’00’’272. Ai campionati europei di ciclismo su pista che si sono disputati due settimane fa a Apeldoorn (Olanda), Bianchi fa qualcosa di incredibile: mai nella storia l’Italia era riuscita a conquistare l’oro in questa disciplina agli Europei. Oggi andremo un po’ a scoprire la sua storia e il suo rapporto con il territorio.
Ciao Matteo, raccontaci un po’ chi sei…
Sono Matteo Bianchi, un normalissimo ragazzo nato a Bolzano nel 2001 che ha frequentato il liceo scientifico Rainerum. Sono da sempre stato un grande appassionato di sport, infatti ho iniziato come sciatore. Mi sono avvicinato al mondo del ciclismo in quinta elementare, perché come sciatore era necessario fare qualcosa durante l’estate come preparazione atletica e degli amici nella città di Laives mi hanno coinvolto. Così ho iniziato a pedalare, prima solo per passione, poi mi sono iscritto in una squadretta e ho iniziato a fare gare, fino a che, in prima superiore, ho deciso di dedicarmi solamente al mondo del ciclismo.
Hai iniziato direttamente con il ciclismo su pista?
Non ho iniziato subito con la pista; tutti i ciclisti partono dalla strada, con la bici da corsa (in Italia purtroppo non c’è molta cultura del ciclismo su pista), poi ci sono degli enti regionali che portano i ragazzi a provare nelle varie piste in giro per l’Italia. Io mi sono fatto un po’ prendere, mi piaceva e ci andavo volentieri, fino a quando ho raggiunto un primo risultato: un podio ai campionati italiani nella categoria allievi. Da lì mi sono appassionato sempre di più e ho deciso che quella sarebbe stata la mia strada.
La città di Bolzano ti ha aiutato nel raggiungimento dei tuoi obiettivi?
Una parte del mio allenamento consiste in pedalate su strada e la città di Bolzano e i suoi dintorni sono degli ottimi territori dove allenarsi, con una grande presenza di ciclabili e molte strade libere. Questo fa la differenza, la qualità dell’allenamento si sente.
Ti saresti mai aspettato di diventare campione europeo assoluto alla tua giovane età?
No, sinceramente non me lo aspettavo… andavo a questi europei convinto di poter fare bene, la condizione era buona ma nelle mie previsioni non c’era la possibilità di vincere, soprattutto vedendo la lista degli avversari. Mi aspettavo di trovarli in una condizione migliore, ma è anche vero che non è mai facile preparare un appuntamento così presto nell’anno. Però insomma, io ci sono riuscito bene e ho dimostrato di essere in una migliore forma rispetto ai miei avversari.
Che emozioni si provano nel raggiungere questi livelli?
In realtà è molto particolare la mia situazione, sono molto soggettivo, io in primis sono uno che non si fa trasportare molto dalle emozioni, sono abbastanza cinico. Provo moltissima gioia nel portare a casa un risultato del genere, sicuramente, ma essendo in un tunnel di gare e allenamenti, faccio quasi un po’ fatica a godermi i risultati che ottengo. Ho la testa sempre dietro ai prossimi appuntamenti stagionali.
Quante volte a settimana ti alleni e quanti sacrifici ci sono dietro a tutto questo?
Ci alleniamo tutti i giorni della settimana tranne la domenica che solitamente facciamo riposo. Svariati giorni durante la settimana facciamo doppia sessione, in base al periodo dell’anno e della preparazione. I sacrifici sono sempre direttamente proporzionali al risultato che ottieni. Più ti sacrifichi, più impegno ci metti, più dedizione, più cura del dettaglio, e più hai possibilità di arrivare ad ottenere un risultato di alto livello.
Autore: Niccolò Dametto