Nel mese di luglio abbiamo raccontato il giro di Islanda in bicicletta intrapreso dal bolzanino Bartolomeo Sailer insieme alla sua compagna per festeggiare i loro 50 anni. Quello che non tutti sanno è che Sailer, che dagli anni ‘90 vive a Bologna, è un musicista elettronico. A fine settembre è tornato a Bolzano, sua città natale, per suonare in occasione della festa per i 20 anni dello spazio Lungomare.
Quando hai capito che saresti divenuto un musicista?
Quando nel 1999 una etichetta discografica aveva deciso di pubblicare un disco mio: è stato lì che ho deciso di trasformare la mia passione per la musica elettronica in un lavoro, certamente faticoso e spesso poco remunerato, però in qualche modo ce l’ho fatta.
Affronti i tuoi set collegando e suonando con diversi dispositivi elettronici. Con che stumentazione hai iniziato?
Con una drum machine, ovvero una batteria elettronica che dava la possibilità di programmare dei ritmi con i suoni campionati, cioè registrati, della batteria, quindi la cassa, il rullante e via dicendo. Io ero ispirato da una band emiliano romagnola che si chiamava CCCP, che non aveva il batterista, ma una di queste macchine che faceva i ritmi per loro.
Come definiresti la tua musica di oggi?
Faccio musica elettronica, che non ha a che fare con i canoni della pop music, non faccio canzoni dove c’è un cantante e ci sono le strofe e i versi, ma faccio delle cose più fluide, con dei suoni particolari di ricerca. Se uno fa riferimento alla musica pop, io sarei quello che fa le basi e cerco di farle nel modo più all’avanguardia possibile. Quindi ci saranno dei ritmi, ci saranno delle melodie eventualmente, e tutto questo si mescolerà insieme.
Hai anche composto musiche per spot televisivi…
Vi ho dedicato dieci anni della mia vita. È stato un lavoro molto artigianale che consisteva nel cercare di sviluppare uno schema fornitomi dall’agenzia pubblicitaria. Il lavoro consisteva nel comporre 30 secondi, massimo un minuto, di musica, che andasse a tempo con le immagini e che piacesse a tutti nella catena di produzione, a partire dall’art director, che è quello che inventa tutta la pubblicità, fino al cliente.
Parliamo della tua musica, delle tue produzioni: con che nomi sei conosciuto?
Il nome principale con cui mi presento è Wang Inc. Però ogni tanto compaio anche come Bartolomeo Sailer, oppure come Walking Mountains o White Raven. Recentemente ho creato Dead Soul Rave, un nome che praticamente non è quasi mai stato pubblicato.
Con i nomi, cambia anche la proposta?
Sì, ogni nome ha una sua linea.Wang Inc. è il progetto con cui sono cresciuto, con cui sviluppo in musica temi più politici, spesso ambientali oppure sociali. Ad esempio a fine settembre, per i 20 anni di Lungomare, ho presentato il mio ultimo disco “Mediterraneo”, del 2020, ispirato alle vicende di chi deve fuggire dai lager libici o di chi prova ad attraversare con un’imbarcazione di fortuna il mare, di chi affoga e chi invece litiga con il governo italiano per poter approdare in un porto sicuro. Uso la mia immaginazione musicale, è un viaggio senza parole, ma chi ascolta trova delle suggestioni riportate in musica che interpretano i nomi dati alle tracce.
Tornando ai nomi: White Raven è il romantico che parla d’amore e di sogni; Walking Mountains è pensato come il nome con cui lascio più spazio alla distorsione, ai suoni violenti, ai ritmi veloci. E infine con Bartolomeo Sailer firmo le cose più ambient o le colonne sonore di film.
Autore: Till Antonio Mola