Mario Lancisi, giornalista, inviato del “Tirreno”, e autore di saggi e libri sulla figura di don Lorenzo Milani, ci racconta – con l’occasione della presentazione del suo nuovo libro “Don Milani. Vita di un profeta disobbediente. A 100 anni dalla nascita” – il pensiero di questo prete-intellettuale.
Qual è il pensiero di Don Milani?
Il pensiero di don Milani è molto semplice. Diventa prete nel ’47 e viene mandato in una parrocchia vicino a Prato, a Calenzano. Qui scopre che i fedeli non rispondono, non sanno ascoltare una predica, non sanno il catechismo nè capire il Vangelo, perchè manca loro la parola. Lui capisce che il punto fondamentale è dare la parola ai poveri così che possano avere una capacità critica nei confronti della realtà in cui vivono ed essere quindi cittadini-sovrani. La parola è la grande proposta che Lorenzo Milani fa alla chiesa e alla società del suo tempo. Lui dice che la povertà non si misura nei soldi, ma nella parola: una persona che possiede la parola è una persona ricca, è una persona che riesce in qualche modo a gestire la società.
Quali erano i suoi temi cardini?
L’amore per i poveri, l’amore per chi rimane indietro, per chi soffre. È ritenuto per questo uno degli intellettuali più importanti del secondo Novecento, perchè ha affrontato nelle sue opere principali i grandi temi del secolo. In “Esperienze Pastorali” affronta il tema della riforma religiosa che poi confluisce nel Concilio Vaticano II. Con “L’obbedienza non è più una virtù” il tema della pace del disarmo, del primato della coscienza del dovere e di non obbedire a ordini ingiusti e sbagliati e infine con “Lettera a una Professoressa” il grande tema del classismo nella scuola e l’importanza della cultura nella crescita della persona.
Perché papa Francesco ha dovuto “riabilitarlo”?
Perchè essendo un uomo del vangelo era anche un uomo disobbediente alle regole della chiesa che non erano conformi al suddetto. Papa Francesco ha indicato don Milani come colui che ha posto le basi per la chiesa del futuro.
Secondo lei, cos’avrebbe potuto pensare don Milani della scuola di oggi?
Lui criticava la scuola del suo tempo dicendo che non poteva essere “un ospedale che cura i sani” per questo nella sua scuola a Barbiana l’approccio consisteva nell’aspettare tutti, soprattutto chi faceva più fatica. Era una scuola innovativa, tutto era programma: riparare un motore, costruire degli sci… ma per lui quel modello di scuola moriva con lui. Di conseguenza non posso dire ciò che lui avrebbe pensato oggi, ma posso dire quello che penso io riflettendo sui suoi valori, perciò mi verrebbe da dire, ad esempio, che un ministero non si può chiamare “del merito” poiché è un modo classista di giudicare i ragazzi. Questo è un problema ancora presente, come allora i figli dei montanari facevano più fatica, oggi quelli, ad esempio, degli immigrati sono nella medesima situazione.
Autrice: Anna Michelazzi COOLtour