Intervista al bolzanino Giorgio Raffaelli, fondatore della casa editrice Zona 42

Attualità | 1/6/2023

Nonostante il pregiudizio non sia sparito, negli ultimi anni le cose sono un po’ cambiate: ma c’è ancora molto da fare per rimuovere l’etichetta di “letteratura di serie b” dai romanzi di genere. Riuscirci è l’obiettivo di Giorgio Raffaelli, bolzanino trasferitosi a Modena da qualche decennio e fondatore della casa editrice Zona 42 insieme al socio Marco Scarabelli. Il secondo pregiudizio che Raffaelli vorrebbe scardinare è quello di chi i romanzi di fantascienza li legge, ma giudica il genere secondo parametri troppo rigidi. Come editore, dunque, prova a muoversi da equilibrista tra questi due poli, “cercando titoli capaci di incuriosire chi la fantascienza non la conosce e al contempo soddisfare chi invece la conosce e magari la giudica in modo intransigente”.

Zona 42 propone romanzi selezionati e lavorati con cura, nei quali la fantascienza si fonde spesso al weird, al fantastico e all’horror, di autori sia italiani che stranieri. Alla collana principale si è affiancata di recente la collana “42 nodi”, che accoglie testi a metà tra il romanzo breve e il racconto lungo. Si tratta di storie ibride, poco classificabili, interessanti da proporre a un pubblico che ancora non è abituato a narrazioni oblique, difficili da incasellare. Curata inizialmente da Michele Vaccari, dall’anno scorso “42 nodi” è sotto la direzione di Elena Giorgiana Mirabelli. “Con Elena” racconta Raffaelli, “ho sentito fin dal primo momento una sintonia fuori dal comune. Abbiamo un’idea di letteratura molto simile”.

Abbattere i pregiudizi è responsabilità anche degli editori, e “se questo non è ancora successo è anche perché la fantascienza è stata spesso trattata male proprio da chi la pubblicava, con traduzioni scadenti e lavori dozzinali”. 

Nei primi anni Duemila, la mancanza di un progetto editoriale serio dedicato alla fantascienza ha spinto Raffaelli a leggere perlopiù titoli della scena anglosassone, “e quando scopri libri e autori che nessun altro conosce la prima cosa che vuoi fare è condividerli”. E dunque: Zona 42.

“Ma le belle storie non bastano, di belle storie sono piene le librerie. A far sì che una storia rimanga nella mente di chi la legge è soprattutto il modo in cui viene raccontata, le brecce che apre nel suo modo di vedere il mondo”. “L’archivio dei finali alternativi” di Lindsay Drager, tradotto per Zona 42 da Giorgia Demuro ed esaurito allo stand del Salone Internazionale del Libro di Torino in soli due giorni, ci riesce, e per questo Raffaelli lo consiglia a chi non ha letto nessuno dei titoli della casa editrice. 

Due classici da recuperare, invece, sono “La mano sinistra del buio” di Ursula K. Le Guin e “Dune” di Frank Herbert.

Non so se il pregiudizio verso la letteratura di genere sparirà, ma forse non è la cosa più importante: quello che importa è che editori come Zona 42 continuino a proporre libri di qualità, che altrimenti rischierebbero di rimanere fuori dai radar.

Autore: Alex Piovan COOLtour

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