Arte e creatività, espresse con il vetro

Attualità | 18/5/2023

Terminata l’esperienza della scuola internazionale, Alessandra Piazza e Alessandro Cuccato non hanno mai smesso di plasmare vetro, realizzando opere proprie, ma soprattutto collaborando con grandi artisti internazionali. Oggi Vetroricerca è un laboratorio di lavorazione del vetro ubicato nei locali di una ex carrozzeria  in via Claudia Augusta.

“Vetroricerca nasce nel 1997, dopo, diciamo, un periodo di artigianato in autonomia. Il 1997 è l’anno in cui il Fondo Sociale Europeo approva un progetto di formazione che è durato 18 anni e ha portato a Bolzano artisti, tecnici e insegnanti provenienti da tutto il mondo. Questo progetto di scuola è stato operativo fino al 2018, dopodiché abbiamo deciso di dedicarci al mondo della produzione artistica del vetro contemporaneo e da allora realizziamo opere per artisti che vivono in tutto il mondo e desiderano tradurre in vetro quello che pensano in altri materiali.”

Come funziona questo dialogo?

Normalmente gli artisti ci contattano perché sanno che qui è possibile realizzare opere in vetro. Non siamo dissimili da una fonderia dove in realtà si fonde in bronzo, le tecniche sono simili. L’artista ci propone il suo lavoro e noi cerchiamo di capire se siamo in grado di interpretare bene il suo pensiero artistico e soprattutto se siamo capaci di tradurre in vetro quello che normalmente lui o lei realizza con altri materiali.

Nel vostro atelier/officina si vedono lavori imponenti. Qual è il processo che porta alla realizzazione di un’opera?

Quando arriva un artista con una richiesta, normalmente ci confrontiamo per capire quale potrebbe essere una modalità adeguata per la sua realizzazione. Molto spesso tutto passa per l’accettazione di una sorta di compromesso tra noi e l’artista, perché ovviamente noi dobbiamo sottostare a quelli che sono i limiti tecnici del materiale. Anche la gestazione tecnica per realizzare il lavoro normalmente richiede molto tempo. Si tratta infatti di un processo molto lungo, con moltissimi passaggi successivi al lavoro che ci porta l’artista, per esempio un positivo in cera. Da lì in poi è tutto un passaggio di positivi e negativi fino ad arrivare al negativo in gesso refrattario da mettere nel forno, riempire di vetro per poi procedere con la sua fusione, che avviene in due giorni, ma poi il raffreddamento, ottenuto abbassando gradualmente le temperature del forno, dura più o meno una quarantina di giorni.

Quanti centri come il vostro ci sono? Perché un artista dovrebbe venire a Bolzano?

In Italia i centri sono fondamentalmente due: uno è Murano, la galleria Berengo, l’altro siamo noi. C’è poi qualche centro in Europa, ma constatiamo che ultimamente ci sono parecchi artisti che vengono dall’estero e che scelgono di venire da noi, per cui evidentemente siamo quelli più accomodanti.

Lavorate molto con artisti affermati, che espongono in realtà importanti…

Abbiamo lavorato con Diego Perrone e Marinella Senatore. Ad esempio l’artista nigeriana Otobong Nkanga ci ha commissionato un lavoro lungo 26 metri in vetro di Murano, inizialmente non previsto per la Biennale di Venezia 2019, ma che poi è stato scelto e premiato con una menzione speciale. Per noi è stata una bella soddisfazione.

Negli anni avete sicuramente sviluppato una certa esperienza…

In 25 anni di lavoro con gli artisti, abbiamo avuto la possibilità di sperimentare tantissimo e, diciamo, di andare oltre i limiti tecnici del materiale stesso.

Per concludere, quali sono alcune delle vostre opere visibili a Bolzano?

C’è il Muro della Memoria all’ex lager di via Resia, ci sono le vetrate sulla parete Ovest della chiesa dei Domenicani, le vetrate dell’auditorium delle scuole professionali in via Santa Geltrude che sono state disegnate da Robert Scherer. E quelle sono veramente delle bellissime vetrate.

Autore: Till Antonio Mola

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