Albanese di nascita, Erion Zeqo, 47 anni, è arrivato a Bolzano qualche anno dopo il grande esodo del 1991 e non, come tiene a sottolineare, per motivi economici. Ormai vive nel capoluogo da 30 anni. Oggi è un giurista, ma ha mosso i suoi primi passi in qualità di mediatore culturale, collaborando in seguito a numerosi progetti di inclusione sociale. Successivamente ha lavorato nell’ambito della formazione professionale per progetti rivolti ai migranti. Nel 2009 ha coordinato un progetto di un Master per operatore di pace e mediatore di conflitti. A Bolzano, oltre che per il suo impegno nel sociale, è noto per essere il fulcro del gruppo musicale Zio Cantante.
Erjon Zeqo, come la possiamo definire? Musicista, mediatore culturale e referente per progetti di inclusione…
Non provi a definirmi, non mi piace essere incasellato.
Allora andiamo per gradi. A Bolzano lei è a capo del progetto musicale Zio Cantante…
Zio Cantante è un progetto musicale, ma anche un gruppo e una piattaforma. È un insieme di cose, un qualcosa che dà ai musicisti aderenti la possibilità di riscoprire le tradizioni musicali che hanno le basi nel folklore. Si suona con la voglia di sperimentare e di riscoprire il sapore di fare musica tradizionalmente, suonando strumenti acustici, preferibilmente tradizionali, cercando di reinterpretare in chiave moderna quelli che possono essere anche suoni, musiche e canzoni delle varie tradizioni del mondo.
Lei proviene dalla tradizione musicale balcanica, dove la musica si suona e nasce nelle case…
È vero, la musica ha origine prima di tutto in una dimensione intima, spesso in famiglia, dove ognuno portava o porta il suo strumento. Nei Balcani la musica nasce in funzione delle tradizioni e viene suonata alle feste e in occasioni speciali.
Dopodiché, chiaramente, ci sono varie forme di espressione e di interpretazione; personalmente prediligo la dimensione della vicinanza, quella che permette di poter vedere e toccare con mano lo strumento, dove c’è interazione tra musicista e ascoltatore e si può assistere alla creazione della magia.
Da quando è arrivato a Bolzano, Lei è stato sempre molto attivo nel sociale, ha lavorato prima come mediatore culturale, successivamente ha sviluppato progetti di formazione, finalizzati all’inclusione delle persone svantaggiate.
Ho fatto dell’inclusione una mia ragione di vita, cercando di aiutare altre persone che, come me, hanno alle spalle un percorso migratorio; ma anche persone che hanno avuto difficoltà nel proprio percorso di vita e ora cercano di integrarsi. Mi piace contribuire a creare condizioni di inclusione e la musica, anche in questo, ha una sua parte.
Immagino che la musica aiuti ad entrare in empatia con le persone…
Grazie alla musica si creano delle situazioni difficilmente realizzabili senza. Lo noto, per esempio, quando capita di organizzare dei progetti in carcere: è attraverso la musica che si stabilisce una relazione immediata e intima, vera, sincera. In questi casi arrivo con uno o più strumenti etnici, preferibilmente quelli che fanno parte della tradizione di diversi popoli. Lei non ha idea delle vibrazioni positive che si possono creare, tanto che, se vogliamo trovare un linguaggio comune, anche con tutte le nostre differenze, lo possiamo certamente trovare nella musica. È una chiave importante che, secondo me, va sfruttata. Io cerco sempre di utilizzare la musica come una chiave che apre tutte le porte.
Autore: Till Antonio Mola