Oltre 100 soci e un lavoro incessante di divulgazione. L’associazione bolzanina quest’anno celebra i sei decenni di attività con lo sguardo rivolto alle nuove generazioni di appassionati e un occhio ai cambiamenti climatici.
I funghi sono un mondo; e non è un modo di dire. Lo sono in senso scientifico e gastronomico. Ed è grazie agli appassionati di micologia, oltreché ai ricercatori, che possiamo ampliare le nostre conoscenze al riguardo. Ad esempio, quanti sanno che in Alto Adige sono presenti circa 5.000 specie di funghi? Forse ne è consapevole solo chi frequenta gli incontri del gruppo bolzanino dell’associazione micologica Bresadola – chiamata così in onore del micologo e abate, mons. Giacomo Bresadola – che rappresenta la sezione locale di un’associazione di riferimento per la micologia a livello nazionale. Il gruppo di Bolzano (con sede in via S. Quirino) è stato fondato nel 1963, sei anni dopo la nascita del gruppo originario di Trento. Da allora, grazie ai tanti volontari, ha portato avanti una vasta attività di formazione e divulgazione della scienza dei funghi.
Tra gli impegni principali dell’associazione rientrano l’organizzazione di mostre e di corsi – sia introduttivi che avanzati – per quanti vogliono cominciare ad avvicinarsi alla micologia oppure vogliono approfondire la loro conoscenza. “Proponiamo ogni anno un corso base articolato su quattro lezioni generali, in parte online e in parte in presenza. Queste servono a introdurre e ad avvicinare i partecipanti agli argomenti più importanti così che riescano ad orientarsi per un primo sguardo sul mondo dei funghi. A queste seguono altre 10 lezioni più specifiche”, spiega Luciano Fracalossi, vicepresidente del gruppo di Bolzano. I corsi, gratuiti, sono aperti a tutti, senza nessun tipo di requisito a parte l’interesse per la materia. “Interpretiamo quest’offerta formativa come un servizio alla cittadinanza”, continua Fracalossi, “infatti non è possibile imparare a distinguere le diverse specie solo avvalendosi di un libro. Il confronto con altri appassionati e con gli studiosi serve anche per evitare situazioni che possono rilevarsi pericolose anche perché i funghi hanno una grande variabilità. Per questa ragione, a chi è alle prime armi consigliamo sempre di fare controllare il raccolto, prima di usarlo in cucina”. Il vicepresidente accenna ai cambiamenti climatici che purtroppo stanno incidendo anche sulle varietà di funghi locali. “Prima si trovavano solo quasi esclusivamente specie di funghi tipici dell’area alpina. Adesso, invece, con la presenza di climi più caldi e secchi anche da noi, in Bassa Atesina abbiamo avvistato specie mediterranee come l’Amanita ovoidea, un fungo tipicamente mediterraneo”, conferma.
Oltre ai corsi per principianti, il gruppo svolge un’attività di aggiornamento degli ispettori micologi dell’ASL e, sul versante scientifico, è incaricato di effettuare il monitoraggio delle specie presenti sul territorio altoatesino – nelle due stazioni di Renon e Monticolo – oltre a rilevare i livelli di radioattività per mezzo della raccolta di funghi in 21 aree sparse in tutto l’Alto Adige.
L’associazione, che quest’anno a settembre celebrerà i sessant’anni di vita con una festa a Carezza, al momento conta sull’apporto di oltre 100 soci. Sono molti e attivi da tanti anni e si sente il bisogno di nuova linfa, di ragazzi o giovani interessati che abbiano voglia di dare una mano a svolgere i compiti collegati alla vita associativa. “Stiamo alla ricerca di nuova generazione di soci”, conclude Fracalossi, “si è un po’ perduta la tradizione di andare a funghi con i genitori. I nonni stanno provando a coinvolgere i nipoti ma siamo aperti a chi volesse saperne di più e darci una mano”.
Autore: Nilo Ruggeri