Anpi, ControTempoTeatro, La Strada-der Weg e il Centro per la Pace hanno lavorato assieme per accompagnare un gruppo di giovani che porteranno in scena una rielaborazione teatrale inedita del processo a Misha Seifert. Lettura degli atti originali, incontro con testimonianze e analisi di particolari fonti tematiche: questo l’iter di preparazione alla messa in scena che avverrà presso il Teatro di Gries alle 20.30 del 27 gennaio, Giornata della Memoria. Abbiamo intervistato Flora Sarrubbo e Diletta La Rosa, attrici e preparatrici teatrali di ControTempoTeatro, che hanno lavorato in maniera intensiva con i giovani per la realizzazione dello spettacolo da fine ottobre dell’anno scorso.
Come nasce l’idea di fare uno spettacolo su Misha Seifert, conosciuto come “il boia del Lager di Bolzano”?
Flora Sarrubbo – Lo spettacolo nasce da un’idea di Guido Margheri, presidente dell’ANPI di Bolzano, che si è confrontato con noi di ControTempoTeatro. Ritenendo necessario riprendere in mano gli atti del processo a Michael Seifert, abbiamo così pensato ad un lavoro di teatro-documento, una drammaturgia inedita per restituire una pagina di storia importante per la nostra città e non solo. Il progetto si sviluppa in due fasi; la prima fase è la realizzazione di un primo studio dal titolo “Lui. Uno di loro”, che andrà in scena il 27 gennaio in occasione della Giornata della Memoria, e che vedrà in scena un gruppo misto di attori professionisti e non, e di ragazzi tra i 15 e i 20 anni, grazie alla collaborazione con COOLtour La Strada – der Weg. La seconda fase del progetto invece vede coinvolto sempre ControTempoTeatro in una coproduzione con il Theater in der Altstadt di Merano per la realizzazione di uno spettacolo inedito e bilingue dal titolo L’Armadio/der Schrank.
Come è stato strutturato il lavoro con i ragazzi?
Diletta La Rosa – Il gruppo di ragazzi protagonisti dello spettacolo “Lui. Uno di loro” è un gruppo di giovani, con il quale avevo già lavorato in precedenza nel progetto Inchiostrovivo, realizzato da COOLtour. Considerato il loro entusiasmo, il loro impegno, passione e talento da coltivare, e il loro desiderio di continuare un percorso teatrale, abbiamo deciso di coinvolgerli in questa nuova avventura. Ci ha fatto poi pensare la loro età e abbiamo trovato importante che fossero proprio loro -giovani, la nuova generazione- a dare voce a quelle donne e a quelli uomini adulti all’epoca del processo, che nel Lager avevano la stessa loro età.
Flora Sarrubbo – Diletta ed io abbiamo lavorato a lungo sui materiali del processo, scegliendo le parti da includere all’interno della drammaturgia e i personaggi chiave dell’istruttoria. Le parole utilizzate sono esclusivamente tratte dalle testimonianze, mentre un lavoro di riscrittura è stato necessario nelle coralità e nel linguaggio simbolico, che è stato così affiancato al realismo del processo stesso.
Quale esigenza c’è ancora di occuparsi di “memoria”?
Flora Sarrubbo – La memoria deve uscire dalla pagina scritta, dalle commemorazioni e dalla retorica del passato. Per questo il teatro è ancora uno spazio importante per sperimentare linguaggi, che rendano la memoria e la storia saperi trasmissibili e che creino le condizioni perché la storia si manifesti e possa ancora essere oggetto di critica, riflessione e di indagine. In questa esperienza è stato fondamentale che tutto ciò sia avvenuto già in fase preparatoria dello spettacolo e che sia stato vissuto da un gruppo di ragazzi che si è unito proprio per questo scopo di valorizzare la memoria.
Autori: Redazione COOLtour