Da SuperMario a Fifa, da Final Fantasy a Tetris: dal 10 al 23 ottobre scorsi il capoluogo è stato la cornice di eventi, conferenze e appuntamenti diffusi in tutti i quartieri dedicati al mondo videoludico grazie alla seconda edizione del festival “Game Ground”.
Un’occasione per molti cittadini per avvicinarsi alla cultura del videogioco, spesso stereotipata, ma che racchiude in sé numerose sfumature artistiche ed educative, oltre a punti di contatto con tematiche d’attualità. E così, girando per la città, ci si è potuti imbattere in postazioni di gioco con consolle di ultima generazione, mostre interattive, gamplay proiettati sulle pareti degli edifici e influencer che hanno fatto conoscere il proprio lavoro a grandi e piccini. “Il bilancio per questa edizione è molto positivo, siamo riusciti a creare un programma molto ricco e coinvolgente – precisa Aaron Damian, responsabile dell’associazione organizzatrice del festival -. Rispetto alla prima edizione abbiamo praticamente raddoppiato il numero di visitatori arrivando a toccare le circa 6mila presenze. Abbiamo riempito anche alcuni teatri della città grazie alla presenza dello streamer Cydonia, che ci ha parlato del mondo Pokemon, e Giorgio Vanni, il re delle sigle dei cartoni animati”. Il festival, come detto, era diffuso, cioè sparso per diversi hotspot della città. Tutti gli appuntamenti, oltre a contenere un’alta componente di svago, hanno cercato di indurre il partecipante a compiere una riflessione sul ruolo del videogioco nella società odierna, mutato negli anni. Al NOI Techpark, ad esempio, è andato in scena un workshop sul ‘Game Design’ e su come progettare un videogioco, dimostrando come dietro ad ogni titolo ci sia un lungo lavoro di analisi, ricerca e soprattutto creatività. Al Museo Mercantile, invece, ci si è concentrati sull’aiuto che determinati videogiochi possono fornire per imparare al meglio una nuova lingua. “Il nostro è un festival aperto a tutti. Ovviamente i partecipanti maggiori sono ragazzini, ma abbiamo notato anche un incremento di adulti e anziani incuriositi da quello che succedeva e che con tanta volontà hanno cercato di comprendere questo mondo”, prosegue Damian. Il videogame nasce come esercizio di programmazione, ma fin dagli inizi è sempre riuscito ad agganciarsi ad altri settori come quello dell’arte, del cinema o della musica. Una versatilità che ha impedito a questa industria miliardaria di sopravvivere nei decenni e di non sentire praticamente mai il vento della crisi, nonostante le numersoe demonizzazioni ricevute. “Sicuramente esistono molti casi di abuso del videogioco, ma la colpa non è di quest’ultimo bensì di una scorretta contestualizzazione del mezzo videoludico. Credo che le generazioni più anziane non debbano alzare un muro verso il nuovo bensì interrogarsi su ciò che non conoscono”, spiega Damian. L’elasticità mentale è infatti uno strumento imprescindibile per avvicinare generazioni diverse tra loro e trovare un confronto fra temi diversi. E Game Ground cerca proprio di fare da ponte tra queste realtà apparentemente lontane.
Autore: Alexander Ginestous