Giovedì 20 ottobre è stata inaugurata al Centro Trevi di via Cappuccini la mostra: “Canova per Bolzano: il ritorno di Amore e Psiche”, aperta ancora fino al 27 novembre (da lunedi a sabato dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 19 – ad ingresso gratuito).
Da un lato la mostra si inserisce nelle celebrazioni per il bicentenario della morte di Antonio Canova, forse lo scultore neoclassico più conosciuto, dall’altro regala alla città di Bolzano il ricordo della magnificenza del Giardino Moser, un fiore all’occhiello della Bolzano ottocentesca di cui si era persa la memoria.
“L’intento di questa mostra – ci spiega il curatore Roberto Pancheri – è celebrare il bicentenario della morte di Antonio Canova attraverso una storia che ha un forte addentellato con la realtà locale. Non abbiamo in Alto Adige un originale di Canova, ma sappiamo che una copia del celebre capolavoro “Amore e Psiche giacenti”, di cui si conserva l’originale al Museo Ermitage di San Pietroburgo, era esposta in un giardino di Bolzano. La stessa venne acquistata nel 1868 da una nobile famiglia di Trento, i baroni Salvadori, che la portarono nella loro villa Margone, dove tuttora si trova. Gli attuali proprietari della villa, i signori Lunelli, hanno concesso in prestito temporaneamente quest’opera e quindi possiamo affermare che “Amore e Psiche” torna temporaneamente a Bolzano, dove il gruppo marmoreo è stato conservato per circa 50 anni in un meraviglioso giardino, purtroppo quasi interamente scomparso. Ce ne rimane testimonianza attraverso le foto d’epoca e soprattutto attraverso le descrizioni che viaggiatori e guide della città ci hanno dato. Ne rimane un piccolo frammento nel parco dell’Hotel Laurin, ma si trattava di un giardino molto più grande. Ricco di piante esotiche, di statue e dotato di un tempietto, ospitò questo gruppo marmoreo tra il 1816 ed il 1868, dopo un suo primo restauro.”
Pare che il gruppo sia arrivato in città a causa di un incidente…
“Si, questa è la parte che siamo riusciti a ricostruire su base documentale proprio in occasione di questa mostra. Questa copia canoviana dell’opera è giunta a Bolzano attraverso il convoglio che da Milano condusse a Monaco di Baviera i tesori d’arte dell’ex vicere del Regno d’Italia. Dobbiamo immaginare degli imballaggi che proteggono in casse di legno riempite di paglia, sculture, dipinti, mobili, argenteria ecc. Una di queste casse, durante il passaggio del convoglio attraverso la città di Bolzano, cadde dal carro e l’opera venne fortemente danneggiata. I carrettieri decisero di disfarsene, vendendola per poco prezzo a un cittadino di Bolzano, Karl Sigmund Moser, che oltre a essere un ricco conciapelli, era un intagliatore di presepi e quindi aveva la sensibilità artistica e il gusto per capire che si trattava di una opera importante; inoltre la grande passione di Moser era il suo meraviglioso giardino, di cui forse ora a Bolzano si è persa memoria. Attraverso questa mostra pensiamo di aver ricostruito un tassello della memoria urbana di Bolzano.”
Autore: Till Antonio Mola