Dopo alcuni decenni di insegnamento, a gennaio andrà in pensione Tiziano Popoli, modenese, fondatore della cattedra di informatica musicale presso la Scuola di Musica Vivaldi. Per noi questo è stato un motivo per incontrarlo e cercare di tracciare un breve bilancio della sua esperienza bolzanina.
Come sei arrivato ad insegnare a Bolzano? E che impressioni hai avuto?
Sono arrivato su sollecitazione di due amici, Silvia Cesco e Mauro Franceschi, coi quali ho passato diversi anni all’università, al DAMS di Bologna. Giunto a Bolzano ho cominciato ad insegnare pianoforte, successivamente, durante la gestione di Elettra Vassallo come direttrice, vedendo quali erano le richieste e le esigenze espresse soprattutto dai più giovani allievi di tastiere, decidemmo che si poteva aprire a livello sperimentale una cattedra che si sarebbe occupata di informatica musicale, in quanto, negli anni ’90, cominciava a diventare una disciplina interessante per molti.
La cattedra ha preso corpo, per cui il corso è sempre cresciuto; credo che al Vivaldi siamo stati i primi a parlare di informatica musicale, prima ancora del Conservatorio.
Che impressione ti fece la Bolzano di quando arrivasti? Hai dei ricordi particolari?
Nel periodo in cui arrivai, c’era un po’ questa situazione di coprifuoco serale, quando invece dalle mie parti c’erano locali che stavano aperti fino alle 4-5 di mattina. La città mi pareva un po’ chiusa, poi con il passare del tempo questa cosa si è un po’ sciolta, anche qui è arrivata una sorta di globalizzazione, per cui ho visto le cose prendere una piega un po’ più conforme rispetto alla mia esperienza di grandi città. Di seguito ho scoperto una città in realtà piena di interessi, forse anche un po’ dispersiva. Ricordo una serie di manifestazioni culturali che mi erano piaciute molto e so che sono invece state oggetto di grandi discussioni. I Ponti d’Artista o altre operazioni che non sono state accettate in toto.
Personalmente qui, ho trovato molto spazio in questi anni. Non mi sono mai prodigato per avere questo o quello, ma molte volte sono stato invitato a partecipare a dei progetti anche entusiasmanti, e devo dire che questa città a me ha dato parecchio. Quindi sono ben contento di questa relazione, perché è una relazione comunque di amore, in quanto considero Bolzano la mia seconda città.
Quali saranno le nuove frontiere dell’informatica musicale?
L’informatica nella musica è nata per semplificare la vita del musicista. Questo presupponeva che il musicista dovesse studiare molto, apprendere delle metodologie, per entrare all’interno di questo mondo che prometteva dei miracoli, in buona parte realizzati.
Sicuramente per molte persone è cambiato il valore della musica. La sua smaterializzazione ha portato ad una frammentazione dell’ascolto, che oggi è diverso rispetto ai tempi in cui c’erano solo i vinili o i cd.
Chi produce musica ha a disposizione sempre più software che entrano nella gestione stessa del suono, per modificarne le caratteristiche, prendendone il controllo. Pensiamo all’autotune nelle produzioni pop: abbiamo l’informatica che gestisce un fenomeno così delicato come quello dell’intonazione vocale o strumentale, un processo piuttosto innovativo degli ultimi anni.
Io credo che l’informatica musicale verrà usata sempre più per dare profondità alla musica, pensiamo all’applicazione pratica nelle sonorizzazioni di ambiente o nel settore cinematografico.
Autore: Till Antonio Mola