La zona della stazione ferroviaria di Bolzano e dell’ex stazione delle autocorriere è caratterizzata dalla presenza di un enorme scavo con un cantiere che interessa anche le limitrofe vie Alto Adige e Garibaldi, oltre che piazza Walther. Per spiegare come gli esercenti della zona se la stanno cavando, abbiamo pensato di intervistarne alcuni.
Il cantiere del Waltherpark, il grande centro commerciale che sta sorgendo tra via Alto Adige e la stazione ferroviaria, ormai fa parte del centro cittadino. Sappiamo che la fine dei lavori è prevista per la fine del 2023, tuttavia per chi ha una propria attività vicino allo scavo, i disagi sembrano non avere mai fine.
Le attività più colpite sono quelle di via Alto Adige e di via Perathoner. “Come esercenti ci siamo riuniti in un comitato, che ha cercato di stimare il lavoro prima e dopo il cantiere, e possiamo affermare senza problemi che gli esercizi lavorano meno della metà rispetto a prima dell’inizio dei lavori”, ci spiega Kerim Gul della famiglia di kurdi turchi che gestisce Pizza Pazza in via Alto Adige 24. “La chiusura della via al traffico corrisponde ad un danno in termini economici – il fatto che avessimo i capolinea di qualche linea di bus, portava qualcosa in termini di passaggio. Ma ora non abbiamo né linea, né traffico, solo cantiere”. Un danno notevole per gli affari, che gli esercenti vorrebbero vedersi riconosciuto dal Comune. C’è anche chi è stato costretto a chiudere, come il calzolaio in via Alto Adige, o l’armeria nel Passaggio Don Giorgio Cristofolini (che collega via Alto Alto Adige a Piazza Duomo, dove Pizza Pazza ha i tavoli esterni.)
“Purtroppo oltre alla riduzione del lavoro, dobbiamo confrontarci anche con problemi di sicurezza. Non è un segreto che qui girino persone poco raccomandabili: spesso verso le sei, per evitare visite indesiderate, chiudiamo la serranda del passaggio verso sud (che porta verso il Teatro Comunale, ndr). A mezzogiorno per fortuna riusciamo a lavorare bene, grazie ai buoni pasto e la vicinanza degli uffici della Camera di Commercio.”
Ci spostiamo di un centinaio di metri da Fabio Bazzana, il brattaro che gestisce il chiosco di via Perathoner, “Il cantiere in sé ha ripercussioni sulla viabilità, non tanto sugli affari. Il problema piuttosto è che molta gente normale ormai ha paura a venire in zona stazione, a passare per il parco. C’è un problema di mancata percezione di sicurezza: ritengo che la zona richiederebbe una presenza costante delle Forze dell’Ordine, di agenti con facoltà di intervenire, ma mi rendo conto che non è facile”.
Per capire se sono percepite ripercussioni del cantiere anche in stazione, siamo andati a far visita al giornalaio della stazione FS, l’indiano Kumar Vijay, il quale ci confida che lavora in stazione da 30 anni, prima come barista e da circa 20 anni come giornalaio, attività che porta vanti insieme alla moglie Geeta Malhotra. “Il cantiere in sé, non ci ha causato un danno diretto, come potrebbe essere il caso dei negozi a ridosso del cantiere o al tabaccaio sull’angolo tra via Garibaldi e viale Stazione. A noi dà da pensare che ci siano solo tre posti auto davanti all’edicola, in prossimità dei taxi. Ma per noi è problema solo fino ad un certo punto. Lo è di più per chi porta o viene a prendere qualcuno in stazione. Anche i posti sul lato del Palazzo provinciale sono tutti stati soppressi”. E questo è una conseguenza dello spostamento della stazione delle corriere e di qualche percorso di bus urbano. “Siamo tuttavia fortunati: i distributori ci consegnano in gran numero le riviste difficili da vendere nelle edicole più decentrate, siamo pur sempre l’edicola della stazione. Di questo, ad esempio – ci dice mostrandoci una copia de l’Internazionale – arrivo a venderne fino a 30 copie, una cosa impensabile per un’edicola di quartiere”.
Autore: Till Antonio Mola