Dall’uscio si scopre un luogo in cui è facile sentirsi a casa, per chi è appassionato di lettura e per chi è convinto – come Mauro di Vieste, il bibliotecario che accoglie – che la cultura sia un mezzo per conoscere e per conoscersi, e quindi per entrare in dialogo. È la prima impressione che dona di sé la Biblioteca Culture del Mondo di Bolzano.
Qual è l’obiettivo della Biblioteca?
È piccolo, forse, in questa società: essere accoglienti nei confronti di tutti. Chi entra ha bisogno di informazioni e la biblioteca è il primo punto in cui si deve sentire accolto. Non ci può essere discriminazione. Da questo scaturisce il servizio, che non è legato al documento di identità, né al colore della pelle; anzi, spesso è proprio il primo strumento di integrazione: qui si passa (anche) per sapere dove si vanno a fare i documenti. Per questo motivo la Biblioteca sostiene, fra le altre cose, il progetto Zebra (il giornale di strada venduto dalle persone ai margini della società, che dà loro l’opportunità di avere una occupazione degna e un piccolo guadagno).
Come viene messo in atto?
Con la Biblioteca stessa, a scaffale aperto, che raccoglie saggistica, approfondimenti, riviste, film, cd. Poi la grande letteratura, che svolge secondo me la funzione più importante da questo punto di vista, perché mentre la saggistica ha bisogno che si sia già preparati per iniziare un ragionamento critico su questioni complesse, tantissimi romanzi raccontano, ad esempio, la grande storia attraverso la storia di una famiglia. Così raccontano quelli che sono i veri drammi, visti in maniera più vicina a ciò che il cuore può comprendere. Si tratta di una piccola biblioteca specialistica, in cui si crede che la cultura sia uno degli strumenti, se non di pace, quantomeno di conoscenza. Negli anni abbiamo fatto un grande lavoro sulle culture più distanti da noi, Africa, Asia, Medioriente e America Latina, con cicli di film, presentazioni di libri, piccole manifestazioni culturali, collaborazioni con la società civile, mostre fotografiche. Collaboriamo anche con il Centro per la Pace, con cui questo mese ci sarà una mostra dedicata al contrasto del razzismo.
Me ne parli.
“Atlante delle parole” è stata inaugurata lunedì 21 marzo, in occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale. Nasce da un progetto che ha visto coinvolte 35 persone provenienti da Bangladesh, Pakistan, Iraq, Guinea, Senegal, Nigeria, Marocco e Kenya, protagoniste di interviste e conversazioni. Le parole che hanno usato per descrivere il loro vissuto sono diventate striscioni in tessuto e segnalibri disponibili nelle biblioteche.
Perché c’è bisogno di una Biblioteca Culture del Mondo, a Bolzano?
Negli anni passati forse il senso era che sullo stesso scaffale – e quindi livello – libri tedeschi e libri italiani fossero uno a fianco all’altro. Siamo nati nel 1985 come Centro Terzo Mondo, in via Portici 49, dall’eredità di Alex Langer; storicamente siamo stati uno dei riferimenti per chi si occupava di cooperazione internazionale. Nel 1995 c’è stato il cambio di nome, abbandonando il “terzomondismo” abbiamo messo tutte le culture sullo stesso piano e intensificato le attività. Siamo qui perché vogliamo ragionare sui temi dei diritti in generale, del razzismo, presentando una lettura un po’ più precisa su realtà meno conosciute, cercando di capire il punto di vista della parte più debole della società. Non cambieremo il mondo, ma è un’azione costante, che facciamo tutti i giorni di tutti gli anni, perché crediamo nella convivenza.
Autrice: Ana Andros COOLtour