Il progetto Intercultura delle scuole elementari Manzoni arriva fino in Nepal per aiutare una valle colpita nel 2015 da un violento terremoto. Si tratta di un’iniziativa a doppia velocità: da una parte i bambini si avvicinano a culture lontane, dall’altra raccolgono fondi per garantire cibo nei territori. Ad affiancarli l’associazione bolzanina Julè Namastè.
Sensibilizzare i bambini al diverso, avvicinandoli a nuove culture e mondi lontani facendo al contempo del bene nei confronti di persone in difficoltà. È con questo credo che, nel corso degli anni, la scuola elementare “Manzoni” di via Rovigo a Bolzano ha contribuito a costruire pozzi in Kenya, aiutare profughi o permesso a giovani ragazze africane di allontanarsi dalla strada. Si tratta di alcuni risultati ottenuti dal progetto Intercultura, iniziativa regina dell’anno scolastico dell’Istituto Comprensivo Bolzano VI (che comprende anche le scuole medie Ugo Foscolo) e che quest’anno è ripartita a tutta birra dopo un periodo di appannamento dovuto alla pandemia. Un progetto che esiste ormai da più di vent’anni, e che viaggia a due velocità: da una parte coinvolge i piccoli bambini in progetti di solidarietà e cittadinanza attiva per aiutare chi ha più bisogno, dall’altra permette loro di attraversare un ponte culturale fatto di storie e tradizioni sconosciute rispetto a quelle a cui sono abituati. Come quelle del Nepal e degli anziani abitanti della Valle del Langtang, che quest’anno verranno aiutati attraverso l’invio di cibo e beni di sostentamento di vario tipo. Il progetto si concluderà martedì 3 maggio, giorno in cui il cortile della scuola si animerà con una grande festa interculturale a base di canti, giochi e pietanze provenienti da tutto il mondo. “Ogni anno ci mettiamo in contatto con associazioni di volontari locali che operano in contesti di solidarietà internazionale – racconta Michela Viola, docente e referente del progetto . Nell’arco dei cinque anni di scuola elementare, i bambini si confrontano così con cinque zone del mondo diverse tutte da scoprire”. Il progetto prevede una prima fase d’incontri, in cui gli operatori dell’associazione presentano in classe le loro attività aprendo ai bambini una finestra su realtà inesplorate. I bambini hanno così l’occasione di approfondire i territori attraverso laboratori e letture interculturali, sino ad arrivare alla raccolta fondi, vero fulcro del progetto, che si realizza attraverso la vendita di oggetti, biscotti o libri usati.
L’associazione Julè Namastè
Quest’anno i bambini sono stati “teletrasportati” a 6.500 chilometri di distanza da casa, nel lontano Nepal, e più precisamente nella remota Valle del Langtang. Nel 2015 un violentissimo terremoto ha colpito l’intero Paese gettando tra le macerie e nella povertà moltissime persone e villaggi. Tra questi anche 48 anziani che vivono nella valle e che sono rimasti senza aiuti. Per questo i bambini delle Manzoni si sono posti l’obiettivo di sostenerli attraverso l’invio di cibo come olio, lenticchie, riso, farina o zucchero, adottandoli a distanza e ribattezzandoli i loro “nonni lontani”. A far conoscere ai piccoli questa storia è stata l’associazione bolzanina Julè Namastè che da anni aiuta queste popolazioni e i pastori di yak attraverso il progetto “Prendersi cura”. “Tra novembre e marzo, ogni mese riusciamo a far arrivare circa 1.500 chili di generi alimentari grazie all’aiuto di ventinove asini che trasportano il carico a quasi 4.000 metri d’altezza”, racconta Luciano Guariento, presidente dell’associazione. Dopo aver approfondito la tematica con insegnanti e volontari, i bambini si stanno ora preparando ad una mobilitazione sportiva per raccogliere fondi: “All’inizio di aprile tutte le classi aderiranno ad un progetto sportivo con l’intento di finanziare sacchi di cereali per gli anziani. I ragazzi cercheranno tra i loro familiari e conoscenti degli sponsor. I più piccoli faranno un percorso ginnico nel cortile della scuola e i grandi affrontando una vera e propria corsa campestre lungo le passeggiate di via Genova. Più la loro prestazione sarà esemplare, più gli sponsor finanzieranno i sacchi di cereali”, spiega Viola. A inizio maggio, come detto, si terrà la festa interculturale di fine anno. Un momento di gioia aperto alle famiglie della scuola e a tutto il quartiere Europa-Novacella. In questa occasione verranno ufficialmente consegnati i soldi ai responsabili del progetto. “Poter raccontare a 400 bambini le storie di questi popoli lontani è stata una grande emozione. Siamo rimasti fortemente stupiti dal loro interesse e dalla grande quantità di domande che ci sono arrivate. Non ce lo aspettavamo e ne siamo rimasti contenti”, conclude Guariento.
Un valore aggiunto per tutti i bambini
E a confermare la bontà e utilità del progetto sono i bambini stessi, sempre propositivi nei confronti delle tematiche offerte. Un aspetto assolutamente non scontato vista la loro età molto piccola: “Il progetto Intercultura aiuta ad aumentare la loro sensibilità al diverso e comprendere alcuni aspetti del mondo odierno. Crediamo sia un valore aggiunto importante perché permetterà loro di diventare cittadini responsabili e aperti mentalmente. È una vera e propria educazione civica e culturale”, continua Viola. Una partecipazione invogliata anche dai genitori stessi, che spesso ricevono degli insegnamenti proprio dai figli. Un progetto solidale, mai come oggi necessario. In un mondo che sembra non saper dialogare senza ricorrere ad armi e bombe, trasmettere messaggi positivi attraverso le azioni dei più piccoli rappresenta un monito di positività verso il futuro: “Visto ciò che sta accadendo in Ucraina, il nostro progetto assume quest’anno un valore ancora più forte. Vogliamo che questi bambini diventino, un giorno, portatori e costruttori di pace, che non voltino la testa dall’altra parte di fronte alle ingiustizie e che alzino sempre la voce per difendere i propri diritti”.
Autore: Alexander Ginestous
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