Un territorio a più velocità

Attualità | 13/1/2022

Anche quest’anno vi offriamo il nostro sguardo retrospettivo sugli ultimi 12 mesi, vissuti attraverso le notizie più importanti rilanciate dai media e che hanno calamitato in un modo o nell’altro la nostra attenzione. In questo caso il nostro interlocutore è Luca Barbieri, un giornalista di origini venete esperto di innovazione, che da 10 anni ha scelto di risiedere nella nostra terra e ci aiuta a leggere il nostro mondo anche un po’… “da fuori”.

Il 2021 in realtà aveva preso il via con la tragica vicenda che vide protagonista la famiglia Neumair Perselli.
Già. Negli ultimi giorni però mi hanno colpito le dichiarazioni da parte della famiglia che dice di essere stata “curata” dall’affetto della città. Devo dire che rispetto ad altri contesti, a livello altoatesino c’è stato un miglior rispetto della privacy e il senso di comunità è emerso. 

Nel 2021 la realtà altoatesina come ha reagito al secondo anno di pandemia?
Si è evidenziata una frattura all’interno della società che prima era rimasta sotto traccia. Ai vertici della Provincia ci sono figure dell’ambito scientifico e politico che sono ancora sotto shock; si erano illuse che l’Alto Adige fosse molto più “moderno” di quanto invece è stato appurato. Anche a chi viene da fuori risulta evidente che quello altoatesino è un territorio a due velocità: c’è infatti una parte della popolazione che ha solide tradizioni e ottimi principi, ma vive in una sorta di “pensiero magico”. Faticano molto, queste persone, a credere nell’oggettività della scienza e al valore del metodo scientifico in particolare. Hanno creato scorciatoie che le portano a decisioni che in realtà non hanno nessun fondamento, ma sono ancorate ad un immaginario identitario. Occorrerà valutare attentamente gli effetti che questo meccanismo produrrà in futuro sulla società altoatesina. La ritrosia rispetto alla vaccinazione penso lascerà il segno nelle famiglie, nei contesti sociali e anche nei luoghi turistici che hanno maggiormente sofferto. Negli ultimi mesi l’immagine tradizionale di un Alto Adige perfetto e super organizzato ha dovuto fare i conti con una certa dose di indisciplina rispetto alle norme stabilite man mano. La comunicazione verso l’esterno deve quindi ora fare i conti con questa novità e il contraccolpo sta portando comunque anche gli altoatesini a rielaborare l’immagine che hanno di loro stessi. La cosa andrà metabolizzata anche a livello politico e non solo in una prospettiva a breve termine.

Per la società e la politica altoatesina in realtà è risultato drammatico soprattutto il muro che si è alzato rispetto ad Austria e Germania. Il Tirolo del Nord e l’Austria hanno spesso agito in direzione ostinata e contraria, mentre da parte della Germania c’è stato quasi un blocco completo del turismo. Sono cambiamenti epocali, che hanno ripercussioni importantissime specie su alcune zone del nostro territorio come la Venosta, il Burgraviato e la Passiria. 
E’ vero, ma devo dire che l’Alto Adige ha passato praticamente indenne la crisi del 2008 e anche durante la prima parte della pandemia tutto sommato ha retto. Se il Covid 19 non durerà ancora tantissimo secondo me la provincia di Bolzano dal punto di vista economico ce la farà a superare l’emergenza. Un’altra questione, come dicevo, è quella culturale e d’immagine. Lì sarà più difficile venirne fuori. In ogni caso la Provincia nel 2021 ha cambiato di molto il suo atteggiamento nei confronti del governo italiano, anche perché con Draghi ci sono stati molti meno margini di manovra per differenziazioni territoriali.

Un altro tema importante del 2021 è stato quello dello sviluppo turistico in montagna e della sua sostenibilità ambientale…
La pandemia ha senz’altro riportato in primo piano il tema della sostenibilità e del ritorno alla natura. Fermando le attività umane la natura ha cercato subito di riprendere il suo spazio, lo abbiamo visto tutti, anche nelle città. Così abbiamo potuto appurare qual è la misura del nostro impatto. Per quanto riguarda la montagna è importante che la gente ci viva e che quindi se ne prenda cura. In Alto Adige il fatto che una parte della produzione industriale sia nelle valli, senz’altro aiuta. Quello che succede nelle province vicine ne è la controprova. Personalmente sono un escursionista amante della natura selvaggia e non amo la montagna luna park e iperservita. Però è anche vero che ci sono dei comprensori vocati ad una specifica attività turistica che devono essere dotati di impianti moderni in grado di garantire una serie di servizi, pur in equilibrio con la natura. Molto più pericoloso è ampliare troppo e spargere tanti microimpianti in giro per il territorio. In ogni caso oggi gli sportivi della montagna sono sempre più propensi a fare esperienze al di fuori degli impianti: lo sci alpinismo dovrà avere più spazi, in futuro. 

Ci vorrebbe un assessorato provinciale alla transizione ecologica…
Sì. Di fatto c’è ed è l’assessore ai trasporti dove sono stati fatti molti investimenti. Il trasporto pubblico in provincia è di serie A+++ rispetto ad altri territori limitrofi. 

Sì, ma la cosa vale solo in parte per la città di Bolzano… A proposito: la sfida della mobilità nel capoluogo sembra essere sempre più una “mission impossible”.
Da questo punto di vista la provincia ha tre distinte dimensioni: Bolzano, il resto del territorio e la A22. L’autostrada, soprattutto a nord di Bolzano, è davvero un terno al lotto. Le aziende sanno che al 90% non possono rispettare un impegno, se questo è legato ad uno spostamento in autostrada a nord del capoluogo. Poi è incredibile la disattenzione quasi “scientifica” che è stata riservata finora nei confronti della mobilità a Bolzano. Le circonvallazioni in provincia sono pazzesche, mentre a Bolzano è esattamente il contrario. Siamo già da tempo ad un livello di non sopportazione, tutti ora vogliono risolvere il problema ma l’ingorgo infrastrutturale che si è creato è talmente grave che sarà davvero difficile trovare una via per risolverlo.

A Bolzano il cantiere per il Waltherpark riuscirà a ripartire?
La tempesta è perfetta, al contrario dei precedenti rendering. Queste sono le cose che succedono quando la politica urbanistica la fanno i privati e non le amministrazioni comunali. Il Waltherpark poi è una doppia scommessa, perché è stato pensato prima della pandemia. è tutto da vedere se la società post Covid avrà ancora quel tipo di esigenze. L’incubo è che rimanga la voragine o che si costruisca, ma poi gli immobili restino in gran parte inutilizzati.

A proposito di altri temi… fondamentali. Per anni abbiamo discusso di toponomastica. Oggi invece si discute della possibile nuova collocazione di Ötzi.
Tra la terrazza di Benko in stile Star Trek sulla città e le altre ipotesi, quella che mi convince meno è quella dell’ex Enel, che dal punto di vista viabilistico mi sembra molto problematica. Mi domando se non abbia più senso lasciarlo lì dove sta.

Aeroporto di Bolzano. Qual è il suo futuro?
Altra scommessa, questa, da considerare alla luce della pandemia. L’impatto sui residenti è tutto da valutare, ma c’è. Una cosa è certa: sulla base dei voli previsti mi sembra che l’aeroporto avrà pochissimo impatto sul tema della mobilità in Alto Adige. Stiamo infatti parlando di microflussi turistici: l’aeroporto non è collegato con hub internazionali in grado di dare un approccio competitivo. In più da Bressanone in su è sempre più vicino Innsbruck. L’aeroporto di Bolzano resterà poco interessante per il sistema produttivo, insomma. 

Le recenti elezioni comunali a Merano: Che tipo di cambiamento si è verificato?
La SVP è riuscita a vincere perdendo. Da non meranese mi dispiace che si sia interrotto quell’esperimento, perché anche in ottica provinciale teneva aperta una strada anche per il futuro. 

Era di fatto una Große Koalition con uno spazio importante riservato all’ottica ambientalista… Ora a Merano resta molto interessante il fatto che in consiglio comunale di fatto le principali forze politiche nazionali in pratica oggi non esistano, o quasi. 
Infatti. Le dinamiche sono comunque altre, anche rispetto al Comune di Bolzano e la Provincia. 

Nella gestione della pandemia l’Euregio ha manifestato la sua inconsistenza. Bolzano, Innsbruck e Trento si sono mossi sempre in ordine sparso. 
Non ci potevamo attendere di più da un progetto che di fatto non è molto di più di un cartello messo lungo l’autostrada. Si tratta solo di un branding amministrativo per il Tirolo antico, ma non ha nessun’altra aspirazione, al di là delle tariffe della mobilità e di qualche altra iniziativa di comunicazione. 

Dei giovani invece di solito si parla solo se disturbano la quiete pubblica, a parte qualche riconoscimento pubblico per i meriti sociali o scolastici…
Parlare di movida a Bolzano fa abbastanza ridere. I problemi vanno relativizzati e comunque manca ancora un’università forte. Insomma: un problema giovani non c’è. Il problema è piuttosto quello di riuscire a valorizzarli come risorse, dando loro la possibilità di esprimersi a livello creativo, attraverso spazi di libertà vera e non “ammaestrata” ovvero finanziata. Giusto è che si facciano un’esperienza del mondo più vasta, riuscendo poi magari a riportarli qui dopo le importanti esperienze compiute all’estero. 

SIAMO INNOVATIVI?
Per Luca Barbieri in provincia di Bolzano sono presenti diverse aziende estremamente innovative e che hanno ulteriori potenzialità di crescita, ma non sono ancora sufficientemente conosciute. Non si tratta solo di ditte nel campo dell’artigianato ma più in generale di realtà industriali che sono riuscite a mettere “a terra” conoscenze tecniche legate alla montagna, ma non solo. In Alto Adige è anche presente un bel sistema di start up, anche se forse un po’ troppo sovvenzionato, dove sono attivi giovani davvero molto in gamba con forti legami internazionali e in alcuni casi anche provenienti “da fuori”. Secondo Barbieri nel prossimo futuro occorrerà riuscire a contaminare un po’ di più queste realtà con il nostro sistema sociale, scolastico e politico. Per il giornalista occorrerà spingere sul concetto dell’imprenditorialità, evitando che i giovani si adagino in un’ottica di assistenza, meccanismo che Barbieri definisce “il male assoluto”. I giovani altoatesini sono spesso in gamba, svegli e internazionali, parlano più di tre lingue e devono poter seguire la loro strada con coraggio, senza condizionamenti, insomma.

Luca Barbieri

CHI E’ LUCA BARBIERI
Consulente per la comunicazione di centri di ricerca, pmi innovative e startup, Luca Barbieri è imprenditore e giornalista. Dopo 13 anni in RCS, dove ha collaborato alla nascita e al lancio di Corriere Innovazione, ha co-fondato Blum, società di consulenza che aiuta imprese innovative e centri di ricerca a crescere attraverso comunicazione, media relation ed eventi. In Alto Adige, dove risiede dal 2012, ha fondato Alto Adige Innovazione e conduce, per RAI Alto Adige, la trasmissione Master Up. Investitore e mentor di numerose startup, insegna Linguaggio Giornalistico all’Università di Padova e Comunicazione dell’Innovazione al MOIM, Master in Open Innovation Management dello stesso ateneo. Il suo nuovo libro, in uscita a febbraio, si intitola “Comunicare Innovazione e Impresa” (Ayros editore).

Autore: Luca Sticcotti

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