Vigili armati: scelte diverse in provincia

Attualità | 27/10/2021

È di qualche settimana fa la notizia dell’intenzione da parte della sindaca di Egna, Karin Jost, di dotare gli agenti della polizia municipale di pistole. “Egna è un borgo ancora autentico, lontano dai ritmi caotici della città, in cui le mura degli antichi palazzi e i portici sono lo scenario ideale per degustare un bicchiere di Pinot Nero in tranquillità e fare acquisti all’aria aperta nella zona pedonale.” Così descrive, sul proprio sito, l’ufficio turistico della città Egna, uno dei borghi più belli d’Italia e che conta meno di seimila abitanti. Come si colloca, in questo contesto, la dotazione di pistole ai vigili urbani?
Precisiamo che la dotazione ha bisogno di un suo specifico iter amministrativo e che passa, in primo luogo, dall’approvazione di un regolamento da parte del consiglio comunale. Abbiamo chiesto delucidazioni in merito direttamente alla sindaca.

Karin Jost, a che punto è l’iter per l‘approvazione del regolamento per dotare gli agenti dell’arma?
L’iter non è ancora stato avviato. Abbiamo messo a bilancio i fondi per l’acquisto delle armi, ma non credo riusciremo a concludere l’iter per quest’anno. Una precisazione: la dotazione dell’arma riguarderebbe il servizio notturno, che vogliamo attivare nell’ottica di una polizia sovracomunale, insieme ad altri comuni della Bassa atesina. Ma, come detto, manca ancora il regolamento comunale, inoltre al momento siamo sotto occupati, con solo due vigili rispetto ai quattro previsti. Potremo quindi iniziare con il servizio notturno solo quando saremo al completo.

Quali i fatti e il contesto che l’hanno spinta a voler far dotare gli agenti dell’arma, anche rispetto ad altre possibili dotazioni – ad es taser, pistola spray irritante etc?
L’arma è l’ultimo tassello per la divisa completa, è per l’ autodifesa, dà più sicurezza ai poliziotti. Diversi altri comuni in Bassa atesina e nell’Oltradige ce l’hanno. Inoltre, il servizio notturno prevede esplicitamente l’arma. Ma so già che che ci sarà una discussione in consiglio perché non tutti sono d’accordo.

E gli agenti come la vedono?
So che in passato era stato loro chiesto e sono d’accordo.

Un percorso ancora in via di definizione quello di Egna, insomma. Abbiamo chiesto com’è la situazione nelle città in cui gli agenti l’arma la portano quotidianamente. Sergio Ronchetti, comandante della polizia municipale di Bolzano, ci riporta al quadro normativo, che, con la legge nazionale 65 del 1986 (art.5) prevede esplicitamente che gli “Gli addetti al servizio di polizia municipale ai quali è conferita la qualità di agente di pubblica sicurezza possono, previa deliberazione in tal senso del consiglio comunale, portare, senza licenza, le armi”. Attenzione però perché la qualifica di “agente di pubblica sicurezza” deve avvenire con provvedimento del prefetto.
“In Italia il 90% degli agenti è dotato di arma. Io ho iniziato nell‘83 e già allora c’era l’assegnazione individuale dell’arma in via continuativa. Arma che gli agenti possono portare anche fuori dal servizio, ma solo nel territorio comunale di appartenenza”- precisa Ronchetti. “C’è da dire che l’attività svolta dalla polizia locale abbraccia molti ambiti, siamo sul territorio e lo presidiamo, spesso alle dipendenze della questura. Insomma, l’agente è un poliziotto a tutti gli effetti, ma a differenza della polizia e dei carabinieri ha competenza solo territoriale. Avere l’arma quindi non è un obbligo, ma una opportunità e necessità. Certo, la funzione vuole essere di tipo dissuasivo perché per un malintenzionato stare di fronte a un poliziotto che ha solo la cintura e il fischietto non è la stessa cosa che che avere di fronte un agente armato” continua Ronchetti. E precisa: “In tanti anni non abbiamo mai sparato un colpo. Ma ci confrontiamo quotidianamente con situazioni al limite, il contesto è peggiorato, nelle città e anche nelle piccole realtà.”
Gli agenti di Bolzano sono dotati anche dello spray al peperoncino, che, ci dice Ronchetti, può essere usato per contenere gli eccessi in situazioni difficili.

Non è di avviso molto diverso il collega Roland Pichler, al comando della polizia municipale di Laives. Come Ronchetti anche lui ci riporta, in primo luogo, al contesto normativo che prevede le armi, in particolare nel servizio notturno (Dm 145/1987).

“Anche noi siamo dotati di armi – gli agenti le accettano, è una sicurezza in più per noi. Hanno una funziona di dissuasione: davanti a un agente con la divisa il malvivente non distingue se si tratta di un vigile, di un poliziotto o un carabiniere. Ci chiamano per i furti, per le risse e gli allarmi in banca”.
Certo, per portare l’arma serve un addestramento specifico, che deve continuare regolarmente, occorre sparare almeno 150 colpi all’anno al poligono”. Fortunatamente però “Negli ultimi anni a Laives non è mai stato sparato un colpo e personalmente, in 17 anni di servizio come agente, non mi è mai capitato”.

Che tipo di pistole avete?
Glock 19 di quarta generazione. È un’arma austriaca.

Acquistata però, ci conferma Pichler, in un negozio di Ora. Anche a Laives, gli agenti sono dotati di spray al peperoncino, molto efficace in diverse situazioni, racconta Pichler. Insomma, da questa prima panoramica emerge come, da un lato, l’arma agli agenti di polizia municipale sia parte, a livello normativo, di una loro funzione “allargata”, ben più ampia, semplificando, del vigile che fa la multa.
Dall‘altro, secondo i responsabili interpellati, l’arma avrebbe un’insostituibile funzione dissusasiva e di protezione personale per chi ogni giorno deve confrontarsi con “la strada”. Anche se è una strada altoatesina.
Si tratta di un tema che vogliamo guardare nelle sue diverse sfaccettature e che analizzeremo ancora nei prossimi numeri.

Autrice: Caterina Longo

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