La scrittura terapeutica

QuiIntervista | 21/3/2024

Il cinquantacinquenne Marco Veronese, nato a Bolzano ma residente da sempre nel comune di Bronzolo, da ventisette anni lavora in una grande multinazionale altoatesina, dove si occupa di sicurezza. Però in anni recenti si è dedicato molto anche alla scrittura. In particolare di poesie in versi liberi, come forma terapeutica per se stesso e come messaggio per gli altri.

La cosa di me che mi piace di più. 

L’imprevedibilità.

Il mio principale difetto. 

La fragilità. 

Il mio momento più felice. 

La nascita dei figli. 

Le persone che ammiro. 

I miei genitori.

Un libro da portare sull’isola deserta. 

“Un giorno apparirà”.

Il paese dove vorrei vivere. 

In un paese asiatico.

Non sopporto… 

L’arroganza.

Per un giorno vorrei essere…

Una mosca.

La mia paura maggiore. 

Non riuscire a dare molto ai figli.

Nel mio frigo non manca… 

La carne.

Se fossi un animale sarei. 

Una pantera.

Il mio motto. 

Non mollare mai.

Il capriccio che non mi sono mai tolto. 

Volare.

Il giocattolo che ho amato di più. 

Un peluche.

I miei poeti preferiti. 

Alda Merini, Fabrizio de André.

Il mio pittore preferito. 

Munch.

Il dono di natura che vorrei avere. 

L’invisibilità.

Dico bugie solo… 

Non le dico mai.

Dove mi vedo fra dieci anni. 

Di sicuro in pensione in un’isola.

Il colore che preferisco. 

Azzurro.

L’ultima volta che ho perso la calma. 

La perdo tante volte.

Da bambino sognavo… 

L’amore eterno.

Autore: Daniele Bebber

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