È stata bocciata nei giorni scorsi dal Consiglio comunale di Egna una mozione lanciata dal Gruppo Verde che chiedeva il rifornimento gratuito degli articoli mestruali da parte del Comune. Una tematica che tiene banco da tempo a causa della famosa tassa di lusso del 22% di IVA presente su questi prodotti di necessità per il mondo femminile. Un’indagine dell’Infocafé femminista di Merano ha dimostrato che in media un’alunna su otto in Alto Adige è colpita dalla cosiddetta povertà del periodo, ovvero quella condizione per cui non è possibile accedere ai servizi igienici e ai dispositivi sanitari necessari per una gestione sicura delle mestruazioni, mentre una su sette è già rimasta a casa a causa di essa. Tra le ragazze intervistate, il 91,5% ha dichiarato che troverebbe utile se gli articoli mestruali fossero disponibili gratuitamente nelle scuole. “Anche se per molte persone l’argomento non sembra abbastanza rilevante, l’indagine mostra chiaramente come la povertà del ciclo esiste in Alto Adige”, dice la consigliera comunale Sadbhavana Pfaffstaller.
Tra le motivazioni per cui questo non viene ancora riconosciuto, c’è sicuramente un grande senso di pudore che porta le persone colpite a rimanere in silenzio. “È importante che nella nostra società le donne abbiano la possibilità di accedere ai prodotti mestruali necessari in maniera indipendentemente. Molte altre comunità dell’Alto Adige hanno già fatto il primo passo in questa direzione, Egna no”. Come spiegato in una nota, la sindaca di Egna Karin Jost ha fatto presente come non sia compito del Comune trattare tale tematica. Anche per questo il respingimento della mozione è stato accolto con particolare disappunto. “Colpisce il fatto che quasi tutti sono contrari alla tassa di lusso sui prodotti mestruali, ma allo stesso tempo non vogliono fare alcun sforzo amministrativo per il comune. È un mistero per me, donna adulta, come nell’anno 2021 si possa etichettare fatti biologici come imbarazzanti. Mi chiedo seriamente se rendere le mestruazioni un tabù non sia più vergognoso di una discussione vivace sui vari modi di sostenere le donne”, conclude Pfaffstaller.
Autore: Al.G.
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