Un memorial “senza pretese” per ricordare Walter

Attualità | 30/10/2025

Non serve un trofeo di prestigio per rendere omaggio ad una persona davvero speciale: a volte è sufficiente un “Torneo senza pretese”, come quello organizzato a Salorno per ricordare Walter Martinelli, una persona che è riuscita a lasciare un segno indelebile nei cuori dell’intera comunità.

A sedici anni dalla sua scomparsa, il Salorno calcio si è impegnato alacremente per proporre un evento semplice, ma decisamente pregno di significato. Pensato come Memorial, la definizione “torneo senza pretese” vuole anche significare amicizia e riconoscenza verso l’impegno e l’umanità di un uomo riuscito a unire generazioni e settori diversi del paese, dallo sport alla politica, dal volontariato alla goliardia del carnevale, il tutto con grande umiltà.

“Per parlare di Walter servirebbero giorni interi. Era ovunque – spiega il fratello gemello Edy Martinelli – ed era un associazionista convinto. Quando c’era da portare un sorriso nel Comune di Salorno non mancava mai”. 

Tra le altre cose fu lui a fondare il gruppo dei coscritti del 1949, che ancora oggi continua a riunirsi e a viaggiare per l’Europa.  

Rivolgendo l’attenzione agli aneddoti più curiosi della sua viota, spicca una certa creatività e fantasia, come quella manifestata la volta in cui aveva calato delle salsicce dal campanile della piazza durante la giornata dell’Avis. Oppure quel frangente in cui per accogliere l’anno 2000 portò in piazza l’intera comunità, parroco incluso, per salutare il nuovo millennio in modo decisamente originale.
“Inventivo, coinvolgente, sempre pronto a regalare un sorriso anche nei momenti difficili” è il ricordo quasi unanime emerso nelle parole di chi l’ha conosciuto. 

“Era anche uno che sapeva ascoltare davvero – sottolinea ancora il gemello -. Walter esprimeva il suo pensiero con rispetto, coinvolgendo tutti”. 

I figli, Davide “Spillo” e Andrea “Roccia” Martinelli, ne parlano con emozione e gratitudine: “Ci ha insegnato a non mollare mai, ad aiutare chi è in difficoltà, a sorridere anche quando non è facile”. 

Walter era anche il cuore del carnevale. Per oltre vent’anni ha sfilato con i suoi carretti fatti in casa, ed ad ogni edizione portava un messaggio ironico e mai banale. 

“Sapeva sempre trovare la parola giusta per ognuno. Era molto responsabile, anche più di me, e sempre presente nei momenti importanti”, confessa la moglie Silvana nel ricordarne la grande umanità e l’equilibrio. 

Molti giovani cresciuti attorno a lui lo ricordano come una figura paterna. Tra questi l’attuale capitano del Salorno Fabio Bertoldi e il  presidente della società calcistica Sandro Piffer. 

“Era come un secondo papà – racconta Bertoldi -. Quando mi hanno convocato per la Nazionale Under 18 venne con mio padre a Coverciano. Era sempre lì, con il sorriso. Anche se eri arrabbiato, riusciva a farti stare bene”. 

“Era anche l’autista del pulmino, soprannominato Airton Martinalli per le doti di guida”, sorride Bertoldi. 

“Era il momento giusto per ricordarlo – afferma Piffer, non senza lasciar trapelare l’emozione  spiegando il senso del memorial – All’inizio mancavano le forze, adesso abbiamo un gruppo più ampio e possiamo riproporre ciò che Walter ha creato: un torneo che unisce”.

Anche Andrea Martinelli è nello staff organizzativo del torneo. Per molti è come avere di nuovo Walter tra loro. “Papà era dinamico, esplosivo. Amava creare per la comunità e stare con la gente. L’idea è continuare ciò che ha iniziato”. 

Ivan Cortella, ex vicesindaco di Salorno, amico e compagno di tante avventure, conserva bei ricordi nel dire che era una fucina di idee: “Una volta mi portò una gru per un gioco – dice -. Ricordo quando mi chiamava di mattina o di sera per propormi idee per i giochi del torneo senza pretese”. 

Insomma, dentro un mondo in cui con la stessa fretta con cui si muove spesso si dimentica, Walter Martinelli sembra continuare a vivere nei gesti di chi l’ha conosciuto. “Walter non è solo un ricordo – conclude Bertoldi -. È sempre qui nel nostro modo di fare e questo torneo, semplice ma sentito, ne è la dimostrazione”.

Autore: Daniele Bebber

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