Un’area verde dedicata a benessere, salute e valorizzazione del territorio: è con questi presupposti che nei giorni scorsi è stato ufficialmente inaugurato il Parco Kneipp a Salorno in zona “Raif”, dove un tempo sorgevano le segherie.
Seguendo il metodo di Sebastian Kneipp, pioniere dell’idroterapia, che trovò nelle cure naturali una risposta ai suoi problemi di salute, nella nuova zona dedicata a questa terapia sono state allestite vasche d’acqua per il trattamento del corpo. Il progetto esiste grazie all’impegno congiunto del Comune, dello studio della coordinatrice della specializzazione della scuola di giardinaggio del Centro di Sperimentazione di Laimburg, Helga Salchegger, con alcuni suoi studenti, e da Rolando Schaffler, che con la collaborazione degli studenti della Scuola Professionale Einaudi ha effettuato i primi rilievi dell’area.
Nel corso dell’inaugurazione è stata sottolineata l’importanza dei cinque elementi della filosofia di Kneipp, ovvero acqua, movimento, alimentazione, equilibrio interiore ed erbe officinali. Il sindaco di Salorno Roland Lazzeri ha lanciato un appello agli abitanti del vicinato a prendersi cura, in futuro, di un piccolo orto di erbe aromatiche per completare l’esperienza sensoriale e curativa del parco. Il Comune ha garantito che fornirà le piante, ma servirà l’impegno collettivo per mantenerle. “Questo è un luogo dove corpo e spirito possono trovare armonia – la chiosa del primo cittadino -. Un invito a vivere la natura, a rispettarla e proteggerla. Speriamo che molti possano trascorrere qui momenti sereni e rigeneranti”.
Il parco sorge in una zona significativa per la comunità: la cosiddetta “Raif”, termine dialettale derivante probabilmente dal latino “riva”, che indicava gli spiazzi lungo i fiumi, un tempo utilizzati per l’ammasso dei tronchi. Questi luoghi, oggi quasi scomparsi, conservano ancora il nome che ne racconta la storia. A Salorno la “Raif” è situata accanto al Rio Molini, corso d’acqua che in passato alimentava una storica segheria, motore economico della zona. Ritratta in una foto del 1920 e pubblicata su uno dei pannelli informativi nel parco, è un esempio delle cosiddette “segherie veneziane”, così chiamate perché ispirate a quelle della Serenissima. Qui si lavorava il legname proveniente dai boschi in quota.
Autore: Daniele Bebber